La morte di Gigi Riva, il 22 gennaio scorso, per le conseguenze di un malore, ha gettato nello sconforto il mondo del calcio e non solo. I funerali davanti a trentamila persone sono stati l’ultima conferma del legame indissolubile tra il campione e Cagliari. Anzi, la sua Sardegna.

Ma che nell’Isola Riva fosse il Mito è risaputo. A 46 anni di distanza dalla sua ultima partita, al Sant’Elia contro il Milan, l’attaccante è stato ricordato in tutto il mondo. Hanno parlato dell’addio a Riva in Francia, Germania e persino negli Stati Uniti. In Italia, ovviamente, la commozione ha coinvolto tutti, dal presidente della Repubblica in giù. Il campione di Leggiuno, sardo d’adozione, ha dato due gambe alla Nazionale, di cui, con 35 reti in 42 presenze, è ancora il bomber più prolifico. E’ stato anche vicecommissario della Figc dopo la gestione Carraro: in molti ricordano nei primi anni Duemila i fatti di Catania, con l’omicidio Raciti fuori dal Massimino nel giorno del derby con il Palermo e la sua ferma decisione di sospendere i campionati. Un gigante dello sport che è stato ricordato anche in città dove si pensava non potesse essere possibile, per via della rivalità con i tifosi del Cagliari. E’ il caso di Napoli, dove lo storico capotifoso partenopeo Gennaro Montuori, conosciuto come Palummella, oggi conduttore di una trasmissione sportiva di successo, Tifosi Napoletani, su Tele A, ha voluto dedicare una grande parte del programma – dedicato ovviamente al Napoli – all’attaccante del Cagliari.

Montuori, fraterno amico di Diego Maradona nei sette anni in cui fu imperatore sotto il Vesuvio, ha confidato di aver avuto da ragazzino il numero undici rossoblù come idolo. Nella trasmissione era presente anche Franco Selvaggi, attaccante di Taranto, Cagliari, Torino e Inter, che ha ricordato: “Chi in quei tempi non tifava per il Cagliari?”. Selvaggi, scoperto e lanciato in Serie A proprio da Gigi Riva e dal Cagliari, ha proseguito: “Anche quando Gigi non giocava più e venivamo a Napoli ricordo diverse centinaia di persone a sostenerci”, ha detto. “In una piazza come Napoli, molto legata agli azzurri, è difficile vedere tanta gente a sostegno del Cagliari”. E, a sorpresa, una conferma disinteressata è arrivata da Giuseppe Volpecina, campione d’Italia con il Napoli di Ottavio Bianchi nella stagione 1986/1987: “Io stesso ero tifoso del Cagliari da ragazzino e tutta quella gente che si radunava attorno ai rossoblù anche in trasferta era chiaramente legata alla presenza di Riva”. Una gigantografia del presidente onorario del Cagliari è stata realizzata all’ingresso dei Quartieri Spagnoli, cosa impensabile, a Napoli, per altri campioni al di fuori dall’inarrivabile Maradona e dai campioni degli scudetti partenopei.

E quel Ciao Gigi luminoso, con il volto del campione, sulla facciata del palazzo della Regione Liguria a Genova, è la conferma definitiva che campioni come Riva vanno oltre i colori e le rivalità. Unica nota stonata, il comportamento del manipolo di tifosi della Torres, tra i primi club a esprimere solidarietà, che a Carrara hanno lasciato il loro posto nel minuto di silenzio. Per fortuna, la settimana dopo al Vanni Sanna, hanno rimediato, scongiurando una pericolosa caduta di stile. Il ringraziamento a tutti, pubblicato in un post su Facebook dal figlio di Riva, Nicola, ricorda quanto umile fosse il padre nella vita di tutti i giorni. Fin da bambino, “ero già più che consapevole che ti avrei dovuto condividere con tante altre persone che ti volevano bene tanto quanto me. Poi un bel giorno qualcosa è cambiato, probabilmente la consapevolezza che eri stanco, che avevi dato tutto, che forse avevi bisogno della tranquillità di sentire il senso di famiglia quella che ti hanno tolto troppo presto quella che non avevi mai vissuto. Ecco egoisticamente parlando, quello è stato un regalo, anche per me, noi figli, per i tuoi nipoti e le tue nipotine e per tutti noi di casa, sapere di poterti avere tutto per noi ogni qual volta lo volessimo e renderti un po di meritato riposo”, ha scritto Nicola Riva nel post pubblicato sui social. “Ora sono qui a ringraziare la gente, perché so che l'avresti voluto fare anche tu, le persone che ti hanno ricordato, che hanno partecipato con qualsiasi gesto al tuo ultimo saluto. Mi raccontavi che quando da ragazzo andavi a casa della gente e vedevi la tua foto affianco a quella dei familiari, non avresti mai potuto abbandonarli, tradirli, ecco sappi papà che non avresti mai potuto fare scelta migliore, che siamo orgogliosi di quello che hai scelto ancor più che di quello che hai fatto come calciatore. La tua scelta papà, è stata ripagata abbondantemente sotto forma d'amore, stima, rispetto ed un posto nel cuore dei sardi che difficilmente finirà. Sarebbe bello che tu l'avessi spiegato anche ai calciatori d'oggi, che i soldi non sono tutto, che l'amore vero e sincero della gente non si può comprare a nessun prezzo ma si può guadagnare con l'onestà il rispetto, i valori, la sincerità e un grandissimo cuore. Hai amato tanto la tua gente ti hanno adottato, dato una famiglia e loro hanno amato tanto te! Ho visto tante persone piangere come se fosse andato via un figlio, un parente stretto un amico sincero”. In poche righe la sintesi dell’uomo, del padre, dell’attaccamento a una squadra e a una terra. La differenza tra i simboli e i Miti.

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