Sotto la pelle aspra della Sardegna, scolpite nella roccia e nella memoria millenaria dell’Isola, le Domus de Janas – letteralmente “case delle fate” – sussurrano storie di antichi riti, credenze e civiltà scomparse.

Oggi, quei sussurri si sono trasformati in voce universale: il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Parigi nella sua 47ª sessione, ha ufficialmente riconosciuto queste tombe ipogee come Patrimonio dell’Umanità.

È il 61º sito italiano a entrare nella prestigiosa lista Unesco, un riconoscimento che non premia soltanto la bellezza arcaica delle “domus”, ma l’intero immaginario collettivo di un popolo che, cinquemila anni fa, costruiva templi per l’aldilà scolpendoli nella pietra viva.

Le Domus de Janas non sono semplici tombe: sono racconti in negativo, scolpiti dentro la terra. Sono labirinti di significati, con decorazioni simboliche, nicchie rituali e architetture planimetriche che riflettono un’intera cosmologia. Testimoniano l’intimo rapporto tra i vivi e i morti, tra i villaggi neolitici e i loro defunti, in un’epoca in cui la morte non era una fine, ma un passaggio.

Sparsi tra le campagne, spesso nascoste alla vista, questi antichissimi sepolcri – oltre 2500 in tutta l’Isola – diventano ora un faro per la cultura mondiale.

Il sito seriale riconosciuto dall’Unesco comprende diverse necropoli, in particolare nella Sardegna centro-settentrionale, e copre un arco temporale che va dal V al III millennio a.C., fino a lambire la civiltà nuragica.

La candidatura, fortemente voluta dall’associazione CeSIM Sardegna e dalla Rete dei Comuni delle Domus de Janas, con Alghero come Comune capofila, è stata sostenuta dalla Regione Sardegna e curata dal Ministero della Cultura in collaborazione con l’Ufficio Unesco, le Soprintendenze, la direzione regionale dei Musei e il Ministero degli Esteri.

«L’ingresso delle Domus de Janas nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco rappresenta un riconoscimento di straordinaria importanza per la Sardegna e per l’intera Italia – commenta la presidente della Regione Alessandra Todde –. È un traguardo storico che rafforza il senso di appartenenza delle nostre comunità e apre nuove opportunità di crescita: dallo sviluppo di un turismo culturale sostenibile alla creazione di occupazione, fino alla valorizzazione dei territori più interni e delle giovani energie locali. Con la loro diffusione capillare e la ricchezza simbolica di molti siti decorati – prosegue la presidente Todde – le domus de janas testimoniano un’identità culturale profonda, oggi finalmente riconosciuta a livello internazionale».

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Il concetto lo ribadisce l’assessora ai beni culturali, Ilaria Portas: «Siamo molto soddisfatti perché l’inserimento delle domus de janas nelle liste del Patrimonio Mondiale Unesco è il tassello conclusivo di un percorso che ha finalmente dato alla storia antica della Sardegna l’importanza che merita». 

I siti archeologici e naturalistici inseriti nel progetto approvato dall’UNESCO sono:

1. Necropoli di Anghelu Ruju (Comune di Alghero)

2. Necropoli di Puttu Codinu (Comune di Villanova Monteleone)

3. Necropoli di Monte Siseri / S’Incantu (Comune di Putifigari)

4. Necropoli di Mesu e Montes (Comune di Ossi)

5. Necropoli di Su Crucifissu Mannu (Comune di Porto Torres)

6. Domus de janas dell’Orto del Beneficio Parrocchiale (Comune di Sennori)

7. Domus de janas della Roccia dell’Elefante (Comune di Castelsardo)

8. Parco dei Petroglifi (Comune di Cheremule)

9. Necropoli di Sant’Andrea Priu (Comune di Bonorva)

10. Necropoli di Sa Pala Larga (Comune di Bonorva)

11. Necropoli di Los Forrighesos (Comune di Anela)

12. Necropoli di Ispiluncas (Comune di Sedilo)

13. Necropoli di Mandras / Mrandas (Comune di Ardauli)

14. Necropoli di Brodu (Comune di Oniferi)

15. Necropoli di Istevene (Comune di Mamoiada)

16. Parco Archeologico di Pranu Mutteddu (Comune di Goni)

17. Necropoli di Montessu (Comune di Villaperuccio)

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