Una delle tante situazioni che il Covid ci ha insegnato a guardare con estrema attenzione riguarda la situazione degli ospedali. In particolare, un parametro che spesso è stato utilizzato per monitorare la situazione dei casi di coronavirus è stato il numero di posti letto occupati sia nei reparti di medicina in generale e sia nelle terapie intensive. E questo a livello locale, nazionale ed europeo. E diciamo subito che la Sardegna non è messa proprio benissimo, così come in generale tutta l’Italia. La crisi sanitaria ha infatti fin da subito posto i governi a doversi confrontare con le capacità dei rispettivi sistemi. Avere a disposizione un numero alto di posti letto ha fatto la differenza in alcuni Stati, specialmente nelle fasi di maggiore emergenza. In generale in Europa nel 2018 c’erano 537,84 posti letto disponibili ogni 100mila abitanti; un dato in calo rispetto al 2010, quando i posti letto disponibili erano 574 ogni 100mila abitanti.

Da questa premessa la Fondazione Openpolis ha realizzato una interessante indagine proprio su questo tema. «Nel 2018 su 27 paesi membri, 13 hanno valori superiori alla media europea (537,84 posti letto ogni 100mila abitanti). Tra questi la Germania con più di 800 posti, seguita da Bulgaria (756,91), Austria (727,16) e Ungheria (701,29) – sottolineano gli esperti della Fondazione – Al contrario, tra le ultime posizioni della classifica ci sono Svezia (213,79 posti ogni 100mila abitante), Danimarca (242,97), Regno Unito (249,56) e Spagna (297,15). In generale, i paesi scandinavi sono anche quelli che negli ultimi otto anni hanno tagliato il maggior numero di posti letto. La riduzione più drastica è quella della Finlandia (-224,2 posti ogni 100mila abitanti dal 2010 al 2018), seguita da Danimarca (-106,82) e Paesi Bassi (-103,50)». E l’Italia? In questo quadro si trova tra gli ultimi in classifica con 314,05 posti letto per 100mila abitanti. Nel 2018 in tutta la nazione c’erano appena 189mila posti letto totali disponibili.

Dalla situazione italiana a quella regionale. In particolare sarda. «In Italia dall'inizio della pandemia, la questione dei posti letto negli ospedali ha riportato al centro del dibattito disparità già note a livello regionale. Ma com'era la situazione prima della crisi sanitaria? Dai dati 2018 quella che emerge è una spaccatura. Da un lato le regioni del nord e del centro, che registrano mediamente un numero maggiore di posti. Dall'altro il mezzogiorno che, fatta qualche eccezione, presenta una disponibilità ridotta», puntualizza la Fondazione Openpolis. Quindi se la media nazionale, come abbiamo visto, era di 314,05 letti ospedalieri disponibili ogni 100mila abitanti, la provincia autonoma di Bolzano disponeva di 388,32 posti letto liberi, il dato più alto tra quelli delle regioni. Seguono Emilia-Romagna e Valle d'Aosta, rispettivamente con 369,99 e 353,36 letti per 100mila abitanti. In fondo alla classifica invece Calabria (274,42), Campania (256,47) e Sicilia (245,81). E la Sardegna? Ne aveva 309,21, quindi al di sotto comunque della media italiana. E fa riflettere che se si prende lo stesso dato in anni precedenti si evince come ci fossero più posti letto nell’Isola e che poi sono stati tagliati con il trascorrere dei mesi. Nel 2015 ne aveva 314,02 ogni 100mila abitanti; 311, 72 nel 2016 per arrivare appunto ai 309,21. Al contrario la Calabria risulta essere la regione ad aver aumentato maggiormente il numero di posti letto degli ospedali, dal 2015 al 2018 (+35,53 ogni 100mila abitanti). Sono altre 5 le regioni a registrare un incremento: Bolzano (+19,07), l'Emilia-Romagna (+2,54), la Sicilia (+3,28), il Lazio (+0,56) e l'Umbria (+0,15).

«Infine, tra le regioni che hanno tagliato maggiormente in questo senso rientrano Molise (-68,92), Marche (-20,09) e Veneto (-18,15). Da questi dati si deduce un'importanza non marginale della disponibilità di avere dei posti letto negli ospedali, soprattutto in casi unici ed emergenziali», concludono gli esperti di Openpolis.

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