Lo scorso marzo l’allarme è partito per “2001 F32”, un asteroide lungo oltre un chilometro transitato a circa 2 milioni di chilometri dalla Terra; per il 2022 si attende il passaggio di “2009 JF1”, il cui diametro però è di 13 metri e dunque ha una pericolosità molto bassa. La minaccia principale sarebbe il (410777) 2009 FD, che però si ritiene abbia meno dello 0,2 per cento di possibilità di colpire la Terra nel 2185. Ben prima, nel 2029, secondo gli esperti l’asteroide 99942, chiamato Apophis, 370 metri di diametro, passerà tra la Luna e il nostro pianeta, e la gravità della Terra potrebbe farlo deviare dalla normale traiettoria aumentando a dismisura le possibilità di impatto nei successivi passaggi previsti nel 2036 e nel 2068. Se cadesse sul nostro pianeta si scatenerebbe una forza distruttrice pari a circa 65.500 bombe di Hiroshima. Devastante.

L’incubo Bennu

Ma siccome le brutte notizie non vengono mai da sole, ecco che di recente la Nasa, l’Agenzia spaziale americana, ha fatto sapere che un altro corpo celeste in giro per lo spazio potrebbe cascare sulla Terra provocando danni enormi. L’asteroide in questione si chiama Bennu e, secondo i calcoli più recenti, potrebbe colpirci dopo il 2100 (si parla del settembre 2182) a fronte di una previsione iniziale che parlava del 2300. Un taglio di 200 anni. Scoperto nel 1999, è largo circa 500 metri e in grado di spazzare via un’intera grande città. Molto dipenderà dal passaggio ravvicinato previsto nel 2135, quando la traiettoria potrebbe cambiare a causa di fattori specifici tra i quali la forza di gravità del nostro pianeta.

Bennu, nome di una divinità egiziana (un uccello mitologico), è solo uno dei numerosi asteroidi che ruotano attorno al Sole e fanno parte della “Fascia principale”, quella vastissima area di “rottami cosmici” che si trova tra Marte e Giove. Ha una forma sferoidale con un diametro medio di circa mezzo chilometro, completa un’orbita in un anno e 73 giorni e nel suo viaggio nel cosmo incrocia ripetutamente la nostra piccola casa spaziale. La sonda Osiris-Rex, lanciata il 9 settembre 2016, lo ha studiato per due anni e gli si è anche poggiata sopra nell’ottobre 2020 per recuperare campioni dalla sua superficie da riportare sulla Terra (sono circa 60 grammi di materiale messi al sicuro in una capsula), dove l’arrivo è previsto per il 2023.

Un asteroide\u00A0(archivio L'Unione Sarda)
Un asteroide\u00A0(archivio L'Unione Sarda)
Un asteroide (archivio L'Unione Sarda)

Lo studio degli esperti

I ricercatori del Centro studi sui Near-Earth Object (Neo) della Nasa, guidati dall’italiano Davide Farnocchia, per calcolare il punto in cui l'asteroide si troverà nel momento della minima distanza dalla Terra nel 2135 hanno tenuto in considerazione i diversi tipi di forze che possono interagire con la sua orbita, e dunque condizionarla, mentre gira intorno al Sole. Due i periodi individuati, più o meno preoccupanti: inizialmente, come detto, il 2300, con una probabilità di impatto di circa una su 1.750 o dello 0,057 per cento; poi il settembre 2182, data ritenuta più significativa, con una probabilità su 2.700 o circa dello 0,037 per cento. La possibilità che cada sulle nostre teste è dunque molto bassa, ma l’asteroide resta comunque tra i più pericolosi tra quelli conosciuti nel Sistema solare e del resto non sono prevedibili, almeno per il momento, specifiche variabili che possano condizionarne il viaggio futuro. Primo tra tutti il passaggio ravvicinato previsto per il 2135, quando l’asteroide potrebbe subire un’alterazione della traiettoria (a causa della gravità terrestre) con effetti svantaggiosi per il nostro pianeta in un futuro remoto. Inoltre gli asteroidi quando si avvicinano al Sole si riscaldano più su un lato che sull'altro, accumulando energia che in seguito, rilasciata, causa una piccola spinta che può cambiarne la traiettoria. Si chiama “effetto Yarkovsky” e «su Bennu è equivalente al peso di tre chicchi d’uva che agiscono costantemente sull’asteroide», ha spiegato il ricercatore Steve Chesley. Questa forza «agisce su tutti gli asteroidi di tutte le dimensioni. Osiris-Rex ci ha dato la prima opportunità di misurarlo nel dettaglio nel momento in cui Bennu viaggiava intorno al Sole». Il gruppo di ricerca ha preso in considerazione anche molte altre forze con la capacità di condizionare il viaggio di questo proiettile spaziale: la gravità del Sole, dei pianeti e delle loro lune e di altri asteroidi, la resistenza causata dalla polvere interplanetaria, la pressione del vento solare e le espulsioni di particelle di Bennu.

Un asteroide sorvola la Terra in una simulazione grafica (archivio L'Unione Sarda)
Un asteroide sorvola la Terra in una simulazione grafica (archivio L'Unione Sarda)
Un asteroide sorvola la Terra in una simulazione grafica (archivio L'Unione Sarda)

Cambiare la traiettoria

Le informazioni raccolte dalla sonda saranno utilizzate anche per preparare operazioni utili a cambiare, se mai dovesse esserci bisogno, le traiettorie degli asteroidi in rotta di collisione con la Terra. Già a fine anno la Nasa ha in programma di far partire la missione Dart, che dovrà verificare la possibilità di modificare l’orbita del più piccolo asteroide del sistema doppio Didymos grazie a una collisione a circa 21mila chilometri orari e a una distanza di 11 milioni di chilometri da noi. Un’operazione che sarà ripresa in diretta dal nano satellite tutto italiano realizzato dall’Asi LiciaCube.

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