L’albero di Natale e una tradizione di origine incerta
L’abete, pianta sempreverde, è un segno di pace e di speranza. È una conifera, può vivere centinaia di anni e si dirama in 48 speciePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Albero sempreverde e dunque rigoglioso anche nelle stagioni fredde, quando le foglie cadono, quindi simbolo di rinnovamento e rinascita e, alla fine, della vita. L’abete è di casa in Italia, lo si trova quasi ovunque. È una conifera, può vivere centinaia di anni, raggiungere altezze considerevoli e si dirama in ben 48 specie. Tutte però si racchiudono di fatto per abitudine e tradizione in una sola, che specie non è ma rappresenta la festa e in qualche misura il culto: quella natalizia. L’abete è da secoli l’albero di Natale, con quegli aghi caratteristici e i rami sui quali appendere le palline, le statuine, gli angioletti e tutto quanto tradizione classica e personale richiedano nelle settimane che racchiudono Natività ed Epifania.
La tradizione
Lo si prepara a partire dall’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, e lo si tira via dal 7 gennaio. Che lo si pianti, nel caso si tratti di una pianta vera come un tempo usava, o lo si riponga in una scatola, eventualmente si parli di un oggetto finto (abitudine che ha preso piede negli ultimi decenni, anche per una maggiore consapevolezza ambientale), il risultato non cambia: l’atmosfera di festa dura circa un mese, tra lucine intermittenti, festoni, babbi Natale appesi ai balconi delle abitazioni con i regali sulle spalle, befane che cavalcano una scopa e portano sacchi pieni di carbone. E, apoteosi, i pacchi sotto l’albero.
Tradizione cristiana? Difficile capire la sua reale origine e i tempi (molto lontani) nei quali, si può ben dire, affonda le proprie radici. Nell’alfabeto arboreo dei Celti (popolazioni indoeuropee che occuparono una vasta parte dell’Europa orientale espandendosi sino alle isole britanniche diversi secoli prima di Cristo) rappresentava la lettera A e il periodo solstiziale invernale, durante la cui festa si decorava un abete; nell’epoca dell’antico Egitto pare che questa pianta fosse considerata simbolo di Natività perché proprio sotto di essa nacque il dio di Byblos, una delle tante versioni di Osiride (dio dell’aldilà); in Grecia era l’albero sacro di Artemide, protettrice delle nascite; nelle popolazioni dell’Asia settentrionale era considerato l’albero cosmico, piantato in mezzo all’Universo; così anche per la Katha Upanishad indiana. Come certe usanze siano poi arrivate in Europa non è sicuro.
In Europa
Le ipotesi e le tesi sono diverse e numerose. Alcuni fanno risalire le origini della tradizione alla duchessa di Brieg, che nel 1611 in Germania decise di far trapiantare dal suo giardino in un vaso un abete da trasferire e adornare poi in una delle tante sale del suo castello (in quel caso rimasta desolatamente vuota); nella piazza più importante di Riga, in Lettonia, c’è una targa scritta in otto lingue la quale informa che il primo albero di Capodanno fu addobbato in città nel 1510; qualcuno torna indietro sino al 1500, col primo albero abbellito a Strasburgo in Belgio; nel 1441 nella piazza del Municipio a Tallin in Estonia, giovani uomini e donne ballavano attorno a un albero per trovare l’anima gemella; altri ne hanno attribuito l’invenzione a Martin Lutero, teologo tedesco del ‘400, fondatore della Chiesa evangelica luterana; nella Chiesa antica c’era l’uso di decorare con rami e corone le case per la festa del 6 gennaio, abitudine che però pare fosse legata ai riti pagani degli alberi e al solstizio d’inverno; non pochi ritengono che in realtà l’origine sia ancora più datata, precristiana. Del resto gli antichi Romani durante le calende (i primi giorni) di gennaio decoravano le case con rami di pino.
A Vienna l’albero di Natale apparve ufficialmente nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau Weilburg e molto a lungo la tradizione rimase tipica delle regioni protestanti della Germania, diffondendosi altrove solo nei primi decenni del XIX secolo. Nel dicembre del 1848, in Gran Bretagna, la rivista Illustrated London News pubblicò un’immagine della regina Vittoria (originaria della Germania), del principe consorte e dei loro bambini che a Buckingham Palace ammiravano un albero di Natale decorato con le candele.
Nello Stivale
In Italia pare sia arrivato poco dopo con la regina Margherita: era il dicembre del 1898 quando al Quirinale (allora sede della casata regnante) apparve un abete decorato di tutto punto. Ma solo negli anni Sessanta del ‘900 l’albero di Natale entrò davvero nelle case degli italiani, mentre in Francia fu importato dalla duchessa di Orléans nel 1940. In piazza San Pietro a Roma comparve per la prima volta nel Natale del 1982 per volontà di Giovanni Paolo II: era una abete donato di un contadino polacco (connazionale del Papa), che lo trasportò fino alla Capitale sul suo camion.
Paganesimo e Cristianesimo
Dunque una pianta sempreverde si è tramutata nel corso dei secoli da punto di riferimento pagano, in quanto simbolo di fertilità nelle religioni precristiane (le antiche tribù germaniche mettevano i suoi rami davanti alle case e nei luoghi pubblici durante la festa del solstizio d’inverno), a icona del Cristianesimo, legato per certi versi al peccato originale, che la Bibbia associa all’albero del Paradiso e al suo frutto tentatore (la mela); un peccato espiato nella notte del 24 dicembre con l’ingresso di Cristo, il messia, l’unto del Signore, nel mondo. L’abete è una pianta che non perde le foglie e non si spoglia in inverno quando tutti le altre sembrano morire, dunque è un segno di rinascita, di pace e di speranza perché Gesù secondo gli Atti degli apostoli è l’autentico “Albero della vita”, immortale.
Che poi ormai per molte persone sia più un appuntamento commerciale che fideistico, è evidente a tutti. Ma il fascino, l’atmosfera e quella sensazione di calore e festa restano intatti.