L'insularità sostenibile, di Fausto Martino

27 luglio 2021 alle 20:30aggiornato il 28 luglio 2021 alle 15:26

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Così dice l’articolo 9 della Costituzione, magnifico e imperativo che riconosce al patrimonio culturale prevalente valore costituzionale. Norma che ha svolto egregiamente il compito che gli avevano affidato i Costituenti. Grazie ad essa sono state respinte tante leggi regionali dal sapore eversivo e si sono scongiurati gravissimi danni al paesaggio, anche in Sardegna, con i mega impianti di energia alternativa, incentivati dall’allora Ministero dell’Ambiente.  

Oggi, dopo le deleghe sull’energia e forte di nuovi poteri, il Ministero ha un nuovo nome dall’acronimo rassicurante: MiTe, Ministero della Transizione ecologica. Come in “1984” – incubo distopico di Orwell, dove il Ministero della pace si occupa della guerra e quello dell’amore attua le repressioni - nel bipensiero del governo Draghi, il nuovo Ministero, che dovrebbe tutelare l’ambiente, ne promuove la devastazione in nome della transizione ecologica. Il 9 giugno scorso, il Senato ha inoltre approvato, in prima lettura, l’ammiccante disegno di legge che aggiunge, al testo dell’art. 9, questo periodo: “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Innocuo? Positivo? Ce n’era bisogno? Certamente no. Negli anni ’70 e ‘80, la Corte costituzionale, si era già espressa a favore di un’interpretazione estensiva del termine “paesaggio”, permettendo di qualificare l’ambiente come “valore costituzionale”. E dopotutto la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” fa già parte del dettato costituzionale, essendo indicata, dall’art. 117 secondo comma, come materia su cui lo Stato ha competenza legislativa esclusiva. A cosa serve allora la modifica costituzionale? Per Tomaso Montanari e per molti - anche per me - inserire l’ambiente e lo “sviluppo sostenibile” tra i principi fondamentali della Carta, significa mettere la tutela dell’ambiente alla pari con quella del paesaggio e del patrimonio storico artistico. Un cavallo di Troia nell’art. 9 per superare gli ostacoli sollevati da quanti, in primis soprintendenze e associazioni ambientaliste, sono determinati a tutelare il patrimonio culturale frenando la cosiddetta transizione ecologica e gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, loro corollario. Cattivi pensieri? Non proprio. Se si legge il Ddl 31 maggio 2021, n. 77 sulla Governance del PNRR, ci si rende conto di quanta attenzione abbia posto il Governo nel disinnescare le soprintendenze che, già annichilite dalle riforme del Mibact/MIC avviate da Matteo Renzi, erano riuscite a limitare i danni dei mega impianti. Saranno messe in condizioni di non nuocere anche dalla valanga di disposizioni del decreto-legge: termini ridotti, pareri resi non vincolanti, impossibilità di avvalersi della norma che consente alle amministrazioni dissenzienti di ricorrere alla Presidenza del Consiglio. Davvero – come dice Franceschini - la “Soprintendenza speciale” tutelerà meglio il patrimonio culturale su cui rischiano di abbattersi molti interventi del PNRR? Non è così. Per la tutela del patrimonio le Soprintendenze ordinarie vantano una conoscenza del territorio e contano sulla Direzione generale che le coordina. La nuova Super-Soprintendenza nasce con lo scopo di eludere il Codice dei beni culturali e del paesaggio senza violarlo apertamente, trasformando gli obbligatori pareri tecnico-amministrativi in capo alle Soprintendenze nei pareri, di natura politica, della Super-soprintendenza. Che dire poi dell’articolo che, per una serie di interventi, attribuisce ai commissari il potere di derogare “ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale” per consentire il rispetto del cronoprogramma delle opere? C’è tutto quel che occorre per distruggere il paesaggio! I signori del sole e del vento che da sempre hanno la Sardegna nel mirino l’avranno vinta? E la Sardegna, da sempre spogliata dei propri beni, dovrà soccombere anche stavolta, perdendo, in nome della transizione ecologica, il suo bene più prezioso?

Fausto Martino 

(Già Soprintendente alle belle arti di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna)