Dodici anni di carcere per Martin Aru, dieci per il padre Massimiliano: sono le richieste di condanna avanzate dal pm Guido Pani nel processo in abbreviato per l'omicidio volontario di Sandro Picci, ucciso il 9 ottobre 2016 a Is Mirrionis con un colpo di pistola esploso dall'arma impugnata dal 25enne Martin.

Il magistrato inquirente ha escluso la legittima difesa, ma ha preso in considerazione la giovane età dell'imputato, la sua esistenza complicata, l'essersi costituito subito dopo il delitto, il comportamento processuale.

Al genitore ha concesso le attenuanti escludendo la recidiva.

L'avvocato di parte civile Marco Lisu ha chiesto un milione di euro di provvisionale per i parenti della vittima, poi l'avvocato difensore Francesco Marongiu ha sostenuto che il suo assistito quella mattina era stato provocato, picchiato e minacciato di morte.

Era stato attraversato da "uno stato di rabbia e paura" e aveva reagito esplodendo "un solo colpo, sbagliando soggetto".

Nella ricostruzione investigativa quel giorno Martin Aru aveva battibeccato con Mario Macis per un post su Facebook e da lui era stato picchiato quando era andato a regolare i conti.

Così il giovane era tornato a casa "impaurito", anche per aver sentito il rivale dire "andiamo da Sandro a prendere il ferro" e "ora te lo ammazziamo davanti ai tuoi occhi", rivolto alla fidanzata. Nell'abitazione il ragazzo aveva prelevato un'arma e col padre era tornato in via Pertusola 4.

Lì aveva visto Picci e Andrea Macis. Quest'ultimo a suo dire aveva portato la mano alla cintola, come a voler prelevare una pistola, così lui aveva estratto la sua e sparato.

Poi era fuggito prima di costituirsi. Il 28 giugno nuova udienza.

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