Al termine del primo film della saga Star Trek la grande nube elettromagnetica che, viaggiando verso la Terra, distrugge tutto quel che incontra sul cammino e mette a rischio la vita stessa del pianeta, svela la sua origine e la sua natura all’equipaggio della nave spaziale Enterprise, primo tra tutti al comandante James T. Kirk. La misteriosa entità aliena, che nell’incontro con gli ufficiali della nave spaziale assume le sembianze di una donna, sostiene di chiamarsi “V’ger” e di essere alla ricerca del suo Creatore. Siamo nel XXIII secolo, oltre duecento anni nel futuro rispetto ai giorni nostri. Si scopre che il fulcro della gigantesca nebulosa è la sonda Voyager, lanciata dall’Uomo due secoli prima per esplorare l’universo e tornata indietro per riunirsi a chi l’aveva ideata e costruita.

Miliardi di chilometri

Un finale fantascientifico seppure non fantasy, difficilmente credibile ma con un aggancio reale: l’invio, vero, di due sonde chiamate Voyager (la 1 e la 2) dalla base della Nasa in Florida nell’agosto (la seconda) e nel settembre (la prima) del 1977. Giusto 45 anni fa o poco più: un periodo durante il quale questi gioielli della tecnologia, a quel tempo eccellenza della capacità umane, hanno percorso miliardi di chilometri nel buio del cosmo superando limiti impensabili sino a poco tempo prima e passando vicini (per modo di dire) a pianeti mai visti così nitidamente in precedenza quali Giove (1979), Saturno (1980), Urano (1986), Nettuno (1989). Per poi sparire oltre i limiti del Sistema solare, lì dove niente era mai arrivato.

Saturno e i suoi anelli (archivio)
Saturno e i suoi anelli (archivio)
Saturno e i suoi anelli (archivio)

Un viaggio che prosegue ancora nonostante il tanto tempo trascorso e un sistema di navigazione non ai livelli delle sonde odierne (il computer di bordo dell’Apollo 11 protagonista della storica discesa dell’Uomo sulla Luna aveva una capacità inferiore a un normale smartphone odierno, per dire); eppure le basi terrestri continuano a ricevere i segnali inviati grazie a una batteria la cui vita dovrebbe essere già finita e che comunque, vista la distanza, raggiungono incredibilmente il nostro pianeta. Quasi un miracolo, anche perché nel 2019 è stato spento il sistema necessario a tenere più calda l’apparecchiatura di bordo (all’esterno la temperatura tocca i -270 gradi centigradi), che ancora funziona.

Giove e la Terra (archivio)
Giove e la Terra (archivio)
Giove e la Terra (archivio)

I pianeti

Voyager 1 e 2 sono attualmente le uniche macchine costruite dagli esseri umani ad aver raggiunto una distanza simile. Voyager 1 ha esplorato Giove e Saturno e il suo satellite Titano, poi ha proseguito verso la parte esterna al Sistema solare. Nel febbraio 1998 ha superato il suo predecessore Pioneer 10 (altra sonda lanciata verso l’esplorazione spaziale molti anni prima) diventando l’oggetto artificiale più distante dalla Terra; poi nel dicembre 2004 ha attraversato quella linea invisibile oltre la quale il vento solare è meno presente e quindi nell’agosto 2012 ha superato l’eliopausa, il confine oltre il quale quel vento solare viene fermato dal mezzo interstellare, cioè il gas e la polvere che si trovano nelle galassie.

Il Voyager e il Sistema solare (archivio)
Il Voyager e il Sistema solare (archivio)
Il Voyager e il Sistema solare (archivio)

Voyager 2 ha sfiorato Giove e Saturno ed è passato accanto a Urano (1986, la prima volta assoluta) e Nettuno (1989), oltrepassando il “terminal shock (la zona in cui il vento solare rallenta) nel 2007 e l’eliopausa nel novembre 2018, una “linea di confine” che si trova tra i 18 e i 22 miliardi di chilometri dal Sole. Si pensava che entrambe avrebbero cessato di vivere ben prima, invece si sono rivelate le esploratrici più resilienti e durature realizzate sinora mandando segnali, foto e informazioni grazie a un dispositivo al plutonio inventato nel 1965. La Voyager 1 al momento di entrare nell’eliopausa è rimasta danneggiata dall’impatto con le particelle elettricamente cariche sparate dal Sole a una velocità di 500 chilometri al secondo, ma ha consentito comunque di scoprire l’esistenza del ronzio del gas interstellare; la voce della Voyager 2 è captata da un disco di 70 metri di diametro dopo 16 ore di viaggio.

Un'immagine del Voyager (archivio)
Un'immagine del Voyager (archivio)
Un'immagine del Voyager (archivio)

Quando la fonte energetica sarà del tutto esaurita non arriveranno più informazioni. Ma vista la straordinaria longevità di queste meraviglie tecnologiche, e la loro capacità di stupire, chissà che la loro traversata dell’ignoto superi altri traguardi e, magari, vada oltre la vita dell’Uomo: il nostro pianeta è nato 5 miliardi di anni fa e ha davanti a sé un periodo altrettanto lungo, l’Homo sapiens ha fatto la sua comparsa da 200 mila anni. Un’esistenza trascurabile.

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