Il teatro come fulcro della vita culturale e sociale della comunità: con l'inaugurazione del TsE di Is Mirrionis a Cagliari, uno “spazio ritrovato” nella periferia metropolitana, ha preso il via il progetto “Teatro Senza Quartiere/ per un quartiere senza teatro”. Un nuovo palcoscenico per artisti e compagnie e un punto di riferimento per gli abitanti del rione ai piedi del colle di San Michele: il TsE rappresenta un luogo d'incontro dove è possibile assistere a spettacoli e concerti, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri, performances e reading teatral-musicali, partecipare a laboratori, dibattiti e convegni.

Il progetto nasce da un'idea di “restituzione” e condivisione dei saperi: «Sono nato e cresciuto a Is Mirrionis – spiega l'attore e regista Stefano Ledda, fondatore del Teatro del Segno – conoscendo la realtà del quartiere per l'esserci cresciuto, mi rendo conto che ancora adesso tante sono le sue zone d'ombra, ma so anche che sono tante le luci, e molte le potenzialità. Aprire un teatro, e tenerlo aperto, in attività tutti i giorni dell'anno è un modo per creare un'alternativa, per proporre al quartiere e ai suoi abitanti e in particolare ai ragazzi un altro modo di incontrarsi, di condividere esperienze e emozioni. E, pensando ai ragazzi, significa fare qualcosa di concreto per cercare di incuriosirli al palcoscenico e magari allontanarli da situazioni e frequentazioni pericolose, come quelle hanno purtroppo segnato anche tragicamente l'esistenza di molti dei miei coetanei. Mostrare un'alternativa, un altro modo di percepirsi e pensare il proprio futuro, contando sui loro talenti e sulla loro creatività».

Una carriera iniziata nei primi anni Novanta, dall'esperienza con il Teatro Actores Alidos alla creazione della compagnia Teatro del Sale, dagli incontri con artisti come Yves Le Breton, Gilles Coullet, Else Maria Lauckvic, Carlo Quartucci, Marco Gagliardo e César Brie, Stefano Ledda ha scelto di ripartire dai luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza. «Le mie radici sono in questo quartiere, la mia famiglia ha sempre vissuto qui. Fin da subito, dopo aver deciso che il mestiere della mia vita sarebbe stato il teatro, è stato naturale per me pensare di farlo anche nel mio quartiere. Poi qualche anno fa la voglia di aprire un teatro a Is Mirrionis».

Fondamentale la scelta di un punto strategico per il nuovo “presidio culturale”: dopo alcuni tentativi di individuare una sede – per esempio nell'ex Circoscrizione di via Montevecchio, ora trasformata in biblioteca – si è creata una preziosa sinergia con la Parrocchia di Sant'Eusebio e don Ferdinando Caschili, a cui l'attore e regista ha proposto il progetto che da anni cercava di concretizzare. E così Teatro Senza Quartiere/ per un quartiere senza teatro ha preso forma grazie all'accordo tra il Teatro del Segno e le istituzioni ecclesiali, inizialmente per il quinquennio 2017-2022, ora prorogato fino al 2026, che affida alla compagnia la dismessa sala del cineteatro parrocchiale, dove nei decenni precedenti si erano svolte di tanto in tanto attività artistiche e culturali, legate all'oratorio. Per questo il TsE conserva nel nome la memoria dello storico Teatro Sant'Eusebio, inserito nel complesso architettonico della chiesa e dell'annesso oratorio tra campi sportivi, una piccola biblioteca e spazi per iniziative di solidarietà.

La sala del Teatro sociale (foto concessa)
La sala del Teatro sociale (foto concessa)
La sala del Teatro sociale (foto concessa)

«La chiesa è sempre stata promotrice di cultura, poiché è uno strumento di crescita umana ed anche spirituale – ricorda don Ferdinando Caschili - quando un'attività propone spunti di riflessione ed educa al bello e al buono è sempre anche una crescita spirituale della persona. La missione della Chiesa non cambia: annunciare che Gesù Cristo è la ragione dell'esistenza dell'uomo e dell'intero cosmo. Alle soglie del terzo millennio, nella moderna civiltà consumistica “La Chiesa è attenta a tutte le situazioni di difficoltà e disagio umano e sociale; oggi, in maggiore misura ci confrontiamo, con le accresciute criticità dovute alla pandemia».

I mille volti del quartiere di Is Mirrionis rispecchiano la storia del rione, dalle prime forme di urbanizzazione di un'area ancora agro-pastorale ai margini della città, nel secondo dopoguerra, con l'occupazione delle “casermette” e i primi esempi di edilizia privata, favorita dal costo relativamente basso dei terreni, poi la realizzazione delle case popolari e il sorgere degli edifici di culto, ove si riunivano le numerose comunità di fedeli. Un ruolo importante è stato svolto dalle associazioni, con varie forme di assistenza verso le fasce più deboli della popolazione e sicuramente significativa è l'esperienza della Scuola Popolare di Is Mirrionis, ispirata al modello educativo di don Milani e della “sua” Barbiana, sorta nel 1971 con l'obiettivo di fornire un'istruzione ai lavoratori e offrire momenti di discussione e analisi.

L'ingresso del Teatro sociale di Is Mirrionis (foto concessa)
L'ingresso del Teatro sociale di Is Mirrionis (foto concessa)
L'ingresso del Teatro sociale di Is Mirrionis (foto concessa)

Il futuro è ancora tutto da scrivere, tra le mille incertezze derivanti dalla pandemia: la crisi riguarda anche il mondo dello spettacolo e le sue ricadute economiche e sociali. Fino alla “sospensione” per il lockdown, il Tse ha ospitato eventi e rassegne, anche grazie a feconde sinergie e collaborazioni con artisti e associazioni, dal Cedac con “Il Terzo Occhio” al Teatro Impossibile e il Teatro Tages, dall'Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt” diretta da Raimondo Mameli alla crew di Ekri & Royal Ismi. «Quattro anni dopo l'inaugurazione della prima stagione di “Teatro Senza Quartiere” nell'aprile 2017, le attività che nel corso degli anni hanno visto crescere l'affluenza del pubblico sono per il momento ferme o quasi – racconta Stefano Ledda - il dialogo con gli spettatori si è interrotto, a parte alcuni eventi in streaming per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne e nell'ambito del progetto “Senza Fiato” con Pierpaolo Baingiu».

Intanto sono ancora sospesi lo spettacolo “GAP/ Gioco d'Azzardo Patologico” e il progetto “Rovinarsi è un gioco” e il tour di “Sconfiggere i Ladri di Speranze, ovvero la Nonna che mangiò il lupo”, tra le iniziative di “Imparisi” per contrastare il fenomeno delle truffe ai danni degli anziani. «La “ripartenza” non sarà facile - ammette Ledda - dovremo ricominciare forse facendo un passo indietro, per ricostituire quell'abitudine e quella confidenza, ma non vediamo l'ora di poter finalmente rincontrare gli spettatori a teatro».

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