Silì è ancora sotto choc. Due rose bianche davanti al portone della casa di via Martiri del Risorgimento dove ieri pomeriggio Chiara Carta è stata uccisa dalla mamma Monica Vinci, 52 anni, che poi ha tentato il suicidio lanciandosi dalla finestra. E mentre la famiglia del padre Piero Carta, vigile urbano di Oristano, è chiusa in un dolore soffocante, vanno avanti le indagini.

Secondo i primi riscontri del medico legale la tredicenne sarebbe stata ferita con più di venti coltellate (inferte con un taglierino) nell’addome, poi sarebbe stata strangolata con un cavetto del caricabatterie del cellulare.

Le rose bianche davanti alla casa un cui è stata uccisa Chiara Carta
Le rose bianche davanti alla casa un cui è stata uccisa Chiara Carta
Le rose bianche davanti alla casa un cui è stata uccisa Chiara Carta

Dalla prima ricostruzione degli agenti della Squadra mobile, guidati dal vice questore aggiunto Samuele Cabizzosu, sembrerebbe che Chiara abbia cercato di difendersi, come confermano le ferite nelle mani e il disordine nel bagno dove sembra esserci stata una colluttazione (tutto il resto della casa è invece in perfetto ordine) e dove poi il padre ha trovato la figlia senza vita. Si attendono intanto gli esiti dell’autopsia, che il medico legale Roberto Demontis eseguirà martedì al Policlinico di Monserrato.

La donna, 52 anni, è sempre ricoverata in Psichiatria all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, nel volo di cinque metri quando ha tentato di togliersi la vita, ha riportato un trauma cranico e la frattura del bacino (non è in pericolo di vita).

Al momento non è in stato di fermo (si attende la decisione del giudice per la richiesta del pm Valerio Bagattini che sta coordinando le indagini). La casa intanto è sotto sequestro. 

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