Il male oscuro si allarga: colpiti anche i boschi della Barbagia
In agonia anche la foresta di Santa Maria di Sadali, paese dell’acqua. Gli esperti del tavolo regionale: «Il cambiamento climatico favorisce gli agenti patogeni»I primi sintomi si erano visti nel Sarrabus e nel Gerrei. Poi su, verso l’Ogliastra e la Gallura. Qualche punto anche nel Supramonte. Adesso il male oscuro che sta rendendo giallo-marroni i boschi della Sardegna si sposta sempre più all’interno della Sardegna.
Le immagini arrivano dalla foresta di Santa Maria a Sadali, Barbagia di Seulo. Per le sue sorgenti lo chiamano il paese dell’acqua e a poca distanza da questi boschi malati c’è il grande lago del Flumendosa, bacino che meno di altri sta soffrendo per la crisi idrica che sta attanagliando la Sardegna. Eppure anche qui il verde storico sta scomparendo per lasciare spazio alla “siccagna”, il male di questa estate 2024.
«Vedere intere porzioni di bosco che muoiono provoca una sofferenza atroce», dice l’ex sindaca del paese e già parlamentare, Romina Mura.
Le cause del fenomeno?
Hanno provato a spiegarle i rappresentanti del Tavolo tecnico fitosanitario regionale, con una missiva inviata all'Unione Sarda.
Di seguito il testo.
Le formazioni forestali della Sardegna sono attualmente interessate da due distinti fenomeni: il disseccamento fogliare delle formazioni boschive prevalentemente nel settore orientale dell’Isola ed il deperimento della quercia da sughero (Quercus suber). Entrambi questi fenomeni, sebbene si manifestino con sintomi e cause differenti, rappresentano una minaccia per gli ecosistemi forestali sardi e, pertanto, implicano un approccio interdisciplinare.
Il fenomeno del disseccamento e dell’imbrunimento delle chiome, osservato nelle leccete e nelle formazioni a macchia mediterranea della Sardegna orientale, sembra essere strettamente legato al deficit idrico prolungato causato dalla diminuzione delle precipitazioni negli ultimi anni. In particolare, l'estate del 2024 ha segnato un punto critico con un bilancio idrico fortemente negativo. Tuttavia, per comprendere pienamente l’estensione e l’intensità del problema, sarà necessario monitorare le risposte vegetative dopo le piogge autunnali e valutare la presenza di eventuali fattori concomitanti, tra cui organismi nocivi e parassiti opportunisti.
Il fenomeno del deperimento della quercia da sughero, un problema noto da decenni, continua a destare preoccupazione a livello internazionale. Studi iniziati negli anni '80 documentano un declino progressivo delle sugherete in diverse regioni del Mediterraneo, Sardegna inclusa. Questo fenomeno è spesso il risultato di una combinazione di fattori abiotici, come le condizioni stazionali e gestionali, la siccità prolungata, l’alterazione del regime pluviometrico e l’aumento delle ondate di calore, insieme a fattori biotici, tra cui attacchi di insetti e infezioni da agenti patogeni.
Il deperimento della quercia da sughero si manifesta attraverso una vasta gamma di sintomi, che variano in base ai fattori abiotici e biotici coinvolti, rendendo difficile una diagnosi precisa senza un'analisi più approfondita. I sintomi del deperimento si manifestano in due principali modalità: un deperimento cronico, caratterizzato da sintomi che persistono per anni, ed una forma acuta o morte repentina, contrassegnata dal disseccamento improvviso della pianta.
Gli insetti fitofagi, come i lepidotteri ed i coleotteri, contribuiscono al deperimento danneggiando direttamente i tessuti vegetali e veicolando patogeni. Questi insetti possono aggravare la condizione delle piante, già indebolite da condizioni ambientali sfavorevoli e altri fattori di stress di natura biotica. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che gli agenti abiotici, in particolare la siccità e le alte temperature, giocano un ruolo cruciale nel predisporre le querce agli attacchi biotici, creando un circolo vizioso che porta al progressivo deperimento delle sugherete.
Tra gli agenti patogeni, un ruolo sempre più rilevante nel deperimento della quercia da sughero è svolto da alcune specie del genere Phytophthora. Tali microrganismi, nonostante la somiglianza morfologica, non sono dei veri e propri funghi, ma appartengono alla classe degli Oomiceti, noti per la loro abilità di attaccare l’apparato radicale delle piante. Le infezioni di questi patogeni causano lesioni necrotiche sulle radici e la perdita del capillizio radicale, riducendo drasticamente la capacità delle piante di assorbire acqua e nutrienti, e rendendole meno tolleranti agli stress idrici.
Al tempo stesso, intense ondate di calore e prolungati periodi di siccità (come quelli che stiamo vivendo in questi ultimi anni) rendono le piante più suscettibili all’attacco dei parassiti, quali diversi funghi appartenenti alla famiglia Botryosphaeriaceae, tra cui Diplodia corticola, agente di cancri e necrosi sul tronco e sulle branche delle piante, che sta assumendo un ruolo sempre più significativo. Infine, le piante in avanzato stato di deperimento sono suscettibili agli attacchi del patogeno opportunista Biscogniauxia mediterranea, agente causale del cancro carbonioso, malattia che interessa il tronco e i rami.
Alla luce di questi fenomeni, diventa fondamentale istituire e potenziare una rete di monitoraggio permanente nelle aree forestali della Sardegna, mediante una stretta collaborazione tra istituzioni regionali ed enti di ricerca. Tali collaborazioni, ad oggi, hanno portato a progressi significativi nella comprensione dei fenomeni fitopatologici ed entomologici che affliggono le foreste sarde, consentendo l'implementazione di azioni gestionali mirate. La creazione di tavoli di coordinamento regionali, come il Tavolo tecnico fitosanitario forestale, e la redazione del Piano sughericolo nazionale nel 2023, che dedica particolare attenzione agli aspetti fitosanitari ed alla resilienza delle sugherete, sono esempi concreti di come la Sardegna stia affrontando le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla diffusione di infezioni e infestazioni, che vanno oltre i confini locali, assumendo una rilevanza di interesse globale.
Queste iniziative, supportate anche da progetti comunitari che promuovono la ricerca e lo scambio di buone pratiche nella gestione dei boschi mediterranei, sono essenziali per rafforzare la protezione delle foreste sarde e preservare la loro biodiversità. Solo attraverso un impegno concertato, fondato sulla ricerca e sulla gestione responsabile dei boschi, sarà possibile garantire la conservazione del patrimonio naturale inestimabile per le generazioni future.
(Unioneonlne/E.Fr.)