Un imprenditore su dieci in Italia è straniero: al vertice della classifica ci sono i rumeni
I primi in graduatoria sono particolarmente attivi nel settore dell’edilizia, in particolare delle ristrutturazioni di case e locali commerciali. Cinesi secondi, poi gli albanesi. Producono reddito e pagano le tasse qui da noiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dicono, i “puristi” italiani, che «questi qui» vengono qui a rubarci il lavoro. In quella mancanza di soggetto si nascondono gli immigrati, oggetti di fabbrica del consenso per una parte politica e pure per l’altra, con posizioni diametralmente opposte. Intanto, la realtà di tutti giorni dice che si continua a non trovare molte figure professionali di bassissima, bassa e media categoria, perché sono lavori faticosi, “sporchi” nel senso di non salubri e malpagati, che gli italiani non vogliono più svolgere.
C’è chi li ha contati, gli immigrati che vivono in Italia. Non tutti, però, almeno non questa volta: in questa occasione entrano nel conteggio solo quelli che hanno un’azienda, dunque sono da considerare imprenditori. Conta e riconta, alla fine scopriamo che nel Belpaese un imprenditore su dieci è nato in un territorio straniero: sono in tutto 78.696 nel territorio nazionale, pari al 10,6 per cento del totale. Intanto, i dati delle anagrafi sono in profonda trasformazione: mentre gli imprenditori italiani “doc”, diciamo per dire, sono calati del 5,7 per cento, gli immigrati sono ormai al boom: aumentati del 24,4 per cento nei dieci anni tra il 2014 e il 2024. E spesso danno lavoro a dipendenti italiani, a proposito del fatto che sono qui «per rubarci il lavoro», invece in un numero sempre crescente di casi ce lo offrono e ci pagano gli stipendi. Nelle loro aziende aperte e attive in Italia.
Ma chi lo dice, tutto questo? Lo certifica la Fondazione veneta Leone Moressa, nata nel 2002, che appunto si occupa di studi e ricerche sull’economia dell’immigrazione. E i dati sono a prova di bomba: sono quelli certificati da Stockview-Infocamere (quest’ultimo è l’organismo cui fanno capo tutte le Camere di commercio italiane, pubbliche), forniti dalla Camera di Venezia e Rovigo.
Dicono i ricercatori della Fondazione Moressa che «l’imprenditoria immigrata è generalmente la prosecuzione di un percorso di integrazione e testimonia la volontà che molti immigrati hanno di radicarsi sul territorio». Però resta il fatto, tengono a precisare, «che persiste una scarsa cooperazione tra gli imprenditori immigrati e il resto del sistema produttivo nazionale».
Considerando i dati della Sardegna, gli imprenditori immigrati sono 11.637, cioè il 6,1 per cento. La maggior parte in provincia di Cagliari (4.976, pari al 42,8 per cento), mentre il secondo posto va al Sassarese (4.206 imprese, 36,1 per cento), poi il Nuorese (1.853 imprese, 15,9 per cento) e l’Oristanese (602, è il 5,2 per cento).
Scontata l’etnia degli imprenditori stranieri? A dire il vero, lo sono quelli al secondo posto della classifica: i cinesi. E in testa, allora, chi c’è? Sorpresa: tra gli imprenditori immigrati nel nostro Paese, il primo posto nel 2024 è occupato dai rumeni con i loro 79.463 imprenditori titolari di aziende sul suolo italiano, con un’impennata del 30,5 per cento in dieci anni. Poco di meno (79.079) le aziende cinesi nate e cresciute in tutto il Paese, aumentate del 26,4 per cento nello stesso periodo. La percentuale di Romania e Cina sul totale delle imprese straniere è la stessa: 10,1.
C’è ancora un gradino del podio di cui occuparsi, ed è il terzo: in questa posizione nella graduatoria c’è l’Albania, i cui “figli” possiedono in Italia 65.547 imprese (8,3 per cento) che fanno capo a non italiani. L’incremento tra 2014 e 2024 è stato del 67,9 per cento. Seguono, dal quarto posto in giù, Marocco, Bangladesh, Svizzera , Germania ed Egitto (quest’ultimo ha portato al 43 per cento in più in dieci anni il numero di imprenditori che vivono e lavorano qui da noi. Per la nazione africana, ottavo posto nella classifica generale. Nel frattempo accelera repentinamente il Pakistan, non in classifica con 27.252 imprenditori attivi sul suolo italiano e un incremento che in dieci anni è stato misurato nel 94,3 per cento. In fondo alla graduatoria delle prime venti nazionalità degli imprenditori stranieri che hanno un’azienda in Italia, ci sono quelli argentini: 8.899, pari all’1,1 per cento, diminuiti negli ultimi dieci anni del 6,2 per cento.
Alla luce di questi dati, siamo ancora e davvero sicuri che gli immigrati vengano in Italia per «rubarci il lavoro»?