Mario Pischedda e l’arte del flop d’autore
L’autore continua a provocare tra libri che non vende (volutamente), fotografie pubblicate da una rivista prestigiosa e il neonato movimento sardoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il libro strenna, la fondazione del movimento della “Flop Art” e uno scatto pubblicato sul sito web di una delle riviste fotografiche più prestigiose del mondo. L’arte indefinibile di Mario Pischedda fa uso e abuso di parole, immagini e visioni, come sempre ad alto tasso di provocazione. Originario di Bortigiadas, ma residente a Tempio, storico collaboratore di Frigidaire, grafico, poeta, scrittore, fotografo, convinto seguace del maivismo (corrente artistica fondata quarant’anni fa da Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna). Gira sempre con una macchina fotografica compatta che utilizza anche per i video. Ama la tecnologia, ma non insegue le mode e le follie dell’hi-tech. «Si possono fare buone foto anche con un telefonino – taglia corto – non è necessario avere una fotocamera imbottita di mille diavolerie elettroniche. Una buona foto è il frutto del pensiero, dell’idea di chi la scatta, della creatività». Una buona foto è anche quella scelta della rivista francese Photo (una delle più importanti del mondo) che ogni anno seleziona trecento immagini tra le 20mila che partecipano al concorso internazionale promosso dalla testata. Sai tratta di un ritratto dello scrittore Gavino Ledda. «Un’immagine scattata a Capo Comino quindici anni fa – spiega Mario Pischedda – ho partecipato a questo concorso anche qualche anno fa e una mia foto è stata selezionata. Anche questa volta è andata bene. Tutto si svolge in diverse fasi. Da 20mila scatti si passa a 8 mila e infine 5 mila. Io sono fra i 300 finalisti». I fotografi considerano il premio come una sorta di laurea. «La giuria – continua l’artista gallurese – è composta da grandi fotografi, curatori, esperti di fotografia – chiunque può partecipare, ma la selezione è spietata. Per me resta comunque una grande soddisfazione. Ed è la seconda volta che Photo pubblica una mia fotografia. Si tratta del concorso fotografico più grande del mondo, giunto alla 43esima edizione». Sono tantissimi i progetti portati avanti da Mario Pischedda. Curioso quello dedicato al fotografo Nino Migliori, immagini di persone che si tuffano in acqua. Originali anche le mostre “istantanee” con allestimenti un po’ dove capita, in particolare nei negozi. Le foto vengono esposte per pochi istanti e poi spariscono. A volte le stampe vengono fatte a pezzi e inviate agli amici dell’artista che devono ricomporre il puzzle e dare una seconda vita allo scatto.
Il baratto culturale
Le immagini e i testi di Mario Pischedda ogni anno finiscono in una pubblicazione che alimenta una sorta di baratto culturale. «Funziona in modo semplice – spiega – io invio il mio libro, stampato in quantità ovviamente limitata, alle persone che apprezzano le mie produzioni. Quasi sempre si tratta di persone che loro vota ricambiano inviando a me i loro libri, le loro fotografie, disegni, testi. Non ci sono regole. Lo scambio avviene “tra il produttore e il produttore”. In questo modo si aggirano tutti i meccanismi perversi della cultura istituzionale che invece di agevolare l’arte fa di tutto per ostacolarla. Ma non mi sono mai arreso, ho sempre cercato di fare tutte le cose che mi piacciono. Ricordo i primi esperimento di arte digitale in Sardegna e gli articoli pubblicati su L’Unione Sarda grazie al compianto Marco Manca, un giornalista curioso e visionario che oggi avrebbe sicuramente apprezzato anche l’ultima iniziativa che mi vede protagonista insieme a tanti altri amici, ovvero il movimento della Flop Art>.
Cosa è la Flop Art
In Sardegna movimento della Flop Art nasce ufficialmente il 5 dicembre scorso a Olbia. In qualche modo, fa riferimento a Giampiero Cane, considerato il fondatore della Flop Art. «È l'arte dei perennemente esclusi – dice Pischedda - di chi non ce la fa e di chi non ce l'ha mai fatta. È l'arte di chi ama l'arte, a prescindere dal successo o dalla fame/fama imperitura che non esiste da nessuna parte, tutto quello che è effimero, a maggior ragione oggi che viaggiamo alla velocità della luce e dove tutto si consuma rapidamente, è l'arte che accoglie a braccia aperte chiunque abbia voglia di fare e che soprattutto fa. Ci rivolgiamo e rivolgeremo a tutti gli artisti disperati, non diciamo falliti perché qualcuno potrebbe offendersi. Preferiamo disperati perché la maggioranza degli artisti spera di entrare da qualche parte e in qualsiasi modo nel mondo ufficiale dell'arte, ma tutti i pertugi, tutti gli usci sono vietati o chiusi. Sono pochi quelli che riescono a sfondare, solo uno su mille ce la fa, bene noi offriamo/offriremo un'àncora di salvezza a questo mondo che c'è ma che non viene considerato da nessuno e tutti continuano a vivere nella pia illusione del successo che mai verrà. Allora tanto vale coalizzarsi dal basso e radunarsi per un evento nuovo che sarà annuale e che a tutti darà l'occasione per rivelarsi».