Il cammino è accoglienza, condivisione e fede. Tre parole che hanno fatto da cornice al Cammino di Bonaria, ripetuto quest’anno da Antonello Menne, Francesco Calledda (Zigheddu), Arcangelo Puddori e Luca Dettori, quattro dei soci fondatori dell’associazione che porta il nome del percorso religioso dedicato alla patrona massima della Sardegna. A 24 mesi dalla prima volta in cui la basilica di San Simplicio a Olbia è stata unita idealmente a quella di Bonaria a Cagliari in un percorso ideato e promosso da Antonello Menne (avvocato originario di Orotelli e residente a Milano che ha voluto così riavvicinarsi ancora di più alle proprie radici barbaricine attraverso un viaggio lungo le contrade sarde), il pellegrinaggio si è ripetuto con l’obbiettivo di mettere a disposizione degli appassionati sardi dei cammini religiosi un nuovo percorso. Un tragitto che mette insieme due punti importantissimi della cristianità in Sardegna: San Simplicio e Bonaria, quest’ultima punto di arrivo e luogo che dà il nome al cammino proprio in quanto dedicato alla patrona massima della Sardegna.

La condivisione

Il viaggio (che peraltro Menne ha iniziato da Padova in onore di Sant’Antonio e proseguito verso Assisi, per San Francesco, prima di approdare nell’Isola) è stato un successo e un crescendo di passione e condivisione dell’iniziativa. Intorno al cammino, che i parroci stanno iniziando a conoscere e apprezzare, monta un interesse sempre maggiore. Lo dimostrano anche i tanti amici dell’Associazione Cammino di Bonaria che hanno accompagnato i quattro pellegrini, dai componenti dell’associazione Su Golostiu di Bitti, fino a coloro che, partiti da Orotelli e da Nuoro, hanno voluto condividere l’ultimo tratto del percorso.

Il tracciato migliora di tappa in tappa: sono state individuate nuove alternative, sentieri più agevoli e una divisione di tappe che va incontro anche alle necessità dei pellegrini che dalla partenza all’arrivo hanno necessità di accoglienza per dormire, mangiare, raccogliersi nel loro percorso di riflessione e distacco momentaneo dal quotidiano. Un modo per ripercorrere i passi dei sardi che nel Medioevo andavano dal nord al sud dell’Isola e potevano contare solo sulle loro gambe e sulla provvidenza, che si manifestava nell’accoglienza nei borghi dell’Isola.

Così è anche oggi. Gli “hospitaleri” (per utilizzare una parola che ormai fa parte del vocabolario dei pellegrini moderni, in onore forse del cammino più famoso, quello di Santiago de Compostela) hanno mostrato grande entusiasmo. È stato un confronto continuo e proficuo quello tra i quattro pellegrini del Cammino di Bonaria e gli operatori che li hanno ospitati: non semplice ricettività, ma scambio, racconto dei luoghi dei borghi, delle aree di interesse come accaduto a Romanzesu a Bitti oppure ad Alà dei Sardi. Tutto serve per far crescere l’iniziativa. Ad Alà dei Sardi, “ci ha accolto la signora Lia, che gestice un B&B proprio all’ingresso del paese – ha scritto Antonello Menne nel suo diario su Facebook – Lia ha voluto raccontarci alcune storie di questo borgo ed è rimasta molto colpita dal nostro proposito di raggiungere a piedi la Madonna di Bonaria a Cagliari. “Voglio farvi vedere una chiesa importante, seguitemi…”. Siamo saliti sulla Fiat Panda e ci ha portato a visitare il santuario di San Francesco d’Assisi alla periferia del paese”. Intorno a questo santuario c’è una leggenda che riguarda gli antichi abitanti del borgo in provincia di Sassari, così come i tanti santuari campestri della nostra Isola. Ogni luogo ha una sua storia che il Cammino valorizza nel suo passaggio. Dal sito nuragico di Romanzesu, dove è stato ritrovato un’antica bissaccia di un pellegrino di migliaia di anni fa, al santuario di San Francesco di Lula, fino al Redentore. E in Cattedrale a Nuoro, il giovanissimo vice parroco don Giovanni Cossu, ha voluto ricordare don Cabiddu e don Menne, due preti a cui la diocesi di Nuoro e la parrocchia di Santa Maria della Neve deve tanto. 

L'arrivo a Bonaria (foto concessa)
L'arrivo a Bonaria (foto concessa)
L'arrivo a Bonaria (foto concessa)

Persone e paesi

Sono le persone che fanno un cammino: a Orotelli, la comunità ha riservato una grande accoglienza ai pellegrini. Antonello Menne era atteso ancora una volta come un figlio a cui il paese rende un tributo di amore e coinvolgimento. Energia che poi è servita per continuare il cammino verso Sedilo, Fordongianus e poi la Marmilla, con sosta a Usellus, Sini e Baradili. Paesi piccolissimi ma veri scrigni della storia dell’Isola dove molti giovani, come Susanna Atzori, hanno deciso di tornare e reinvestire sulle ricchezze del territorio. A Lunamatrona, il parroco don Francesco ha accolto i pellegrini con un sorriso sincero. “È rimasto a bocca aperta quando gli abbiamo raccontato il nostro percorso e proposito di arrivare a Bonaria. Ne è nata una bellissima discussione, ha voluto farci visitare la chiesa con un retablo del 1500. Abbiamo parlato della chiesa di Papa Francesco nella quale si ritrova e per la quale occorre fare ogni sforzo”, ha scritto ancora Antonello Menne. Una chiesa che si apre, che va incontro ai pellegrini. Forse la stessa folgorazione di una signora che, fermandosi con l’auto, voleva offrire anche semplicemente del pane ai “viandanti” di Bonaria. 

I pellegrini a Sini con Susanna Atzori (foto concessa)
I pellegrini a Sini con Susanna Atzori (foto concessa)
I pellegrini a Sini con Susanna Atzori (foto concessa)

La crescita

Il cammino è già una piccola realtà. Ha necessità di crescere e i prossimi passi nella costruzione del tracciato saranno importanti. Ma l’entusiasmo di don Antonio Tamponi, parroco di San Simplicio a Olbia, e dei padri Mercedari a Bonaria, manifestato anche nell’accoglienza riservata ai pellegrini all’arrivo da padre Franco Podda sul sagrato della chiesa, sono già il segno che Cammino di Bonaria sta costruendo la sua identità. Un viaggio nella Sardegna dell’accoglienza vera: tanta storia e tanta umanità al servizio dei pellegrini.

© Riproduzione riservata