Da Orgosolo a Volterra e Porto Azzurro, andata e ritorno. In mezzo il dramma di un giovane, vittima di un clamoroso errore giudiziario che lo porta dritto all’ergastolo. Un tunnel seguito all’omicidio del cognato, avvenuto negli anni Trenta. Poi la guerra, l’evasione dal carcere sotto i bombardamenti, il lavoro per gli americani, la tentazione di un’altra vita negli Usa e il ritorno in Barbagia, per sete di giustizia, non di vendetta. Nuove vicissitudini, la verità che fatica a farsi strada, il ritorno in carcere tra angoscia e speranza, la libertà vigilata quando ormai è malato e avanti negli anni. La storia di Antioco Satgia, al centro delle cronache dei giornali negli anni Sessanta e Settanta, sembra un romanzo. E lo è anche. Si intitola “La legge”. In origine l’autore, Romano Ruju, sceglie “L’uomo d’Orgosolo”. Ora viene pubblicato il suo manoscritto rimasto per cinquant’anni dentro una vecchia cassapanca. Non proprio dimenticato visto che l’autore e il protagonista, morti a qualche anno di distanza l’uno dall’altro, contano nella disponibilità di un editore che, invece, al tempo – nel 1971 – non si trova. Adesso il comune di Orgosolo promuove l’iniziativa editoriale che premia in modo postumo il lavoro di Ruju, giornalista e scrittore nuorese morto a 38 anni nel 1973. E rinnova la riabilitazione di Satgia che esce dal carcere di Porto Azzurro il 10 gennaio del 1970. Atto finale di una imponente mobilitazione che coinvolge anche l’allora vescovo di Nuoro Giuseppe Melas per chiedere la grazia di un detenuto innocente.

Romano Ruju (foto concessa)
Romano Ruju (foto concessa)
Romano Ruju (foto concessa)

Il primo atto di questa straziante odissea giudiziaria porta alla notte del 19 aprile 1937, quando Pasquale Manca all’ingresso della sua abitazione, a Orgosolo, viene ucciso a fucilate. La disputa ereditaria su una casa diventa per gli investigatori del tempo il movente perfetto. Così Antioco Satgia, ventottenne con la passione per la poesia, porcaro di professione, nonostante trascorra quella notte a casa di un amico, Bore, che è il fratello della fidanzata Antonia Mereu, finisce in carcere.

Satgia è fratello di Narcisa, la moglie di Manca che è sorvegliato speciale e legato al bandito Onorato Succu. Tra i due cognati c’è della ruggine per la contesa di una casa del centro, toccata in sorte a Satgia che non accetta lo scambio proposto da Manca con un’altra abitazione periferica. È l’innesco di un dramma che sconvolge la vita di un uomo e lo trascina in un vortice infernale in cui resta salvo un convincimento per niente scontato, soprattutto al tempo, quando a Orgosolo dominano le figure di banditi come Giovanni Battista Liandru e Pasquale Tandeddu: la vendetta non serve a fare una società più giusta. Sette mesi dopo l’omicidio due falsi testimoni, Giovanni Floris e Anania Taras, danno forza all’impianto accusatorio del maresciallo dei carabinieri e convincono la Corte d’assise di Nuoro che nel 1938 condanna Satgia all’ergastolo.

L'Unione Sarda del 12 gennaio 1970
L'Unione Sarda del 12 gennaio 1970
L'Unione Sarda del 12 gennaio 1970

La disperazione è forte, come la forza di non arrendersi. Satgia ha un obiettivo che diventa la sua salvezza: far emergere la verità. Il percorso è terribilmente accidentato anche perché nella sua cultura convivono due codici: quello ufficiale della legge che lo manda in galera e quello barbaricino che lo condurrebbe verso altre dinamiche per farsi giustizia da sé. Riesce a evitarle cercando invece di mettere a frutto altre leve, come “s’accrarimentu”, una sorta di processo parallelo a quello ufficiale, alla presenza di autorità locali, in una campagna nascosta dove i testimoni falsi possano finalmente confessare le loro colpe. Satgia, capace di non generare né di trasmettere odio, mostra tanto eroismo che, però, non gli rende giustizia.

Sperimenta la latitanza, la prima nell’immediatezza dell’omicidio. Dura pochi giorni perché pensa che non serva se uno è innocente. Così si costituisce, fiducioso che la giustizia trovi il vero assassino. Va in tutt’altro modo. Resta in cella per omicidio premeditato. Da Nuoro finisce nel carcere di Volterra dove apprende dell’invasione della Polonia da parte di Hitler e di tutto quello che segue. Si butta sui libri. La guerra riapre le sue speranze di libertà. Arrivano i bombardamenti, vede l’orrore della morte davanti ai suoi occhi. Nel caos dell’Italia del 1943 riesce a evadere dal carcere. Il ritorno a Orgosolo diventa possibile, ma non facile. Trova nascondigli di fortuna, conta su amici, fuggiaschi come lui, finisce a fare il becchino pur di sopravvivere nella distesa di morti. Con una falsa identità conquista la fiducia degli americani che gli affidano la gestione dei viveri: da Cecina a Trento, dal nord al centro Italia. A guerra finita, non raccoglie l’invito degli americani a seguirli negli Usa. Il pensiero fisso di Orgosolo lo riporta tra le sue campagne. E torna ad essere un latitante, ma a suo modo. Riesce a organizzare “s’accrarimentu”. Davanti a una giuria popolare – presenti sindaco, medico, vice conciliatore e carabiniere in pensione – i due falsi testimoni ammettono: l’uno dice di averlo accusato perché lo riteneva responsabile del furto dei suoi maiali, l’altro di averlo fatto sulla base di informazioni sbagliate. Insomma, ci sono gli elementi per chiedere la revisione del processo e accusare i due di falsa testimonianza. Ma il percorso non è immediato, né lineare nonostante Satgia si affidi a un avvocato di successo come Pietro Mastino. Aspetta e resiste finché può, riesce a sposarsi e ad avere un figlio. Nel 1950, braccato dai carabinieri, provato dalla durezza della latitanza, si fa arrestare. La taglia che pende su di lui aiuterà la famiglia a tirare avanti. Passa vent’anni oltre le sbarre nonostante gli sforzi della sua maestra, che crede nell’innocenza, e del vescovo che implora la grazia.

L'Unione Sarda del 14 gennaio 1970
L'Unione Sarda del 14 gennaio 1970
L'Unione Sarda del 14 gennaio 1970

Romano Ruju sostiene la campagna di stampa a favore di Satgia con tanti articoli e un romanzo bello e intenso frutto anche di uno scambio di lettere con il protagonista. L’opera ha in copertina il vecchio carcere di Nuoro disegnato dallo scrittore. Viene pubblicata come l’autore l’ha lasciata, ma cinquant’anni dopo: la presentazione il 30 ottobre, ore 17, nell’auditorium comunale di Orgosolo.

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