«Bisogna saper accettare questa retrocessione». Con pacatezza, senza particolari giri di parole, il presidente Maurizio Stirpe ha commentato la retrocessione in Serie B della sua creatura, il Frosinone, portato passo dopo passo, dalla Serie C e dai derby laziali con il Latina a quelli di Serie A con Roma e Lazio: «Quella con l’Udinese era la partita più importante della nostra storia, purtroppo non siamo stati bravi a capitalizzare le occasioni che ci sono capitate. E, come spesso accade, se non sei bravo a capitalizzare poi vieni punito. Il calcio è questo, ne conosciamo gioie e delusioni: questa è una serata molto amara, che però va accettata». Il Frosinone è la terza squadra, dopo Sassuolo e Salernitana, a retrocedere tra i cadetti.

Il personaggio. Non è un presidente qualsiasi, Maurizio Stirpe. Ex vicepresidente di Confindustria, è l’erede di una famiglia che, con la componentistica per le auto, ha dato e dà lavoro nell’area della Ciociaria e non solo. L’azienda che guida, oltre che in Italia, ha stabilimenti in Polonia, Germania, Slovacchia e Brasile. Il Frosinone è il suo “giocattolo”, plasmato dal nulla e dotato di uno stadio all’avanguardia, simile alla Domus del Cagliari, ma interamente coperto. Per tre volte i Leoni sono riusciti nell’impresa di conquistare la promozione in Serie A e domenica, nella sfida con i friulani, per la prima volta sono arrivati a giocarsi al tavolo della storia una salvezza che, per il calcio italiano, sarebbe stata un’impresa.

«Ci metto la faccia». Lo aveva detto in tempi non sospetti, il 9 luglio, il giorno della presentazione di Eusebio Di Francesco, tra l’altro ex allenatore di Sassuolo, Roma, Cagliari e Verona: «Se dovessimo salvarci il merito sarà tutto di altri, in caso contrario mi prenderò io le responsabilità». Lo ha ribadito a distanza di 10 mesi, in rapida successione alle tv e in conferenza stampa. Era successo già nel post-gara di Frosinone-Foggia del giugno di 6 anni fa. Quella volta la coda della stagione fu diversa. «E anche oggi ci metto la faccia».

I tifosi. Intervistato a caldo, Stirpe ha dichiarato: «Dagli spalti, i tifosi hanno cantato ai calciatori, alcuni dei quali piangevamo in campo, così come il tecnico Eusebio Di Francesco, "andate a lavorare": non è ingeneroso?
Mi dispiace per i ragazzi, avrebbero meritato maggior fortuna. Però ai nostri supporter non posso dire niente, sono sempre i “proprietari” del club: come sono belli i momenti in cui dispensano complimenti, è anche giusto saper accettare le critiche. Se siamo dei professionisti dobbiamo esserlo fino alla fine».

Gli episodi. Il presidente del Frosinone ha sottolineato che «purtroppo nel calcio bisogna sapere accettare certe cose. Siamo arrivati a un soffio dalla salvezza, con un pizzico in più di capacità nel saper gestire certi episodi durante il campionato probabilmente non saremmo arrivati a questa corrida finale ma il calcio è questo». Stirpe ha reso onore all’avversario: «L'Udinese ha meritato di vincere, ma a noi in questo campionato è capitato tante volte di pareggiare o perdere con squadre con cui avremmo dovuto vincere. Certamente abbiamo dei limiti e bisogna ripartire da quelli, la Serie A è un campionato molto difficile con squadre di grandi tradizioni», ha chiosato: «bisogna prendere esempio strutturarci, se ci riproveremo». Ma di sicuro ci riproverà: non solo a tornare in Serie A, ma anche a restarci.

© Riproduzione riservata