Il magistrato e il frate francescano, un’amicizia nel segno di Padre Pio. Giovanni Maria Tamponi è scomparso il primo febbraio scorso all’età di 91 anni. Dal 1998 aveva lasciato la magistratura e si era dedicato alla famiglia, al volontariato e alla scrittura: ha dato alle stampe la biografia di Fra’ Nazareno, morto, in concetto di santità, nell'anno 1992.

Giovanni Maria Tamponi con fra' Nazareno\u00A0(foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi con fra' Nazareno\u00A0(foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi con fra' Nazareno (foto concessa da Giuseppe Tamponi)

Il giudice Tamponi e il frate divennero amici negli anni 70, quando il magistrato (nato a Calangianus, laureato a Sassari), dopo l’ingresso in magistratura il 10 aprile del 1959 e le prime esperienze lavorative a Roma e a Lanusei per 12 anni), fu “applicato” alla Pretura di Pula, il paese natale di Fra’ Nazareno. A presentarli, nel 1971, fu una comune conoscente: da quel primo incontro nacque giorno dopo giorno una lunga amicizia, fatta di colloqui quasi quotidiani.

Giovanni Maria Tamponi (foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi (foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi (foto concessa da Giuseppe Tamponi)

Ad avvicinare sul piano spirituale le due personalità molto forti è stato soprattutto il fatto di aver conosciuto entrambi Padre Pio da Pietrelcina, il futuro San Pio, considerato da molti uno dei santi più grandi del XX secolo. Fra Nazareno confidò al giudice Tamponi che l’incontro con padre Pio aveva indirizzato il suo «cammino vocazionale cominciato anni prima». 

«Mio padre», rivela oggi Giuseppe Tamponi, uno dei quattro figli del giudice, «aveva cercato e "trovato" in Padre Pio, un contatto con il sovrannaturale, che avrebbe impresso una svolta alla propria esistenza, tanto da divenire, egli stesso, alcuni anni dopo (nel 1966), figlio spirituale del Frate di Pietrelcina».

GIovanni Maria Tamponi con Padre Pio (foto concessa da Giuseppe Tamponi)
GIovanni Maria Tamponi con Padre Pio (foto concessa da Giuseppe Tamponi)
GIovanni Maria Tamponi con Padre Pio (foto concessa da Giuseppe Tamponi)

Era stato proprio padre Pio a suggerire al giudice Tamponi, magistrato molto apprezzato oltre che per la preparazione giuridica, anche per le sue doti umane, di avvicinarsi a Fra Nazareno: «In lui troverai un altro riferimento spirituale, questa volta vicino alla tua famiglia e non a Pietrelcina», disse San Pio al magistrato.  

E così fu. Il giudice e il frate cappuccino divennero amici, confidenti, fratelli nella spiritualità. Entrambi fecero affidamento l’uno verso l’altro per tutta la vita, in un rapporto quotidiano.

A unire ancora di più il giudice e il frate cappuccino è stato poi un progetto portato avanti insieme. Alla fine degli anni '80, Fra’ Nazareno incaricò Giovanni Maria Tamponi e un altro amico, Giovanni Caria, titolare di un box di formaggi nel mercato san Benedetto di Cagliari e anche lui scomparso da qualche anno, di avviare la costruzione di una Chiesa nel terreno vicino a Is Molas, donato dalla sorella del frate, Emanuela, all'Ente Provincia dei Frati Cappuccini e concesso in usufrutto allo stesso Fra’ Nazareno.

Fu il primo passo verso la realizzazione di ciò che oggi è conosciuto come il Santuario della Madonna della Consolazione, accanto al quale, in seguito, sarebbe sorto anche il Convento dei Frati Cappuccini.

Se Giovanni Caria si occupò di seguire i lavori, Giovanni Maria Tamponi seguì la parte burocratica, dalla donazione dei terreni siglata davanti a un notaio, sino ai permessi edificatori, in ossequio al mandato di Fra’ Nazareno prima e dei Frati Cappuccini poi. «Ho dimestichezza più con la carta che con la terra», amava dire il giudice.

L'edificio della Chiesa era ormai quasi del tutto terminato, nel 1992, quando, il 29 febbraio, morì di Fra Nazareno. Un fatto che ebbe risonanza non solo a Cagliari ma in tutta la Sardegna ed anche oltre, attirando, prima nella camera ardente e poi ai funerali, migliaia di persone che lo avevano conosciuto e che erano la testimonianza tangibile e vivente del suo apostolato.

Fu a questo punto che il magistrato decise di raccontare in un libro, scritto quasi di getto tra l'estate e l'inverno del 1992, la sua esperienza con Fra Nazareno. Il libro si chiude con il racconto, drammatico e inedito, degli ultimi 34 giorni di vita del frate di Pula, scomparso a causa di un tumore nell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Negli ultimi giorni della vita Fra Nazareno comunicava soltanto attraverso foglietti scritti di suo pugno, che consegnava all’amico fidato Giovanni Caria. Nessun testamento spirituale, ma semplici pensieri riportati dal giudice nel suo libro, pubblicato dalla casa editrice "Velar" nel febbraio del 1993, in concomitanza con la traslazione della salma di Fra’ Nazareno dal cimitero di Bonaria, a Cagliari, alla Chiesa, ormai terminata, che sorge sul terreno situato nei pressi del bivio per "Is Molas". Un grande successo editoriale: ventimila copie vendute, Giovanni Maria Tamponi  sin dalla prima pubblicazione, donò tutti i proventi della vendita ai Frati Cappuccini, perché fossero destinati a beneficio dell'Opera voluta da Fra' Nazareno.

Giovanni Maria Tamponi e fra' Nazareno\u00A0(foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi e fra' Nazareno\u00A0(foto concessa da Giuseppe Tamponi)
Giovanni Maria Tamponi e fra' Nazareno (foto concessa da Giuseppe Tamponi)

E nel libro compaiono soprattutto le testimonianze di chi fin da subito ha sostenuto che Fra Nazareno, il frate famoso per regalare una caramella a tutti i fedeli che incontrava, avesse vissuto da santo, miracoli compresi. Racconti che sono alla base del processo di beatificazione in corso.

Fu Giovanni Maria Tamponi a occuparsi anche della traslazione della salma del frate dal Cimitero di Bonaria alla Chiesa di “Is Molas”, una tumulazione cosiddetta “privilegiata” che richiedeva, oltre al parere del sindaco di Pula, dell’Arcivescovo della Diocesi di Cagliari e ad altri adempimenti, il benestare e l’autorizzazione finale del Ministero della Sanità. Proprio in questi giorni i poveri resti del frate sono stati esaminati attraverso l’istituto canonico della ricognizione come prevede il processo che conduce alla beatificazione e poi sono stati trasferiti nella nuova tomba realizzata nel Santuario di Is Molas. La sua casa, la casa di un prossimo santo.

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