Istevene Casula, il poeta che rischiò la scomunica
Nei giorni scorsi è stato pubblicato il suo libro “Una vida in poesia”: una raccolta curata dal figlio Mariano, licenziata da Sandhi EditorePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha vissuto di poesia e ha pubblicato tanti libri. Ma aveva un sogno nel cassetto: dare alle stampe una raccolta dei componimenti scritti tra il 1948 e il 2000. Istevene Casula, nato a Desulo nel 1917, è morto nel 2008. Il suo progetto editoriale vede la luce a 16 anni dalla scomparsa del poeta. Si intitola “Una vida in poesia”.
La pubblicazione è stata curata dal figlio Mariano, ingegnere 50enne che ha ereditato dal padre la passione per la poesia. «Era un suo desiderio. Disse a me a mio fratello Aurelio che gli sarebbe piaciuto vedere pubblicata un’antologia con una parte dei suoi scritti». Il volume, licenziato da Sandhi Editore, riassume in 230 pagine l’opera di Istevene Casula.
L’idea del libro
«L’idea della pubblicazione – racconta Mariano Casula – nasce in primo luogo per esaudire un suo desiderio, ma non solo. Tante persone che l’hanno conosciuto e apprezzato mi hanno sollecitato a realizzare questo volume. Nei primi anni ’50 dello scorso secolo pubblicò il libro “Poesias Varias”, nel quale erano raccolti componimenti che trattavano numerosi temi. Ce n’è una in ottave, intitolata “Critica po sa Cresia de Santa Ruge posta a cinema”, nella quale polemizza contro la decisione di usare la chiesetta di Santa Croce, in piazza Grande, come cinema. Non sopportava che un luogo di culto storico del paese venisse usato per scopi di altro tipo. Mi disse che per questa poesia venne minacciato di scomunica dalla Curia».
Cronache in rima
Istevane Casula nel 1977 ha pubblicato “Tascusì-Santa Maria de su nie”: in 46 ottave racconta in rima la storia della chiesetta che si trova nel passo montano a 1200 metri sul livello del mare. L’ultima pubblicazione, quando era ancora in vita, è un’opera che ha avuto e continua ad avere un grande successo. Si intitola “Poetas d’Ennargentu – Treghentos annos de rimas in Desulu”. «È il risultato di un’attività di ricerca condotta negli anni ‘90 – racconta Mariano Casula - avente ad oggetto la ricerca dei componimenti poetici dei poeti minori di Desulo, escludendo quelli più noti e celebrati, ovvero Montanaru e Salvatore Lay Deidda. Altre sue poesie sono state poi pubblicate nella pagine di “S’Ischiglia”».
Il nuovo libro “Un vida in poesia”
Le poesie di Istevene Casula contenute in questo ultimo libro rappresentano solo una parte della sua sterminata produzione. «Quasi tutte sono state trascritte con una macchina Olivetti Lettera 32 degli anni ’60, per tante altre ha fatto in tempo a scrivere con il computer. Ho inserito nella raccolta quelle che ho ritenuto più significative. Molte sono delle poesie epistolari. Rappresentavano un modo molto utilizzato tra gli appassionati di poesia dell’epoca per comunicare tra loro e, talvolta, anche per mettere alla prova le proprie capacità poetiche. Mio padre mi diceva che negli anni precedenti e successivi alla seconda Guerra mondiale non c’era un pastore nelle campagne che non si portasse dietro un libricino di poesie. Tra l’altro, e questo ho potuto vederlo direttamente da mio padre, grazie alla poesia sarda e alle gare poetiche erano dei profondi conoscitori della mitologia greca». Il libro contiene sonetti, undicine e decine, ottave, sestine, quartine, terzine e mutos. Le poesie sono in ordine cronologico. Si va dalle più vecchie, che risalgono al 1947, fino a quelle degli anni 2000. «Da esse – sottolinea il figlio del paeta – si può cogliere in maniera evidente il cambiamento che hanno avuto il paese e la Sardegna dagli anni ’40 fino ai tempi più recenti, evidenziando anche, con una certa malinconia, gli aspetti che hanno visto la perdita di certi valori di un tempo, ossia della Sardegna più ancestrale e antica, con anche il cambio dei comportamenti dovuti all’avvento della modernità. In generale credo che questa raccolta, come ho scritto nella premessa, possa rappresentare un omaggio a tutti quei poeti cosiddetti “minori” di Desulo. Ossia a quelli che avevano una passione sconfinata per la poesia e che, pur non scrivendo o facendolo di rado, si sono sempre interessati della poesia sarda e desulese. In questo modo hanno contribuito a diffonderla nell’intera Isola. Spero che si faccia in modo di salvaguardare questo patrimonio. Sono convinto che in paese tantissime famiglie custodiscono materiali interessanti. Sicuramente anche molte poesie di mio padre sono andate perdute, soprattutto tra quelle composte negli anni ’40 e ’50, non essendoci forse la giusta sensibilità per conservarle».
Rime e aneddoti
Istevene Casula è stato un “cronista” della vita di paese. Ha raccontato la sua comunità con la poesia. È stato un attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti. Si è cimentato anche con la poesia estemporanea. Era una sua grandissima passione. Spesso cantava in occasione delle feste di matrimonio.
«Tra gli aneddoti legati alle poesie del libro – conclude Mariano Casula – ritengo interessante quello relativo alla poesia “Consizos a una columba superba”: venne cantata in palco dal tenore di Orgosolo “Gruppo Rubanu” a Ittiri. Il cantante disse che si trattava di un loro componimento. Tra il pubblico era presente una donna di Desulo. Quando il coro scese dal palco redarguì i cantori: “La poesia non è vostra, ma di un mio vicino di casa a Desulo, si chiama Istevene Casula”. Le sue poesie erano molto note tra i desulesi, anche e soprattutto tra quelli che abitavano fuori paese».