Le ragazze d’oro: la lunga marcia delle donne verso le Olimpiadi (e le Paralimpiadi) della parità
Nella delegazione italiana 70 atlete e 71 atletiLe Olimpiadi delle donne, come da più parti sono state definite quelle appena concluse, sono iniziate molto prima di quel Sororitè, la sorellanza affiancata alla fraternitè che campeggiava nella cerimonia di apertura a Parigi con l’omaggio a dieci donne simbolo della storia di Francia. Sono iniziate dal primo obiettivo raggiunto, la parità assoluta negli atleti in gara, 5250 atlete e altrettanti atleti, un evento storico per i Giochi. Ci sono voluti più di cent’anni per arrivare fin qua dalle prime partecipazioni a Parigi nel 1900 in poche discipline considerate adatte alle donne all’apertura totale del 1928. In mezzo, la paladina delle Olimpiadi femminili Alice Milliat aveva organizzato nel 1922 a Parigi i giochi mondiali femminili come manifestazione di protesta per l’esclusione dai giochi ufficiali.
Una lunga marcia che ha visto la partecipazione femminile crescere fino alla parità assoluta auspicata dal Cio. Del resto era stato il padre delle Olimpiadi moderne, il barone Pierre de Coubertin a bocciare sonoramente l’idea definendo le ipotetiche gare femminili come “la cosa più antiestetica che gli occhi umani potessero contemplare”. Tra i presunti ostacoli anche possibili danni alla fertilità. A Parigi abbiamo visto la sciabolatrice egiziana Nada Hafez gareggiare incinta di sette mesi e, per la prima volta, l’allestimento di uno spazio nursery per poter allattare e stare con i figli piccoli frutto anche dell’opera di sensibilizzazione della judoka francese Clarisse Agbegnenou. E all’interno delle battaglie per la pari opportunità nello sport, ricopre un suo spazio anche quello contro la doppia discriminazione delle atlete madri (o che rivendicano il diritto ad esserlo).
Le italiane
Per quanto riguarda l’Italia, Il Coni pur toccando un record storico con 194 donne non è arrivato al 50 per cento esatto ma ci si è avvicinato molto con il 48,14 per cento. Ma sono state le atlete a prendersi una rivincita tutta d’oro: sette primi posti del podio contro i tre maschili (le altre due medaglie d’oro sono alle due coppie miste del tiro sportivo e della vela). Le ragazze d’oro sono le quattro moschettiere della spada (Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi e Alberta Santuccio), la judoka Alice Bellandi, Marta Maggetti per la vela, Sara Errani e Jasmine Paolini nel tennis, una medaglia storica, la ginnasta Alice D’Amato, le cicliste Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, e la squadra del volley che vede protagonista anche la sarda Alessia Orro. (Ci sono poi Diana Bacosi nello skeet a squadre misto e Caterina Banti, sempre in coppia mista nella vela Nacra 17) E proprio dal volley che è per le donne un po’ l’equivalente del calcio per gli uomini sono arrivate, insieme a una bellissima vittoria sportiva, le parole più nette a sostegno dello sport femminile, quelle dell’allenatore Julio Velasco. «Noi viviamo una rivoluzione silenziosa che è la rivoluzione delle donne: ed è anche uno dei problemi della violenza che vediamo ogni giorno sulle donne. Ne è il prodotto, gli uomini non sanno accettare questo cambiamento», ha detto Velasco: «Io spero e credo che dallo sport possano arrivare messaggi in questo senso positivi, dei passi sono stati fatti, Rita Levi Montalcini era l'unica a studiare medicina, ora sono le giovani sono la maggioranza. Sulla eguaglianza però c'è da fare molto, se penso anche solo alle retribuzioni e messaggi dello sport devono servire anche a questo. Siamo diversi ma i diritti devono essere uguali».
Un concetto che fa ancora fatica a passare soprattutto nella narrazione, come più volte segnalato dall’associazione Giulia giornaliste che al tema della rappresentazione mediatica delle sportive ha dedicato varie iniziative. Le donne sono spesso chiamate per nome o con nomignoli e vezzeggiativi, tra gli episodi delle ultime Olimpiadi brilla la definizione della squadra di scherma vincitrice dell’oro come “l’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma”. Lo spazio dedicato allo sport femminile è ancora molto risicato rispetto a quello maschile e spesso dominano temi legati all’estetica o alla vita privata e non alle prestazioni tecniche.
E intanto è già tempo di paralimpiadi e anche qui molti passi avanti sono stati fatti: il 43 per cento degli eventi medaglia vedrà la partecipazione di donne e sui 141 componenti della rappresentativa italiana, 70 sono atlete. Hanno fatto ancora più fatica ma sono arrivate fino a Parigi 24, i Giochi della Sororitè.