Tonara ha il suo Giardino dei Giusti con una pianta d’ulivo, omaggio alla straordinaria figura di padre Michele Todde, il francescano che ad Assisi, durante l’occupazione nazifascista, riesce a mettere in salvo centinaia di ebrei dalle persecuzioni razziali. A Gerusalemme, nel Giardino dei Giusti di Yad Vashem, c’è ancora, invece, uno spazio vuoto. Porre lì il nome del frate originario di Tonara è un traguardo a cui la sua comunità tiene molto. «Vogliamo che questa figura venga ricordata nel tempo alle nuove generazioni per i suoi insegnamenti anche attraverso un simbolo, perché la vita di padre Todde travalica la sua esistenza temporale», spiega Costantino Floris, in prima linea a Tonara in tante iniziative che puntano a far conoscere e valorizzare l’impegno forte e discreto di questo sacerdote poliglotta, uomo di cultura sempre legato alla Sardegna, appassionato di arte e poesia in limba, ma soprattutto testimone di carità evangelica vissuta con un’intensità eroica e una dedizione suprema.

Lui, morto a 90 anni nel 1972, ha visto da vicino gli orrori delle due guerre mondiali. Di fronte alle persecuzioni razziali contro gli ebrei non ha esitato a fare ogni cosa possibile come santuarista nel convento francescano di Assisi. Il frate che accoglieva i pellegrini e i disperati riusciva a nascondere nei cavedi della basilica dietro l’altare dove celebrava la messa o in vari monasteri gli ebrei in fuga dalle persecuzioni nazifasciste e a garantire una via di salvezza. Non era solo. Faceva parte di una rete clandestina ben organizzata, animata dall’allora vescovo di Assisi, la stessa in cui operava Gino Bartali, campione di ciclismo, coraggio e altruismo in sella alla sua bicicletta.

Padre Michele Todde
Padre Michele Todde

Padre Michele Todde

«Padre Michele Todde era molto schivo e riservato, non ha mai raccontato nulla ai parenti, neppure i riconoscimenti che ha ricevuto come quello della comunità israelitica di Trieste, negli anni Cinquanta: è stata la prima onorificenza ufficiale», spiega Floris, impegnato in una ricerca storica assieme a Gianfranco Tore e a Maurizio Pretta che confluirà in un libro. Se il frate non raccontava, i documenti che vengono recuperati per la pubblicazione dicono tanto del super lavoro portato avanti nel silenzio. «Con la riservatezza del sardo barbaricino e montanaro è riuscito a nascondere e a portare alla salvezza centinaia di persone, soprattutto ebrei triestini», sottolinea Floris. Anche gli alunni della scuola media di Tonara, guidati dagli insegnanti Tonina Lonzu e Luca Nonnis, sono impegnati in un’intensa attività di studio raccontata in una lettera, spedita a novembre allo Yad Vashem e già arrivata a Gerusalemme, con l’istanza di riconoscimento di Giusto tra le nazioni per il frate francescano. La firmano i due docenti e la dirigente Daniela Sau: «Michele Todde ha saputo conformare i propri giudizi e comportamenti a criteri di equità, di imparzialità oltreché a una sicura coscienza morale, operata nella sua vita attraverso una condotta irreprensibile, spontaneamente riconosciuta dalle innumerevoli e riscontrabili testimonianze».

In padre Todde l’attenzione verso le persone in difficoltà viene da lontano. Ad appena 13 anni si ritrova senza i genitori, morti prematuramente. Viene adottato dallo zio sacerdote, don Pietro Carboni, parroco di Desulo. Frequenta il collegio francescano di Oristano, poi i frati conventuali di Santa Maria di Betlem a Sassari. Viene ordinato nel 1908. Finisce in Brasile, sebbene per poco tempo. Poi l’approdo ad Assisi, ma nel 1915 la prima guerra mondiale stravolge la sua vita. È cappellano militare tra i fanti della Brigata Sassari, 151 esimo Reggimento. Li conforta come può: compra i francobolli per spedire le lettere alle famiglie in Sardegna, spesso le scrive lui stesso, organizza gare poetiche, destina ai soldati il suo compenso di cappellano. Dopo la disfatta di Caporetto viene fatto prigioniero dai tedeschi e deportato nei campi di Schwarmstedt e Cellelager, poi è internato in un convento francescano del sud della Germania. Torna in Italia nel 1919, un anno dopo la fine del conflitto. Il vescovo di Tempio, Giovanni Maria Sanna, francescano come lui, gli affida una missione speciale a Santa Teresa di Gallura, al tempo dilaniata da pesanti divisioni. Il suo lavoro di pacificazione della comunità va avanti per sei anni. «Era una persona inclusiva, entrava nelle case di tutti», ricorda Costantino Floris.

