L’estate rovente e infinita del 2022 rischia di essere soltanto l’antipasto di quello che si vivrà nei prossimi anni. Le temperature record registrate in Italia, ma soprattutto nel resto d’Europa (coi 40 gradi shock di Londra), diventeranno praticamente normali nel futuro di questo secolo. Tra giugno e agosto nella Penisola, e anche in Sardegna, si è registrata la temperatura media più alta di sempre: lo studio diffuso dall’istituto Isac-Cnr di Bologna ha certificato a luglio 2,26 gradi in più rispetto al periodo tra il 1991 e il 2020, dove erano peraltro già concentrate le estati più calde di tutti i tempi (a partire da quella del 2003). La temperatura di agosto è stata leggermente inferiore rispetto a quel tetto, ma sempre al di sopra dei dati registrati storicamente nel periodo. Senza dimenticare che anche nell’estate del 2021 erano già emersi dati record legati alle temperature estive.

SEMPRE PIU’ CALDO

Insomma, si va sempre più verso una radicalizzazione del clima, con ondate di calore frequenti e destinate a diventare addirittura strutturali negli anni a venire. Secondo il Climate Crisis Advisory  Group entro il 2100 durante l’estate ci sarà una media di 4 gradi in più rispetto ai tempi preindustriali: un dato inquietante che conferma una volta di più quanto l’attività dell’uomo abbia sconvolto l’ecosistema e gli equilibri termici del mondo. Lo studio del centro internazionale di ricerca indipendente evidenzia poi che i già problematici accordi di Parigi sull’emissione dei gas e sul contenimento del riscaldamento globale non riusciranno a fermare la corsa verso l’alto delle temperature e la normalizzazione delle estati bollenti. Di più: l’indagine dell’Accademia cinese delle Scienze fa rilevare che la frequenza delle ondate di calore potrà crescere addirittura del 30 per cento nei prossimi anni, a causa dei cosiddetti “gas serra” puntualmente prodotti dalle attività umane. “Servono subito misure appropriate”, commenta Chunzai Wang, uno dei coordinatori della ricerca di Pechino, “altrimenti le probabilità che si verifichino nuove ondate di calore estremo aumenteranno inesorabilmente. Si rischiano ulteriori, pesanti effetti sull’equilibrio ecologico e sullo sviluppo sostenibile, con conseguenze irreversibili sul sistema sociale ed economico di tutto il mondo”.

DA QUI AL 2100

A rinforzare la linea di un pessimismo ormai già realtà arriva anche lo studio condotto dalla George Washington University (nella capitale statunitense) e da quella prestigiosissima di Harvard (Cambridge-Boston): i modelli meteorologici presentati rilevano che nei prossimi decenni nelle regioni tropicali del pianeta sarà quasi impossibile stare all’aperto nel periodo estivo, mentre nelle aree più temperate delle medie latitudini (vedi Italia) le ondate di calore saranno un evento normale di ogni anno già dal 2035. I parametri degli studiosi americani tengono anche conto degli accordi di Parigi siglati nel 2015 da 193 Paesi (obiettivo non più di 2 gradi di media rispetto al periodo preindustriale) e arrivano a una conclusione spietata. La corsa verso il caldo estremo non si fermerà: le regioni equatoriali dovranno vedersela con temperature record anche per sei mesi all’anno, quando diventerà un’impresa vivere o lavorare all’esterno. Almeno una violenta e persistente ondata di calore all’anno arriverà negli Stati Uniti e in un’Europa (in primis il Mediterraneo con la Sardegna e l’Italia intera) sempre più destinata a convivere col micidiale anticiclone africano: è il fratello rovente di quello più rassicurante delle Azzorre, che garantiva correnti “di origine atlantica” nella maggior parte delle estati passate, come raccontava in tv (questo è per i più anziani) il leggendario colonnello - che poi era un generale - Edmondo Bernacca.

© Riproduzione riservata