Si potrà mai cambiare il mondo con una vecchia vite di Carignano del Sulcis? Probabilmente no, o per lo meno non subito. Ma la prima piantina ha messo le sue radici nel difficile pianeta della globalizzazione. E un passo alla volta è già iniziato un nuovo cammino verso la valorizzazione e la tutela di un cibo autenticamente buono, pulito, giusto. La terra illuminata stavolta è il Sulcis. Quell’antichissimo angolo di Sardegna depredato a mani basse dall’industria pesante ma capace di rinascere grazie alle sue ricchezze naturali, storiche, geologiche e naturalmente sociali e agricole.

Slow food Cagliari ne è convinta tanto da creare la sua prima Comunità in Sardegna, nata per valorizzare e tutelare l'antica tradizione dell'allevamento su sabbia delle vigne di Carignano su piede franco. Referente della Comunità Slow food un volto noto della tivu, Tessa Gelisio (Pianeta Mare, Life, Solaris, In Forma, solo per citarne alcuni), una professionista dai natali sardi e innamorata della Sardegna, della sua natura e del suo mare. Lei e il suo compagno, Massimo Pusceddu, seguono la loro azienda vitivinicola a Calasetta, Tenuta La Sabbiosa, dove giovedì 26 agosto, alle 19.30 è previsto il battesimo ufficiale di questa immensa sfida.

Tessa Gelisio, 44 anni, foto archivio L'Unione Sarda
Tessa Gelisio, 44 anni, foto archivio L'Unione Sarda
Tessa Gelisio, 44 anni, foto archivio L'Unione Sarda

LA MISSIONE. Slow food, giusto per ricordarlo, è quella gigantesca rete internazionale creata da Carlo Petrini nel 1986, impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce e dell’ambiente. Da allora ad oggi la Chiocciolina rossa, piano piano, attraverso un lento ma incisivo cammino non ha mai smesso di combattere contro la “follia universale della fast life”. Prima di tutto a tavola ma non solo. Le Comunità di Slow food sono relativamente giovani. Nascono ufficialmente dopo il Congresso di Chengdu, in Cina, nel 2017. In Sardegna la prima a mettere radici è quella del “Carignano a piede franco su fondo sabbioso” delle isole del Sud Ovest Sardegna. «La prima comunità di Slow food in Sardegna si propone di valorizzare e tutelare l'antica tradizione dell'allevamento su sabbia delle viti di Carignano su piede franco delle isole del Sulcis», spiegano gli organizzatori. «Per Slow food è un modello sociale, culturale, economico (e dunque politico) vincente, al cui centro c'è il bene comune legato al cibo, all'ambiente, alla socialità. Si tratta di una forma organizzativa aperta, inclusiva, capillare sui territori che si fonda sull'elemento base delle comunità: le relazioni e la sicurezza affettiva che lega i suoi membri. L'impegno, l'obiettivo che la comunità si prefigge per promuovere la visione comune nel proprio territorio, nel proprio contesto è quello di dare valore alle produzioni e tradizioni locali». Dunque al primo punto non solo la valorizzazione e la tutela della coltivazione del Carignano su piede franco ma anche un impegno concreto per evitare l'estinzione dei vigneti centenari dell'Isola di Sant'Antioco. Una gemma sarda che potrà essere caratterizzata anche dal punto di vista turistico («un turismo slow, sostenibile, esperienziale») e di marketing territoriale, come “Isola del Carignano a piede franco”. «Solo nel Sulcis, infatti, sono rimasti i vigneti di Carignano a piede franco coltivati su sabbia marina. Un unicum a livello mondiale», spiegano da Slow food Cagliari.

VITICOLTURA EROICA. I promotori dalla prima Comunità nell’Isola non esitano a definire “eroica” questa viticoltura «perché non può essere meccanizzata, non può essere percorsa da macchine vendemmiatrici e qui le condizioni climatiche non sono le più favorevoli all'allevamento della vite: assetata dalle scarse piogge, affamata dal terreno sabbioso, resiste grazie alla sua naturalità, forza e resistenza». E inoltre: «Il suo carattere originale è distinguibile fra le altre produzioni della Doc del Carignano del Sulcis, dove è prevista nel disciplinare. Pochi sono i produttori che, coraggiosamente, imbottigliano il vino a piede franco, talvolta strappando le vigne alla speculazione edilizia-turistica o al semplice abbandono per l'invecchiamento dei proprietari e coltivatori».

In questo soprattutto si caratterizza la scommessa della Comunità che dovrà ricostruire per questo incantevole lembo di Sardegna un’immagine di terra pulita dopo i lunghi anni di disastro ad opera di quel «polo industriale, chiuso da un decennio, che ha lasciato disoccupazione e disagio sociale nella popolazione».

La nuova Comunità dovrà essere “sale vivo e lievito” capace di consolidare e mantenere questa specializzazione produttiva sul Carignano. Oltre 400 ettari coltivati a vite sulle due Isole, con una percentuale di oltre il 95% a Calasetta e del 90% a Sant'Antioco delle superfici vitate. Tutto questo «rende ottimisti sul possibile pieno recupero delle vigne incolte, sulla crescita di conduzione in biologico delle stesse, tali da portare i vinicoltori ai maggiori successi di mercato». Il documento di Slow food parla naturalmente di «integrazione con le altre produzioni agricole e di pesca, con le fiorenti attività turistiche e con lo sviluppo connesso alla valorizzazione produttiva e di fruizione ambientale delle Saline di Sant'Antioco permettono di pensare ad una Comunità che recupera dignità dopo un lungo "sogno/sonno" industriale che ha portato impatti ambientali e sociali da superare, con la piena ripresa produttiva delle Isole».

IL PROGRAMMA. Il piano di battaglia messo a punto dalla Comunità di Slow food Cagliari ha in sé una vera strategia sociale ed economica. Nel documento di sintesi delle attività si legge: «La ripresa produttiva, la creazione di valore e la restituzione della dignità ai viticoltori ed ai produttori della punta Sud Ovest della Sardegna, con le sue isole di Sant'Antioco e di San Pietro, ricche di tradizioni locali su prodotti e ricette di una gastronomia eccellente, sono i valori fondanti della Comunità del Carignano a piede franco, diffuso nelle due isole e nel Sulcis, che possono contribuire a dare nuove occasioni di lavoro e di vendita delle preziose biodiversità locali, straordinariamente vocate per la conduzione in biologico». E subito dopo: «La coincidenza con un territorio marino e di stagni e lagune produttive, mettono in immediata connessione le produzioni della pesca nelle sue tre grandi dimensioni: grandi prese (tonno rosso, spada), piccola pesca lagunare e sotto costa (tipici i molluschi, i mitili e le varietà di pesce azzurro), stagnicoltura con acque miste».

E una Comunità che vanta come simbolo la vite centenaria a piede franco del Carignano del Sulcis ha già nel suo DNA la forza per vincere, per realizzare un sogno: costruire un mondo felicemente slow.

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