“La tomba di Nefertari è concepita per rappresentare lo spirito della regina mentre fa lo stesso percorso di rigenerazione che il dio solare Ra compie ogni notte morendo al tramonto per sorgere nuovamente al mattino”. Sono le prime righe del testo didascalico che illustra la ricostruzione della tomba della regina in una sala del Museo Egizio di Torino, dove di recente è stato allestito un intero ambiente per rendere ancora più chiara ai visitatori l’originalità di quella antica sepoltura. Tutto l’insieme restituisce in modo accattivante l’atmosfera dell’epoca.

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“L’impostazione architettonica e decorativa è simile a quella delle tombe di alcuni faraoni nella Valle dei Re. La discesa di Nefertari nell’oltretomba culmina nella camera funeraria dove incontra Osiride, signore dei morti. Da qui la regina, trasformata in uno spirito immortale, risale nuovamente verso l’ingresso per sorgere insieme al sole e per prendere parte alla rinascita di un nuovo giorno. In un’armonica convergenza di architettura, immagini e testi funerari dipinti, tratti dal Libro dei morti, la tomba concretizza il principio di trasformazione continua al centro del pensiero religioso e funerario egizio”. Una visione che oggi i visitatori riescono ad apprezzare grazie alla ricerca di studiosi ed esperti, i rilievi planimetrici e il modellino della tomba, realizzati poco dopo la scoperta del ‘900 e la più recente e accattivante esplorazione digitale proiettata in sala.

Il pregiato corredo di Nefertari, seconda sposa reale di Ramesse II, è di nuovo a Torino, dopo le tappe a Leiden, San Pietroburgo, Washington, Kansas City. Accade in un momento particolare per il museo di via Accademia delle Scienze, il centenario. Parliamo di quel corredo che nel novembre 2016 approdò al Rjiksmuseum van Oudeheden di Leiden nella prima mostra itinerante all’estero del nuovo Museo Egizio e che per otto anni girò diverse parti del mondo, rendendo in questo modo la regina ambasciatrice della cultura materiale dell’Antico Egitto. Un prezioso regalo non solo per i torinesi ma anche per i numerosi visitatori che quotidianamente frequentano le sale e scoprono le meraviglie di questo mondo antico e misterioso.

A 120 anni dalla scoperta della tomba di Nefertari nella Valle delle Regine, avvenuta nel 1904 grazie a Ernesto Schiaparelli, allora direttore del Museo Egizio, il corredo è esposto nelle vetrine di inizio Novecento volute proprio dall’egittologo Schiaparelli. Il riallestimento degli oggetti si lega a un apparato di testi e a un video-racconto, con disegni e foto di archivio per restituire il contesto dei reperti provenienti dalla Valle delle Regine. Il corredo viene proposto in un nuovo suggestivo allestimento a cura di Enrico Ferraris e Cinzia Soddu. Trovano spazio nell’esposizione i frammenti del monumentale coperchio del sarcofago e altri oggetti che, secondo gli antichi culti funerari, accompagnarono la regina nel suo viaggio oltre la vita terrena. Tra questi oggetti un pomello con il cartiglio del Faraone Ay, una statuetta di Ibis, una quarantina di statuette multiformi in legno dipinte, un amuleto in pasta di vetro raffigurante il dio Osiride.

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“Un amuleto in forma di pilastro djed aveva una collocazione ben specifica nella sepoltura, stando al rapporto di scavo di Schiaparelli. I cosiddetti "quattro protettori della tomba" sono mattoni di argilla cruda collocati nei quattro punti cardinali della camera funeraria, all’interno di nicchie. Su ogni mattone è incisa la formula 151 del Libro dei Morti ed è inserito un amuleto specifico protettivo. In questo caso, il pilastro djed doveva essere collocato sulla parete ovest per respingere i nemici di Osiride”. Ci sono anche un paio di sandali di taglia 39, compatibile con l’altezza della regina stimata, dalla ricostruzione antropometrica dei resti, in circa 165 centimetri. Ma ad accompagnare il pubblico simbolicamente nelle sale della tomba di Nefertari è, in particolare, il prezioso modellino storico che Ernesto Schiaparelli commissionò all’assistente Francesco Ballerini e che ricostruisce l’intera architettura della tomba. Il tutto restituisce ai visitatori un effetto suggestivo che riporta immediatamente all’atmosfera magica dell’epoca.



 

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