Non ci sarà mai più un quarto ritorno. Radja Nainggolan, a 33 anni, ha scelto l’Anversa. Casa sua per davvero, visto che lì, nella ricca città portuale belga, è nato ed è cresciuto calcisticamente prima di partire per l’Italia, dove tutti gli sportivi sanno quel che ha fatto con Piacenza, Cagliari, Roma e Inter. Nel suo Paese torna dalla porta principale, accolto come un principe e pronto per giocare L’Europa League con un ingaggio da top player. Anche se, in cuor suo, forse sperava davvero di tornare rossoblù una volta per tutte, soprattutto quando ha apposto la sua firma sulla rescissione del contratto con l’Inter.

La fine dell’avventura rossoblù. Forse voleva davvero diventare una bandiera della principale squadra della Sardegna e, quindi, chiudere la carriera nell’Isola. Del resto l’aveva giurato il 7 gennaio del 2014, sulla scaletta dell’aereo che lo avrebbe portato nella Capitale a vivere un’avventura fantastica con la maglia giallorossa che si è chiusa, di fatto, con l’approdo in semifinale di Champions League a spese del Barcellona. Lui, di quella Roma allenata da Eusebio Di Francesco, era una colonna indistruttibile, un elemento insostituibile. Non è un caso che, nell’ultima stagione, DiFra ne avesse chiesto l’acquisto al Cagliari fino all’ossessione, ritrovandolo, ma non con i risultati sperati, a gennaio. Dopo l’arrivo di Leonardo Semplici, in alcune partite, ha dato alla squadra il tasso di personalità di cui aveva necessità, forte di una leadership indiscussa: non è un caso che il tecnico toscano avesse premuto per averlo fin dall’inizio del ritiro a Pejo. Da allora lo scenario è cambiato, fino all’accordo con l’Anversa e la rinuncia a malincuore, dopo 188 match, 14 reti e 15.397 minuti giocati, alla maglia rossoblù.

Le ragioni del Ninja. In una recente intervista con L’Unione Sarda, Nainggolan si è sfogato e ha raccontato la sua verità: “Non c’era un interesse abbastanza forte nei miei confronti. Ho dato la mia disponibilità, la mia priorità era Cagliari, ho sempre pensato di tornare. Ho pressato il presidente e il direttore, ma a un certo punto sono come spariti. Ci sono rimasto molto male, il sogno era chiudere la carriera a Cagliari. La mia volontà era chiara, uno rinuncia a tanti soldi, ma dall’altra parte non ho mai visto la volontà di riprendermi. Tanto verrà lo stesso, pensavano. Il Cagliari ha fatto delle scelte, ha aumentato il monte ingaggi un anno fa, ma poi le risorse sono finite e non è stato possibile continuare su questo livello”. Sulle vicende extracalcistiche che lo hanno riguardato negli anni (tra l’altro, pochi giorni dopo l’arrivo in Belgio, gli è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza, situazione per cui si è scusato pubblicamente garantendo che non accadrà più)  Nainggolan fa autocritica ma glissa: “Sì, ho fatto alcuni errori, ma la mia vita privata riguarda solo me. Con il mio procuratore ci ripetevamo Alla fine finiremo a Cagliari anche stavolta, ce lo auguravamo, eravamo convinti. Fino a quando la trattativa si è interrotta misteriosamente”. Il suo sogno era un altro: “Sono felice di essere qui, Cagliari per me è casa”. Erano state queste le prime parole di Radja Nainggolan al suo arrivo all’aeroporto di Elmas il 3 agosto 2019, quando arrivò per la prima volta in prestito dall’Inter. Accolto da alcune centinaia di tifosi festanti, con la sciarpa rossoblu al collo, ricordò anche i veri motivi che lo spinsero al ritorno nell’Isola, a cominciare dalle condizioni di salute della moglie, originaria di Serramanna, all’epoca precarie. “La mia è una scelta un po’ forzata, ma di cuore”. Una scelta che il Ninja forse avrebbe voluto fare per sempre.

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