La stessa Corsica che alle presidenziali di aprile aveva preferito Le Pen a Macron, con un 58% a 42% speculare e opposto al voto nazionale che ha confermato il presidente uscente all’Eliseo, alle legislative di due mesi dopo non ha eletto neanche un deputato del Rassemblement National. Eppure a livello nazionale la formazione lepenista al voto di giugno ha avuto una crescita notevolissima, più che decuplicando i propri seggi all’Assemblèe Nationale, dagli 8 ottenuti nel 2017 (comunque più dei 2 avuti nel 2012, mentre nel 2007 era fermo a zero) a ben 89.

A fermarsi alle tabelle degli eletti, insomma, si confermerebbe un’attitudine corsa a votare in controtendenza non solo rispetto al resto della Francia, ma anche rispetto alle proprie scelte delle precedenti e recentissime elezioni.

Ma come accade sostanzialmente sempre per i risultati elettorali, una lettura un po’ meno superficiale mostra una coerenza di fondo, tanto con quadro nazionale quanto – soprattutto – con i voti locali dei turni precedenti.

Il primo dato da sottolineare è l’affluenza al voto. Oggi a tenere banco sono le difficoltà macroniane a comporre una coalizione, in un quadro che molto stampa francese ha definito con desolazione “italiano” per l’inedita frammentazione del Parlamento, ma il primo e più notevole dato politico di queste legislative è che la maggioranza assoluta degli elettori francesi ha preferito non esprimersi. Al primo turno l’astensione è stata del 52,5%, ai ballottaggi è salita al 53,7%. In questo senso la Corsica si è dimostrata piuttosto in linea con la tendenza nazionale e anzi l’ha interpretata in modo anche più netto, col 55,4% di astenuti al primo turno e il 54,5% al secondo.

La Corsica era stata significativamente più astensionista del resto della Francia proprio alle presidenziali di aprile, quando al ballottaggio Macron–Le Pen il partito corso del non voto si attestò al 39,1% contro una media nazionale del 28%, e al primo turno si astenne il 37,2% dei corsi contro il 26,3% dei francesi. Eppure, ancora una volta, è troppo poco per decidere che i corsi sono più astensionisti della media nazionale, magari perché scontenti del centralismo parigino. Al primo turno delle legislative del 2017, quando il non voto francese raggiunse la quota elevatissima del 57%, in Corsica l’astensione fu molto alta ma comunque inferiore e si fermò al 50,1%. Quindi ha più senso dire che l’astensionismo in Corsica è più alto per le presidenziali e si riduce alle legislative, quando i candidati locali mobilitano il proprio seguito (o il proprio clan di riferimento). Lo confermano le presidenziali del 2017, quando in Francia l’astensionismo fu del 22,2% al primo turno e si attestò al 22,4% al secondo mentre in Corsica arrivò rispettivamente al 31,9% e al 36%.

Il secondo elemento per leggere queste legislative in chiave corsa è naturalmente l’esito dei ballottaggi. Che è andato in modo diverso rispetto al resto della Francia, ma decisamente coerente con le legislative precedenti. In Corsica ci sono quattro collegi uninominali, due nella parte settentrionale e due in quella meridionale, e come dicevamo in nessuno ha prevalso un candidato del Rassemblement National, nonostante l’ottimo risultato ottenuto nell’isola da Marine Le Pen alle presidenziali di aprile. In realtà gli equilibri della pattuglia parlamentare corsa sono rimasti quasi invariati. Nel 2017 erano stati eletti tre parlamentari del cartello nazionalista Pè a Corsica (una coalizione degli autonomisti di Femu a Corsica con gli indipendentisti di Corsica Nazione) e uno della destra post-gollista dei Républicains; allo scorso turno i tre nazionalisti sono stati confermati (nella Corsica del Sud Paul-André Colombani del Partitu di a Nazione Corsa e Michel Castellani di Femu a Corsica, nell’Alta Corsica Jean-Felix Acquaviva di Femu a Corsica, che grazie alla desistenza del partito Core in Fronte l’ha spuntata per appena 156 voti sul conservatore Francois-Xavier Ceccoli). Lo scotto del rinnovamento è stato pagato tutto dalla destra dei Républicains, che nel 2017 con Jean-Jacques Ferrara si erano aggiudicati il collegio di Ajaccio e alle scorse elezioni lo hanno restituito al macroniano (ala conservatrice) Laurent Marcangeli.

Il quadro della rappresentanza parlamentare isolana in sostanza resta quello di cinque anni fa, tre nazionalisti e un liberalconservatore. La differenza è che stavolta i tre nazionalisti hanno un bonus da riscuotere, visto che prima delle presidenziali il governo francese – preoccupato dai disordini esplosi dopo l’uccisione in carcere dell’indipendentista Yvan Colonna - si disse pronto a trattare su uno statuto fortemente autonomo per la Corsica.

Il guaio è che per incassare quell’impegno servirebbe una maggioranza parlamentare a cui ricordarlo.

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