La notizia è più o meno recente, risale a qualche mese fa e dice così: “Doppia fila, la Procura di Roma contesta il reato di interruzione pubblico servizio”. Dopo le multe recapitate agli automobilisti indisciplinati che bloccano le corse di bus e mezzi di soccorso, della raccolta dei rifiuti, che comunque prestano servizi alla comunità, interviene la magistratura a mettere un ulteriore carico nella speranza, forse, di porre un freno a un malcostume diffuso oltre il consentito.

Magistratura ingolfata

Iniziativa opportuna e dovuta ma che, pensiamo, non darà i frutti sperati. Gli uffici giudiziari di tutta Italia sono ingolfati di loro con migliaia, a volte decine di migliaia, di fascicoli che riguardano i più disparati comportamenti umani: dall’ingiuria all’insulto, dalle liti alle lesioni, dal proprietario di un appartamento che stende i panni proprio sopra il balcone del vicino al titolare di un bar che sistema all’aperto due sedie in più del dovuto. E si potrebbe andare avanti a lungo. Così il timore, che si potrebbe definire certezza, è che la relazione di servizio sull’utilitaria piazzata in doppia fila in una strada dove a malapena passano due veicoli contemporaneamente difficilmente diventerebbe notizia di rilievo assoluto. Inserita in un fascicolo di indagine, finirebbe nel 90 per cento dei casi (a esser ottimisti) sul fondo della pila di ciascuna scrivania dei singoli sostituti procuratori, a reggere il peso di una pila dalla rilevante altezza. A Roma poi, dove lavora una delle Procure più importanti e grandi d’Italia e i problemi del traffico sono ben noti ai residenti.

Un veicolo posteggiato spudoratamente dove non si può (archivio)
Un veicolo posteggiato spudoratamente dove non si può (archivio)
Un veicolo posteggiato spudoratamente dove non si può (archivio)

In Sardegna

Esempio che al momento non risulta comunque esser stato seguito a Cagliari, dove tuttavia questo malcostume darebbe ben da lavorare a forze dell’ordine e pubblici ministeri. Forse anche troppo, tanto da costringere polizia locale, polizia e carabinieri (quando è il caso) a fermarsi tanto spesso da dover trascurare altri interventi certo più importanti. Non banalità e lamentele scontate, ma realtà vissuta in prima persona da chiunque giri per le strade del capoluogo sardo in qualunque strada. Certificata, se mai vi fosse bisogno, dalla recente statistica pubblicata dall’Unione Sarda sulle contravvenzioni elevate dai vigili nella prima metà dell’anno: 31mila 223, circa 5mila e duecento al mese, 173,4 al giorno. Verbali che riguardano la violazione dei limiti di velocità, l’assenza della patente, la revisione scaduta e, soprattutto, la sosta irregolare. Malcostume cristallizzato in oltre due terzi delle violazioni.

Del resto ovunque lampeggiano le quattro frecce (quando il conducente ritiene di dover essere un minimo cortese) a segnalare la momentanea assenza del proprietario, spostatosi per una commissione inderogabile e dunque costretto a lasciare il veicolo in piena curva, in doppia fila, sul marciapiede, sugli spazi destinati ai disabili, davanti a un passo carrabile, sulle strisce pedonali, finanche sulla corsia dei bus o sulle piste ciclabili. E che dire di chi parcheggia dove capita e, come niente fosse, restringe gli spazi tanto da rendere difficile il passaggio per un veicolo normale e impedirlo a un mezzo più grosso come un camion, un furgone, un autobus?

Un veicolo sanzionato dalla Municipale (archivio)
Un veicolo sanzionato dalla Municipale (archivio)
Un veicolo sanzionato dalla Municipale (archivio)

No problem

Il problema non si pone, o meglio: non se lo pone il diretto interessato. Sin quando non trova sul parabrezza un documento sgradito quale il verbale compilato dai vigili o riceve a casa una letterina contenente una identica comunicazione spiacevole. Ed è costretto a sborsare denaro, a volte tanto. Per dire: più volte è capitato in città che auto in sosta vietata abbiano bloccato la circolazione dei mezzi del Ctm, in alcuni casi (anni fa) costretti a cambiare percorso: proprio un’interruzione di pubblico servizio che aveva spinto l’azienda a chiedere i danni e gli agenti della Municipale a elevare una contravvenzione di diverse decine di euro per la sosta vietata più altre decine in caso di rimozione forzata. Nel 2014 in un caso simile l’azienda dei trasporti per uno stop di mezz’ora di un bus chiese tra i 400 e i 500 euro. Un dato, certamente da aggiornare: nel 2012 per sanzioni legate al codice della strada il Comune aveva incassato 11 milioni e 600mila euro, il doppio rispetto al 2010.

Una macchina in sosta sulla pista ciclabile (archivio)
Una macchina in sosta sulla pista ciclabile (archivio)
Una macchina in sosta sulla pista ciclabile (archivio)

Soldi, soldi, soldi

Ecco: toccare il portafoglio forse è il deterrente più efficace. Certo più che essere messi sotto indagine per un reato probabilmente di poco rilievo rispetto ad altri più gravi, cui si rivolgono meno attenzioni anche perché i pm sono pochi. Di conseguenza prima di arrivare a un eventuale processo il reato sarebbe già bellamente prescritto. I soldi no, quelli spariscono subito. A Cagliari ci sarebbe da sbizzarrirsi per annotare tutte le infrazioni giornaliere, e l’amministrazione cittadina se volesse diventare più rigida oggi incasserebbe ben più che nel 2012. Ci sono due però: il primo è la tolleranza, giusta, del Comune, che non può azzerare del tutto le violazioni e trasformare la città in un presidio controllato 24 ore su 24 in cui ogni violazione sia sanzionata duramente; il secondo è che comunque, anche volendo, sarebbe impossibile farlo perché i vigili urbani sono pochi e la maleducazione degli automobilisti troppa. Divario impari, l’esercito dei maleducati è una falange compatta invincibile. Che tra l’altro è composta da singole persone le quali sono sempre pronte a criticare le altre quando impediscono il passaggio (o svoltano senza mettere la freccia, procedono lentamente, parlano al telefonino mentre sono al volante e così via), ma non si pongono il problema quando sono loro a mettere in pratica certi comportamenti.

Quindi: la partita è persa in partenza.

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