In estate era stato timidamente accostato al Cagliari, per un ritorno che avrebbe avuto dell’incredibile, ma che di sicuro avrebbe sanato qualche ferita e restituito al giocatore il calore dei tifosi rossoblù, che non l’hanno mai dimenticato.

Eppure la storia di Federico Melchiorri, bomber di spessore – cui le vicissitudini della vita e una carriera scandita da infortuni e sfortuna non hanno permesso di spiccare del tutto il volo verso il calcio dei più grandi, cosa che in condizioni avrebbe potuto e meritato di fare – va oltre l’omologazione di una categoria più o meno prestigiosa.

Ha iniziato l’ultima stagione in Serie B con il Perugia. E a Cagliari, in Coppa Italia, ha segnato anche un gol alla sua maniera, lasciando il difensore sul posto, con una progressione che, a queste latitudini, ricorda le gesta di un Mito del calcio mondiale che ha indossato e onorato la maglia rossoblù numero undici. Lui, che nell’Isola vestiva la nove, non ha esultato: ha chiesto scusa. Applausi.

Alla fine, però, non è tornato. In fondo, erano solo voci. Neppure troppo convinte.

Per partire ha aspettato gennaio, non senza scendere in campo, sempre alla Domus, nella sfida dell’11 dicembre 2022, con la maglia dei Grifoni umbri, sconfitti per 3-2 dai rossoblù nel momento peggiore della stagione per entrambe le squadre. Niente gol, questa volta, ma altri applausi.

Ha accettato di scendere in Serie C, all’Ancona. A casa: per lui, nato trentasei anni fa, il 6 gennaio 1987, a Macerata, distante neppure sessanta chilometri dalla sua nuova destinazione, magari è l’ultima chance in carriera per tornare a vincere da protagonista, per fare qualcosa di grande nella sua terra, le Marche.

In effetti, non ha iniziato male: ha già segnato quattro gol in tre partite. Gli ultimi due li ha messi a segno contro la capolista Reggiana, ribaltata allo stadio Del Conero con la sua doppietta, facendo letteralmente impazzire il pubblico dorico. I 5.209 spettatori sugli spalti, sabato sera, erano tutti in piedi per il bomber. In città pare non si parli d’altro che della doppietta del centravanti cui la sorte ha impedito di diventare un campione. E i media locali già sperano che la Serie B, con un attaccante del genere, che per la Lega Pro è obiettivamente un lusso nonostante l’età, sia possibile.

Quella di Melchiorri, in questo senso, può definirsi una seconda giovinezza sportiva. A un passo dal crepuscolo di una carriera non avara di soddisfazioni, ma che, di sicuro, terminerà con la sensazione di un’incompiuta. Per cause di forza maggiore, ma pur sempre un’incompiuta. Dal debutto in Serie A con il Siena ad appena 19 anni, alla ripartenza dall’Eccellenza a 24, dopo che una brutta malattia aveva messo in dubbio la sua stessa esistenza, più che i sogni. 

È il 2010: dopo uno scontro di gioco in Giulianova-Cavese viene sottoposto a tac. I controlli evidenziano una malformazione vascolare del cervello, per l’esattezza un cavernoma venoso. Si sottopone a un intervento, dopo sette mesi è già in campo. Ricomincia da zero. 

Tolentino in Eccellenza, poi la Maceratese: torna a segnare vagonate di reti. A esultare. E ad attirare l’attenzione del grande calcio: prima il Padova in C, poi il Pescara in B. Gol a grappoli: con gli abruzzesi arriva a una traversa dalla Serie A, nell’ultimo minuto di recupero dei playoff vinti dal Bologna.

Ma lui, la massima serie, ha deciso di prendersela con il Cagliari. Dopo un anno in B nel 2016, con annessa lesione del legamento crociato anteriore in allenamento. Un avvio esplosivo, poi sei mesi di stop. In A i rossoblù si ripresentano con un Borriello devastante. Melchiorri torna a disposizione dopo la riabilitazione e, il 26 settembre del 2016, alla prima occasione, nella sua seconda partita nell’Olimpo del calcio, realizza il 2-1 contro la Sampdoria al Sant’Elia, con una rete di rapina propiziata da un errore del portiere Viviano. Ma è a San Siro che il calcio italiano si accorge di quel che si è perso: la doppietta che ribalta l’Inter è d’altri tempi, il guizzo ricorda ancora il Mito di cui sopra, quello con la maglia numero undici.

Arrivano il rinnovo, gli speciali in Tv ma anche l’infortunio, una ricaduta al ginocchio destro, che a dicembre lo distoglie dai campi e gli fa perdere un’altra stagione.

L’anno dopo rientra ma non sembra più lo stesso: la partita di Coppa Italia con il Pordenone, persa dai rossoblù in casa per 2-1 in un freddo pomeriggio alla Domus, serve più per un saluto al pubblico sardo che per un rilancio. Passa al Carpi, ma non viene riscattato. Poi alla Spal, quindi al Perugia, dove retrocede in C, risale in B e diventa capitano. Ovunque smentisce di essere un calciatore finito.

Ora la chiamata nelle “sue” Marche: «Aveva offerte dalla Serie B, ma ad Ancona è rinato», ha detto Simone Settembri, il suo agente, a “La Casa di C” qualche giorno fa. 

Intanto i biancorossi, che giocano nel Girone B di Serie C, quello dell’Olbia e della Torres, sperano nei suoi gol per ritornare nel calcio che conta. Ma sotto i riflettori è ritornato di prepotenza soprattutto Federico Melchiorri. A 36 anni, dopo una serie infinita di infortuni e un’overdose di sfortuna.

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