A 42 anni ha sfatato un detto tipico della sua terra, la Barbagia dove è nato e cresciuto: “Pro fachere su dinare bi cheret su dinare”. La storia di Giovanni Porcu, nato e cresciuto a Nuoro dove ha frequentato il liceo Asproni (il padre via ha insegnato e fatto il preside), laurea in Giurisprudenza alla Sapienza e alcuni anni di professione forense alle spalle tra Roma e Milano, sposato e padre di tre figli, dice che quella massima lascia il tempo che trova. E lui ne è la dimostrazione. Certo, per mettere su un’azienda da 50 milioni di fatturato, circa mille dipendenti e una rete che va dall’Italia alla Francia e all’Inghilterra serve molta testardaggine barbaricina, altrettanta tenacia e soprattutto una grande intelligenza imprenditoriale, la stessa che oggi permette all’ex avvocato diventato socio unico, presidente e amministratore delegato della sua azienda di guardare avanti con ottimismo e continuare a crescere in futuro.

Il premio

Nella sua città natale ha appena ritirato il premio “Rondine d’oro”, assegnato dall’associazione Barbagia nel mondo e dalla Camera di commercio ai nuoresi che si sono distinti nella loro attività oltre Tirreno. Una giornata intensa, emozionante. “Sono abituato alla riservatezza, seguendo gli insegnamenti di un mio professore che diceva sempre: bisogna uscire dalla stanza senza aprire la porta. Però il premio di Nuoro mi ha fatto un grande piacere – racconta Giovanni Porcu – senza lodarsi troppo e mantenendo sempre un profilo di equilibrio, devo dire che la giornata della consegna dei premi, il 27 agosto, è stata bellissima. Ho percepito il sincero sentimento di una comunità felice, contenta per un suo membro. E poi è l’occasione per lanciare anche un messaggio e forse comunicare un po’ di più di quello che faccio normalmente: non è vero che va tutto male. Si può fare impresa”.

Non è sconsiderato ottimismo, ma solo la constatazione dei risultati raggiunti da quel lontano 2007 quando il giovane avvocato nuorese che lavorava in uno studio di Milano decise di iniziare un’avventura imprenditoriale con pochi soldi in tasca ma con le idee molto chiare sul da farsi. “Già negli ultimi anni del liceo, d’estate, andavo a Londra a fare il cameriere: è lì che ho appreso e immagazzinato quello che poi avevo in testa. Sapevo cosa bisognava fare per investire nel food”. L’inizio è accompagnato dal sistema del Franchising, con il marchio Old Wild West, catena che va oltre il classico fast food e si impone come innovazione sul fronte della ristorazione organizzata. “Il post Expo ha modificato la percezione del settore, il mondo è diventato maturo per questo tipo di iniziativa”, spiega Porcu. Effettivamente i risultati arrivano e i ristoranti, avviati con l’aiuto anche di altri due soci, in poco tempo diventano 40 su tutto il territorio nazionale, prima di essere ceduti a un fondo. “Ho tenuto solo quelli presenti in Sardegna per una questione affettiva”, racconta.

La nuova avventura

Dopo dieci anni, dunque, pensa a una nuova iniziativa sempre nel settore del food e della ristorazione, partendo questa volta dal mondo della birra artigianale. “È un settore in grande crescita, un po’ come il periodo vissuto dal vitivinicolo negli anni passati. Il mondo delle birre artigianali era particolare, fatto di nerd della fermentazione, e noi abbiamo cercato di renderlo più moderno, più pop, e renderlo alla portata di tutti”. L’acquisto del birrificio di Erba, Doppio malto, quello che dà poi il nome alla catena guidata da Giovanni Porcu, è stato il primo passo. Poi dal 2017 a oggi è stata costruita la catena (36 ristoranti) in tutta la Penisola, in Sardegna e anche all’estero, con quattro sedi tra Francia, Inghilterra e Scozia. Convincere i britannici a bere birra artigianale italiana forse non è stato facile, ma funziona, visto che il fatturato oggi si aggira intorno ai 50 milioni di euro, i dipendenti sono circa mille e i progetti non si fermano: l’obiettivo è arrivare a 100 milioni di fatturato entro il 2025. Ogni step è un momento di svolta. “Sono proprio queste le fasi difficili per un’azienda, non l’avvio o altri passaggi. Una volta che trovi il solco del prodotto, l’azienda va ma bisogna stare attenti quando si programmano le tappe successive: passare da 5 a 10 milioni di fatturato, poi a venti e poi via via gli obiettivi seguenti. Sono fasi delicatissime per un’azienda, in cui si rischia la stessa esistenza dell’impresa”, racconta l’avvocato nuorese.

Lo stabilimento di Iglesias

Il birrificio creato a Iglesias da Doppio Malto (foto concessa)
Il birrificio creato a Iglesias da Doppio Malto (foto concessa)
Il birrificio creato a Iglesias da Doppio Malto (foto concessa)

Certo è che la formula aiuta: “Gli italiani nella media sono ospitali e i sardi lo sono ancora di più perché si sentono felici quando le persone che accolgono a casa sono soddisfatte. Ecco, noi vogliamo essere ospitali”, spiega. Tanto più che la birra, oggi, arriva per gran parte dalla Sardegna. “Lo stabilimento di Erba era piccolo e non sufficiente così ne ho creato uno nuovo, dal nulla, a Iglesias: in diciotto mesi abbiamo fatto tutto, ci sono stati degli aggiustamenti al progetto originario certo, ma le cose si possono fare anche se non hai santi in paradiso. Oggi è una struttura super automatizzata, in cui lavorano dieci dipendenti oltre all’indotto, e produce cinque milioni di litri di birra”, racconta Porcu. È la dimostrazione che si va avanti se i progetti sono chiari e la visione del futuro lucida, con obiettivi precisi.

Fare il socio unico, il presidente del consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato non è facile, ma Giovanni Porcu appare deciso nel percorso tracciato. “Quando c’è stata la chiusura per la pandemia in qualità di amministratore delegato ho dovuto chiedere un aumento di capitale al socio unico, che sono sempre io”, scherza. Certamente la catena di comando è semplificata e la storia di Giovanni Porcu e Doppio Malto rappresenta in pieno il modello del self made man. È certamente l’emblema del fatto che con l’intuizione giusta il business si fa, ma servono preparazione e un grande bagaglio culturale, costruito anche con grandi sacrifici. Il seme è stato piantato quando, durante il liceo, Giovanni Porcu faceva il cameriere a Londra, dove ora è sbarcato da imprenditore. Certamente sa cosa chiedono i suoi clienti e anche come si devono comportare i dipendenti. Una parte molto importante del suo successo.

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