Ventinove anni di silenzio e dolore dopo la strage che, la notte dell'8 gennaio 1991, le ha portato via il padre e il fratello e nella quale è stato ucciso anche il servo pastore dell'azienda. Maria Fadda, 59 anni, ha tenuto dentro sé il ricordo di quelle giornate terrificanti per una figlia. Nel frattempo è arrivata la sentenza definitiva, che ha condannato all'ergastolo il pastore Beniamino Zuncheddu, 56 anni, in carcere dal febbraio '91 ma sempre professatosi innocente.

Ora però una nuova indagine, avviata dalla Procura generale di Cagliari, prende in considerazione che l'eccidio sia legato al sequestro di Gianni Murgia, prelevato a Dolianova nell'ottobre 1990 e tornato in libertà l'11 gennaio 1991: i Fadda potrebbero aver visto lo scambio dell'ostaggio tra il gruppo di prelievo e i custodi.

Tesi tuttavia ritenuta inverosimile da Maria Fadda, che ha deciso di intervenire "perché ogni volta che si parla di questa storia per noi è una coltellata nella ferita" e perché "stare in silenzio non può essere considerata una colpa".

Maria Fadda (di spalle) e l’avvocato Francesca Spanu (foto Manunza)
Maria Fadda (di spalle) e l’avvocato Francesca Spanu (foto Manunza)
Maria Fadda (di spalle) e l’avvocato Francesca Spanu (foto Manunza)

Per la donna, che spiega di parlare "a titolo personale", la sentenza è una sola "ed è stata pronunciata dai giudici, non da noi". Il colpevole è Zuncheddu, lo ha stabilito una sentenza definitiva. Era stato lui a sparare col fucile calibro 12 nell'ovile Cuile is Coccus, dove i Fadda lavoravano. La famiglia di Sinnai aveva problemi con chi frequentava il confinante ovile Masone Scusa, "compreso Beniamino Zuncheddu". Collegamenti col rapimento? "Assolutamente no, Murgia non era passato da lì" sostiene Maria Fadda: "Il processo ha accertato i fatti: così hanno deciso i giudici, non noi. Noi e Luigi Pinna", il sopravvissuto all'eccidio il cui riconoscimento sarà decisivo per la condanna di Zuncheddu, "siamo le vittime. Non abbiamo chiesto il risarcimento, non ci siamo costituiti parte civile. Però ci lasci in pace. A noi nessuno renderà nulla. Non ci si rende conto, è facile vedere le cose dall'esterno. Chi sta davvero male siamo noi. Non altri".

Andrea Manunza
© Riproduzione riservata