Ambientato tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, il fumetto “Ashita no Joe” è stato nel dopoguerra uno dei manga più apprezzati in Giappone e nel resto del Mondo. Tradotto in decine di lingue, la storia segue le vicende di Joe Yabuki, un giovane pugile rimasto orfano dopo la Seconda Guerra Mondiale, che cerca di sopravvivere nei quartieri più difficili e periferici di una Tokyo devastata dal conflitto.

Il fumetto viene pubblicato tra il ’68 e il ’73 da Kōdansha, riscuotendo subito un enorme successo perché cattura in sé l’atmosfera ed i conflitti sociali di quegli anni. C’è da dire, infatti, che un gran numero di manga dell’epoca erano ambientati in orfanotrofi o vedevano come protagonisti bambini o giovani rimasti senza i genitori, anche perché il Giappone uscì dilaniato dalla guerra, con oltre 2 milioni e 600 mila morti. A causa delle evacuazioni dei bambini dalle grandi città nipponiche e per l’alto numero dei decessi dovuti ai bombardamenti americani, so conta che dopo la resa si contassero nel Paese 123.511 minorenni negli orfanotrofi. Questi bimbi, noti come sensō koji (orfani di guerra), spesso vivevano in condizioni difficili, molti di loro trovandosi a vivere per strada o in rifugi di fortuna.

Uno di loro è, per l’appunto, il protagonista di "Ashita no Joe", il manga scritto da Asao Takamori (pseudonimo di Ikki Kajiwara) impreziosito dai disegni inarrivabili del maestro Tetsuya Chiba e uscito per cinque anni in venti tankōbon. Dopo aver girato per vari orfanotrofi statali, sempre cacciato via per il suo temperamento tormentato e la sua predisposizione a fare a pugni anche con i più grandi, Joe Yabuki inizia a vagare senza meta fino a incontrare Danbei Tange, un ex campione di boxe ormai lontano da anni dai ring e ormai alcolizzato. Vedendolo fare a botte con alcuni balordi, Tange vede del talento nel giovane Joe e decide di trasformarlo in un vero pugile.

La storia di Rocky Joe, trasmesso in Italia su Rete 4 a partire dall’aprile 1982 nella serie completa di 79 episodi, affronta i temi del sacrificio e della ricerco del senso della vita, esplorando le fragilità e le insicurezze dei vari protagonisti, quasi tutti anti-eroi. Con uno stile realistico e dettagliato, disegni di un’intensità e una brutalità che descrivono perfettamente come, per alcuni, il pugilato possa essere la metafora delle difficoltà della vita, il manga mostra scene di combattimento particolarmente cruente e negli anni è stato riproposto con varie censure. Solo ultimamente, approdato nelle piattaforme in streaming a pagamento, Rocky Joe è tornato alla tv in versione integrale e senza divieti.

Tra i fumetti sportivi più premiati di sempre, l’opera del maestro Tetsuya Chiba (nato l'11 gennaio 1939 a Tokyo), ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare giapponese e internazionale, tanto che sulla scia di Rocky Joe uscirono almeno una trentina di manga e anime incentrati sulla boxe e sul riscatto dei bambini orfani della Seconda Guerra Mondiale. Chiba ha trascorso gran parte della sua infanzia e adolescenza in Manciuria, durante il periodo in cui era una colonia giapponese. Suo padre lavorava in una fabbrica di carta, e la famiglia tornò in Giappone dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Già da studente liceale iniziò a disegnare strisce manga e debuttò nel 1958 sulla rivista Shōjo Book con "Butōkai no Shōjo". Per il suo capolavoro, Ashita no Joe, il cui finale è stato amato ma contestato da milioni di fan, ha ricevuto numerosi premi tra i quali il Kodansha Children's Manga Award e il Shogakukan Manga Award. Nel 2024, è stato premiato con l'Ordine della Cultura del Giappone, diventando il primo mangaka a ricevere questo prestigioso riconoscimento.

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