“Olbia non è una città particolarmente bella ma l’entrata nel porto si è rivelata molto interessante e romantica”:  è la nota che accompagna la prima foto della mostra “Toni Schneiders Sardegna 1956, il richiamo della luce” inaugurata nello Spazio Illisso di Nuoro il 28 gennaio scorso e aperta fino al 30 aprile prossimo. Lo scatto è un classico, la nave che sembra gigantesca, incombente con le sue cime ritratta dal molo dell’Isola Bianca, punto di partenza del giro nell’isola del fotografo tedesco così come era stato per tanti viaggiatori dell’Ottocento.  La mostra propone una selezione di 110 scatti fotografici realizzati tra aprile e la prima metà di maggio del 1956, e un percorso attraverso l’Isola appena prima dell’alba della rivoluzione turistica. Il ricco reportage di Schneiders, dove il mare è del tutto secondario, confluirà due anni dopo il viaggio nella pubblicazione Sardinien che farà conoscere al grande pubblico tedesco una meta ancora esotica.

Schneiders, nato nel 1920 a Urbar e morto nel 2006 a Lindau, è considerato uno dei più grandi fotografi tedeschi del XX secolo, esponente di punta della corrente Fotoform. Le sue immagini sono pubblicate in oltre 200 libri illustrati. Tra i primi a inserirsi nel genere dei reportage di viaggio, anche se le sue pubblicazioni si inseriscono più sul versante artistico che in quello della guida.

Per il viaggio in Sardegna parte con la sua auto alla fine di marzo dalla Germania e si imbarca da Civitavecchia per Olbia dove arriva sotto la pioggia. Scrive alla moglie Ingeborg dall’hotel Gallura “gestito da una nativa di Stoccarda” che offre all’ospite “una vera e ricca colazione con uova fritte”. Si trattava della madre di Rita Denza, la compianta regina di quello che è stato il più celebrato ristorante sardo oggi chiuso, che in quell’hotel gestito dai genitori è cresciuta. Ed è curioso che l’altro nome - ancora oggi noto - che ricorre nella mostra è quello di La Lepanto ad Alghero, un altro luogo storico della gastronomia isolana.

La prima tappa è in Barbagia, e Schneiders aveva scelto con cura le date. Passa per Nuoro, dove fotografa la casa di Grazia Deledda e il rione di Santu Predu. Approda quindi a OIiena in tempo per i riti della Settimana Santa.  Tra S’Incontru e gli scorci del paese spicca un bellissimo ballu tundu in piazza che nella sua essenzialità restituisce tutto il senso del rito comunitario. Le foto sono accompagnate dalle descrizioni (anche tecniche) e i racconti fatti alla moglie nelle lettere inviate dagli alberghi e dalle locande dove emerge la sorpresa per la grande ospitalità isolana. “Ovunque – racconta – siamo stati accolti dalla popolazione in modo molto amichevole”.

Orgosolo nelle foto di Toni Schneiders in mostra (Foto De Roberto)
Orgosolo nelle foto di Toni Schneiders in mostra (Foto De Roberto)
Orgosolo nelle foto di Toni Schneiders in mostra (Foto De Roberto)

Prosegue poi con Orgosolo e i suoi abitanti che descrive come molto riservati ma cordiali. “Sulle montagne vivono ancora molti banditi – scrive – ma non fanno nulla contro gli stranieri. L’intero banditismo si basa su liti familiari e faide di sangue. Solo gli uomini che hanno un omicidio sulla coscienza vanno sopra i Monti (nel Supramonte). A Orgosolo ho scattato delle foto e credo di averne fatte di belle, sebbene le donne e anche la maggior parte degli uomini scappano quando ti vedono con la macchina fotografica in mano”. Arrivano invece da Orune e da Desulo alcuni intensi ritratti.

Ad Alghero Schneiders resta colpito dal fascino della città e dal suo essere “altra” rispetto al resto dell’Isola anche nei volti: “Le donne di Alghero sono diverse dalle altre donne della Sardegna”. A Cabras dal villaggio dei pescatori ritratti mentre realizzano le nasse in attesa che passi la tempesta: “C’era una vita vivace e ho potuto scattare molte foto. Credo di aver fatto degli ottimi scatti. Persino da questa gente poverissima siamo stati rifocillati con caffè e vino”. A Cagliari, tra gli scatti più belli la processione di Sant’Efisio, a Codrongianos l’immagine della basilica di Saccargia scelta per la locandina della mostra, in Gallura i graniti di Aggius e di San Pantaleo, con l’ormai celebre piazzetta del borgo, allora poverissimo e oggi tappa chic della vicina Costa Smeralda. Ma un’idea Toni Schneiders se l’aveva già fatta dopo tre giorni: “Mia cara, cara Ingeborg, la Sardegna è più affascinante e bella di quanto potessi immaginare”.

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