Poi l’approdo definitivo ad Assisi. Ha il tempo di accogliere i pellegrini e di curare i suoi vasti interessi: dalla linguistica alla cultura cristiana, dalla musica alle tradizioni della Sardegna. Ma deve fare i conti di nuovo con la guerra, pur senza stare al fronte. La promulgazione delle leggi razziali nel 1938 è una svolta fondamentale anche nella vita del frate di Tonara, che è persona sensibile e sempre disposta al dialogo. Fa amicizia con ebrei originari di Padova, Fiume, Zagabria e Trieste. Uno di loro, in particolare, Primo Cohen, gli strappa la promessa d’aiuto e protezione qualora la situazione si complichi. Padre Todde è di parola. Assisi nel 1943 è dichiarata città ospedaliera e vi trova rifugio una moltitudine di sfollati.

Dopo l’8 settembre l’opera in soccorso verso gli ebrei diventa urgente sebbene rischiosa. Padre Todde è pronto ad ascoltare tutti i bisognosi come pure i turisti che si riversano nella basilica. Perciò l’arrivo degli ebrei non desta sospetti: sono in mezzo ai tanti che chiedono assistenza. In realtà, lui è il primo anello di una catena solidale guidata dal vescovo Giuseppe Placido Nicolini e allargata al guardino del convento di San Damiano, ai monasteri delle Clarisse e ad altre figure insospettabili, come Gino Bartali. La protezione contempla anche la fornitura di documenti falsi stampati in tipografia: viaggiano sulla canna della bicicletta di Bartali. Assisi riesce così a mettere in salvo circa 300 ebrei. Nel decennale della Liberazione padre Todde riceve un attestato di eterna riconoscenza dagli ebrei triestini, assieme alla medaglia d’oro. Nel 2011 Assisi, medaglia d’oro al valor civile, apre il museo della Memoria. La figura di padre Todde mano a mano esce dal silenzio che lui stesso vuole fino alla fine.

L'angolo del Giardino dei Giusti dedicato a padre Michele Todde
L'angolo del Giardino dei Giusti dedicato a padre Michele Todde
L'angolo del Giardino dei Giusti dedicato a padre Michele Todde

La sua comunità, anche in vista della Giornata della memoria, è pronta a ricordarlo con un nuovo appuntamento il 19 gennaio. «Tonara può aiutare a riscoprire l’umano nell’uomo esportando quell’umanità che la contraddistingue», dice il parroco don Michel Luisi. L’omaggio è corale. Coinvolge la parrocchia, il Comune, le diocesi di Oristano e Assisi, il museo della Memoria di Assisi, la Pro Loco e la scuola. «Tutti i bambini a Tonara sanno chi è padre Todde», sottolinea Tonina Lonzu che è anche la referente locale del Giardino dei Giusti, inaugurato un anno fa.

Il 19 gennaio l’auditorium dell’istituto industriale e la chiesa di san Gabriele Arcangelo ospiteranno una tavola rotonda con il vescovo di Oristano Roberto Carboni, Costantino Floris, Gianfranco Tore, Aldo Accardo, padre Salvatore Morittu e Marina Rosati, direttrice del museo della Memoria di Assisi. Previsto anche lo spettacolo teatrale “Memoriosi”. Per il 26 gennaio la Facoltà teologica della Sardegna, a Cagliari, organizza un altro incontro sulla figura del frate apostolo della pace.

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