Il sequestro di Gianni Murgia, possidente di Dolianova rapito il 20 ottobre 1990 nelle campagne del paese e liberato l'11 gennaio 1991 ad Austis, nel Nuorese, nulla ha a che vedere con la strage di Sinnai compiuta l'8 gennaio sotto le antenne di Serpeddì.

E' quanto sostenuto dallo stesso ostaggio, oggi 71 anni, secondo il quale i due avvenimenti sono del tutto slegati: "Secondo me quella strage non ha a che vedere con la mia vicenda".

Della sua disavventura si è ricominciato a parlare in questi giorni per via dei nuovi approfondimenti in corso sul triplice omicidio: la Procura generale di Cagliari sta valutando la possibilità che quei delitti (i titolari dell'ovile Cuile is Coccus e un loro aiutante, uccisi a fucilate per contrasti con allevatori confinanti: sta scontando l'ergastolo il pastore Beniamino Zuncheddu di Burcei) siano stati originati dal passaggio in quella zona dei banditi che qualche ora prima avevano prelevato Murgia, che proprio lì sarebbe stato consegnato al gruppo di custodia.

I titolari dello stazzo (Giuseppe e Gesuino Fadda, padre e figlio) avrebbero visto tutto e per questo sarebbero stati eliminati.

Ma l'ex sequestrato è scettico. "Il pentito Francesco Cardia ha raccontato della staffetta e parlato della Statale 131: dalle montagne di Sinnai non sono passati". La verità sulla strage a suo dire "la conoscono gli inquirenti". Ma nulla avrebbe a che vedere col suo rapimento.

Andrea Manunza
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