Il Dna “creativo” di Leonardo riemerge dopo sette secoli
Individuati almeno sei discendenti del “Genio”. I loro tratti genetici comparati con quelli di alcuni familiari dell’artista sepolti nella chiesa di VinciPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ventuno generazioni coinvolte e 400 persone per uno studio che permetta di individuare il Dna di Leonardo da Vinci. Uno studio ciclopico che viene raccontato in un libro appena pubblicato, “Genìa Da Vinci”, del leonardista Alessandro Vezzosi e della storica Agnese Sabato, presentato nei giorni scorsi a Firenze e pubblicato dalla casa editrice Pontecorboli con il sostegno della Richard Lounsbery Foundation.
Lo studio si basa sulla ricerca dei discendenti di Leonardo da Vinci che va avanti da circa trent’anni, attraverso l’individuazione del cromosoma Y condiviso da sei persone che provengono dal ceppo genetico del padre e del fratellastro, Domenico Benedetto, del genio toscano (figlio naturale del notaio Piero e di Caterina, mai sposata dal padre di Leonardo, su questa figura è da suggerire la lettura del libro “Il sorriso di Caterina”, di Carlo Vecce, edito da Giunti).
L’obiettivo
Cinque sono ancora in vita. Il più giovane ha poco più di 40 anni e lavora come impiegato statale, mentre il più anziano ha 90 anni e un altro invece è scomparso. Nessuno di loro proviene da Vinci, il paesino dove nacque il Genio del Rinascimento, ma sono tutti residenti in Toscana, alcuni in centri vicini, come Lastra a Signa e Montelupo Fiorentino. Uno vive invece a Forte dei Marmi. Attraverso loro si cercherà di ricomporre il Dna di Leonardo, per ricomporre non solo le vicende familiari del Genio ma anche i luoghi legati al genio del Rinascimento. “Il nostro obiettivo nel ricostruire le vicende familiari dei Da Vinci fino ai nostri giorni, valorizzando e salvaguardando i luoghi legati a Leonardo, è finalizzata alla ricerca scientifica sul suo Dna - afferma Vezzosi, uno degli autori del libro e della ricerca - attraverso il recupero, potremo comprendere le radici biologiche della sua straordinaria acutezza visiva, della creatività e, forse, anche della sua salute e le cause della sua morte”.
Il lavoro non è stato e non sarà facile. Bisogna coprire un arco temporale di sette secoli con un albero genealogico che risale al 1331 e si perde poi nel tempo, con anche alcuni rami familiari che si sono estinti, e l’analisi di circa 21 generazioni e oltre 400 soggetti. Gran parte del lavoro è stato fatto anche attraverso fonti e documenti d’archivio, con l’individuazione di una quindicina di discendenti maschi (l’ultimo nato nel 2020), appartenenti alla linea diretta patrilineare, importanti dunque per lo studio del cromosoma Y.
Le analisi
Su sei di loro sono state effettuate con successo analisi comparative del Dna. A realizzare questa parte della ricerca sono stati David Caramelli (presidente del Sistema museale dell’Università di Firenze e coordinatore del progetto per gli aspetti antropologici e molecolari) e l’antropologa forense Elena Pilli, capitana in congedo della riserva del Ris di Roma. Le analisi hanno confermato la continuità genetica nelle persone individuate come discendenti della famiglia Da Vinci. Anche se, ulteriori elementi e una definizione più precisa dello studio potrebbero arrivare da un confronto tra il Dna dei discendenti individuati e ancora in vita e i resti conservati in una sepoltura familiare individuata nella chiesa di Santa Croce, proprio nel borgo di Vinci, dove sono stati avviati scavi archeologici in collaborazione con l’Università di Firenze. Secondo alcuni studi, nella cappella potrebbero aver trovato sepoltura alcuni parenti di Leonardo, dal nonno ai fratellastri.
Gli scavi
Gli antropologi Alessandro Riga e Luca Bachechi hanno individuato una prima tomba e recuperato frammenti ossei sottoposti all’esame del radiocarbonio per arrivare a una datazione certa. Allo stesso tempo sono state avviate anche indagini paleogenomiche su un altro reperto. Le analisi preliminari condotte dallo stesso Caramelli e da Martina Lari, antropologa molecolare, dicono che il frammento appartiene a un individuo di sesso maschile. “Sarà necessario svolgere altre analisi più approfondite che ci consentiranno di valutare se il Dna estratto dal reperto è sufficientemente preservato - osserva David Caramelli - e poi, in base ai risultati ottenuti eventualmente procedere con le analisi dei frammenti del cromosoma Y per una comparazione con gli attuali discendenti. Comunque dovremmo acquisire ulteriori campioni e cercare di avere informazioni su possibili altre sepolture di parenti in linea maschile di Leonardo”. Quello a cui vorrebbero arrivare gli studiosi è individuare nel Dna di Leonardo alcuni tratti biologici di grande interesse per la storia del genio del Rinascimento: per esempio, sapere che era mancino, che aveva una certa percezione visiva, come si alimentava, quali erano le sue predisposizioni sanitarie fino anche ad arrivare a definire il suo aspetto fisico. “Potremmo comprendere - sottolinea Vezzosi - le radici biologiche della sua straordinaria acutezza visiva, della creatività e, forse anche della salute e le cause della morte”.
I discendenti
Tra i discendenti quasi certi individuati dai recenti studi su Leonardo da Vinci, tutti hanno un tratto in comune: la creatività. Come è stato raccontato di recente da alcune testate nazionali, uno di loro, di professione tappezziere, ha realizzato un letto per Vladimir Putin e altri per i figli gemelli di George Clooney. L’artigiano si chiama Mauro Vinci, ha 79 anni, ed è uno dei discendenti, certificati per Dna, del genio toscano.
Dalmazio Vinci, 89 anni, invece, ha inventato di tutto, anche se non ha mai ottenuto un brevetto sulle sue iniziative, tra cui si annoverano telecamere da montare sull’auto (quando ancora nessuno ci pensava, mentre oggi sono la normalità) e anche una partecipazione a una trasmissione condotta da Paolo Bonolis dal titolo esplicativo e, in questo caso, certamente azzeccato: “I Cervelloni”. Gianni Vinci, 67 anni, ha lavorato per diversi anni nell’ufficio tecnico del comune di Montelupo Fiorentino. Milko Vinci, 48 anni, ha la passione per la meccanica e lo smontaggio e rimontaggio di strumenti, auto, elettrodomestici, fin da quando era solo un ragazzino. Infine, Bruno Vinci, 81 anni, metalmeccanico diplomatosi già a sedici anni è stato imbarcato, da militare, sul cacciatorpediniere più nuovo della Marina. Insomma, non si può certo dire che il sangue che scorre nelle vene dei discendenti di Leonardo non metta in rilievo anche la loro abilità nel progettare e manipolare le macchine. Così come il loro avo.