L’oro, a distanza di tre anni dal suo picco massimo, fa registrare un nuovo record storico. E potrebbe non fermarsi. All’inizio di dicembre, esattamente il 4, è arrivato alla quotazione di 2.135,02 dollari l’oncia, un livello mai toccato fino ad ora nella storia, neanche nel 2020 quando, il 7 agosto, toccò quota 2.070 dollari, senza però sfondare la soglia psicologica dei 2.100. Come si sa l’oro è uno dei beni rifugio per eccellenza e accade spesso che, in momenti di particolare turbolenza, si sia arrivati a toccare nuovi record per il metallo pregiato.

L’analisi

Il punto è capire quali sono le ragioni che hanno spinto le quotazioni così in alto e quali sono le prospettive per i mesi prossimi. Negli Stati Uniti si inizia a parlare di una fine del ciclo rialzista dei tassi d’interesse, cosa che poi potrebbe trasferirsi anche in Europa. Sia la Fed, la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, che la Banca centrale europea, di solito si uniformano nell’applicazione della politica monetaria, tanto più quando gli avvenimenti economici sono fortemente caratterizzati da elementi esterni, come guerre e tensioni geopolitiche. Proprio lo spettro della fine dei rialzi può aver inciso sui recenti incrementi del prezzo dell’oro. I dati sull’inflazione americana più recenti, così come accaduto anche in Europa, fanno pensare che i prezzi stiano calando e che nei prossimi trimestri le banche centrali decidano di ridurre il costo del denaro, spiegano alcuni analisti. Il che contribuisce anche a far scendere le valute, a iniziare da dollaro e sterline che nelle ultime settimane hanno fatto registrare un calo. Di conseguenza i rendimenti sulle lunghe scadenze potrebbero cambiare, con prospettive di calo. Tutti elementi che fanno pensare all’oro come asset su cui investire, perché non distribuisce cedole o dividendi e mantiene il suo valore.

Peraltro l’oro, in questo momento, cresce di pari passo con le azioni, asset decisamente più rischioso, ma che si abbevera della stessa linfa che gonfia i conti dell’oro, ossia la possibilità della discesa dei tassi d’interesse, che invece nel momento in cui sono in crescita fanno salire l’interesse per obbligazioni e titoli di Stato. Secondo il quadro che emerge dall’Outlook global commodities realizzato dagli analisti di Boolberg Intelligence, per il tutto il 2024 l’oro potrebbe continuare il trend rialzista fino a puntare anche “verso i 3.000 dollari l’oncia” nel caso di un ulteriore peggioramento del quadro economico globale.

Tassi più bassi

Non tutti gli analisti però concordano sul fatto che il trend ribassista delle banche centrali arrivi in fretta. Nei giorni scorsi, ad esempio, le quotazioni dell’oro sono riscese repentinamente di 25 dollari all’oncia, dopo il record storico del 4 dicembre, non appena sono apparsi sui mercati alcuni dati economici, ad esempio quelli sull’occupazione statunitense, ancora molto buoni, addirittura superiori alle previsioni. Insomma, l’economia americana tira e quindi pensare a una veloce discesa dei tassi non è così scontato. Resta però alta l’attenzione dei mercati sul sistema bancario americano, dove alcuni mini-default hanno fatto salire la soglia di attenzione. Insomma, negli ultimi giorni gli analisti si sono detti un po’ più cauti sulle ipotesi di un taglio dei tassi entro marzo 2024, cosa che mantiene alta l’attenzione sui titoli di Stato che dunque continuano a garantire rendimenti interessanti. E quindi l’attenzione verso l’oro come bene rifugio si riduce, spiegano gli analisti, anche se i prezzi sui mercati del metallo giallo restano alti.

Al contrario, non appena si diffonde una qualche notizia su un trend in calo per i tassi, l’oro riprende a correre e con lui anche le quotazioni dell’argento e di altri metalli preziosi che fungono appunto da rifugio nei momenti di turbolenza. Certamente, da inizio del 2023, l’oro ha visto salire le sue quotazioni di oltre il 15% e questo fa capire che, più passa il tempo, più si riduce la possibilità che Bce e Fed tengano alti i tassi. Il mercato, insomma, scommette che prima o poi, nel corso del prossimo anno, i tassi inizino a scendere, anche se nei giorni scorsi è stato proprio il presidente della Fed Jerome Powell a gelare tutti, affermando che ancora non ci sono le condizioni per invertire la rotta rialzista e che non bastano i segnali registrati fino ad ora.

Il trend a breve

È possibile, comunque, rilevare anche un’ondata di vendite sull’oro nei prossimi giorni, visto che dopo il record raggiunto di recente, pensare a prese di profitto, ossia inglobare i guadagni, è assolutamente possibile. Quel che è certo, invece, come rilevano anche gli analisti di Bloomberg, che per le commodities il 2024 sarà un anno di diminuzione dei prezzi verso livelli pre-pandemia dopo i rally del 2021 e 2022. L’indice Bloomberg industrial metals, dedicato proprio al settore, calato già del 10%, segnala, spiega l’Ansa, una tendenza alla “potenziale contrazione dell’economia globale”. Tra i metalli industriali, poi, si segnala il valore di 8 dollari la libbra per il rame, che potrebbe diventare 3 dollari nel corso dei prossimi mesi, così come scenderanno i prezzi di nichel (-45%), zinco (-19%) e alluminio (-10%). Uno scenario, infine, che potrebbe coinvolgere anche il petrolio: gli analisti parlano della possibilità di arrivare a 40 dollari al barile per il greggio Wti. Sarebbe una buona notizia sia per i consumatori, con la discesa del costo di benzina e gasolio, che per gli esperti di geopolitica, perché inciderebbe di sicuro su alcune nazioni in guerra, a iniziare dalla Russia.

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