Paradiso dei surfisti ma anche un angolo che custodisce tante specie endemiche della flora. Capo Mannu è una perla del mare del Sinis, che lo studioso e poeta oristanese Peppetto Pau di pinese in quest'ode: "Portatemi un giorno sulla collina del Sinis davanti al Mediterraneo e mettetemi sotto la nuca una conchiglia verde..perché la voce del mare mi canti ancora all'orecchio. Ch'io dorma là, fra i lentischi, cisti e asfodeli, col suono delle onde sull'arenaria sotto l'ala dei falchi e il volo ampio e molle dei gabbiani ch'io dorma sulla petraia del Sinis". Capo Mannu sorge al centro del Mediterraneo ma sembra di stare in mezzo all'oceano. La marina di San Vero Milis vanta, nei trenta chilometri di costa, questo paradiso dei surfisti. Qui arrivano atleti da tutta Europa: dopo che fanno tappa la prima volta si innamorano di questo angolo di costa della Sardegna e tornano ogni volta che possono per sfidare le onde. Il bollettino meteo è sempre sott'occhio e da aprile a ottobre i surfisti sono pronti a cavalcare il mare di Capo Mannu. Proprio qui è nata la prima scuola in Italia per volare sulle onde e il primo surf camp di tutto il Mediterraneo, Is Benas Surf Club, a Putzu Idu. Ma il vento attira anche gli amanti del wind e del kite che qui sono di casa. Una passeggiata fino ad affacciarsi sulle falesie, dove svettano le due torri spagnole e il faro quadrato della Marina costruito nel 1960. È sempre attivo ma disabitato: malconcio, tetti crollati, per ora non si vede un futuro diverso, magari turistico.

La zona di Capo Mannu è un'oasi per i botanici: su quelle sabbie portate dal mare e composte da resti di vertebrati (e nelle zone umide vicine) vivono quattrocento specie vegetali, alcune uniche al mondo. Si cammina fra tappeti di rosmarini in fiore, ginepri, lentischi, tutti prostrati per sottrarsi alla furia dei venti. Da aprile in poi è una festa di fioriture con endemismi di rara bellezza, come l'eliantemo testa di micio o la polygala sinisica, tra le cinquanta specie del Mediterraneo a maggior rischio di estinzione. Gialli, rosa, viola, bianchi, azzurri. È un paradiso anche per chi vuole ammirare da 51 metri d'altezza un pezzo di Sardegna. A nord, lo sguardo spazia verso S'Archittu, Santa Caterina di Pittinuri, le falesie di basalto con la cascata di Capo Nieddu che si tuffa in mare, Punta Foghe, Porto Alabe, Bosa, capo Marrargiu. A sud si apre la penisola del Sinis, il mondo attorno ai Giganti di Mont'e Prama: i campi di grano, le scogliere gialle di Su Tingiosu, le spiagge di quarzo, Turr'e Seu, capo San Marco. Un bel pezzo della costa occidentale sarda. Di fronte c'è l'isola chiamata Maldiventre per una storpiatura nella trascrizione dal sardo Malu entu, ventu pericoloso: e non è una leggenda, tant'è vero che quando il vento soffia consistente le imbarcazioni non rischiano e non si avventurano per raggiungere la bellissima isola. Circondata da un mare smeraldo, è proprietà dell'inglese Rex Miller.

Da oltre trent'anni queste borgate marine sono il rifugio estivo dello scrittore Stefano Benni: qui ha tanti amici fra i pescatori e i residenti delle località sul mare, dove trae ispirazione per i suoi libri. In particolare, per alcuni dei personaggi del "Bar dello sport". Ogni estate lo scrittore non manca all'appuntamento per concedersi un periodo lontano dalle spiagge blasonate di altre zone della Sardegna. Nel 2007, sempre qui in zona, era stato girato il film Le ragioni dell'aragosta, diretto da Sabina Guzzanti e interpretato da un cast corale che vede, oltre alla stessa Guzzanti, anche Pier Francesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Antonello Fassari e Stefano Masciarelli. Gianni Usai è un personaggio che rappresenta questo mare. Emigrato dalla Sardegna a Torino ha lavorato alla Fiat Mirafiori: operaio, poeta sindacalista. Poi il richiamo della sua terra lo ha portato a Su Pallosu, dove ha lavorato alla costituzione della cooperativa pescatori. Ha collaborato con l'istituto di biologia marina dell'Università di Cagliari. Nella sua molteplice esperienza anche la partecipazione al film Le ragioni dell'aragosta, di Sabina Guzzanti. È del 2014 "Operaio in mare aperto", col giornalista Loris Campetti: una conversazioni su lotta, uguaglianza e libertà. Intreccio della vicenda individuale con quella collettiva di una generazione, quella del Sessantotto.
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