Il bottino dei pirati è da far girare la testa: 705 milioni di euro all’anno in romanzi, testi scolastici o per professionisti, libri per bambini, manuali di cucina, guide di viaggio, audiolibri, ebook, riviste, fumetti, quotidiani e molto altro. E tutto questo solo in Italia.

A tanto ammonta il mercato nero dell’editoria, terra di conquista per delinquenti professionisti, ma anche, purtroppo, per i cittadini qualunque, spesso disinformati sui danni e i reati compiuti nel leggere, acquistare o scaricare la copia abusiva di un testo coperto da diritto d’autore.

Ma in realtà c’è molto di più. Se si allarga infatti lo sguardo a tutta la filiera editoriale, considerando quindi anche l’indotto, il conto in rosso per l’Italia sale a 1,75 miliardi di euro e 12.000 posti di lavoro persi. 

Vertice d’emergenza

Il bilancio poco confortante lo ha tracciato l’istituto di ricerca Ipsos per conto dell’Associazione italiana editori (Aie) sottolineando soprattutto la scarsa consapevolezza degli italiani sulla gravità di comportamenti che in molti considerano veniali. L’ultima indagine condotta nel nostro Paese delinea tra l’altro i contorni di un fenomeno tanto grande quanto sfuggente in tutta la sua gravità agli occhi delle autorità. La pirateria continua infatti ad avere un peso drammaticamente rilevante per il settore, sottraendo agli editori più di un quarto del valore complessivo del mercato (il 28%, calcolato al netto di editoria scolastica ed export). Inoltre, gli atti di pirateria stimati in un anno sono 108,4 milioni, quasi 300mila ogni giorno.

Il quadro complessivo è stato presentato dal presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli durante un vertice organizzato da “Gli Editori”, l’accordo di consultazione tra Aie e la Federazione italiana editori giornali (Fieg). a cui hanno partecipato anche il sottosegretario del ministero della Cultura Lucia Borgonzoni, i presidenti di Aie e di Fieg, Innocenzo Cipolletta e Andrea Riffeser Monti, Benedetta Alessia Liberatore, direttore della Direzione per i Servizi Digitali dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), Gaetano Cutarelli, comandante del Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, Salvatore Sica, presidente Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore e Mauro Tosca, responsabile antipirateria Aie.

I numeri

Tuttavia l’aspetto di maggior rilievo e anche quello più inquietante e innegabile: i pirati sono tra noi. Anzi (chi più, chi meno) almeno una volta tutti o quasi sono stati probabilmente uno di loro. 

«Pirata libri a stampa, digitali e banche dati il 31% della popolazione sopra i 15 anni, il 78% degli studenti universitari, il 49% dei professionisti (commercialisti, medici, avvocati, notai, architetti, geometri, ingegneri, consulenti del lavoro)», spiegano gli autori della ricerca. «La conseguenza è una perdita di posti di lavoro per il settore editoriale pari a 4.900 unità, che diventano 12.000 conteggiando anche l’indotto. In termini economici, la perdita per il sistema Paese è di 1,75 miliardi di euro, con 298 milioni di mancate entrate per il fisco».

Soluzioni

Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aie, conferma le difficoltà di un settore attaccato da più fronti: «L’editoria italiana vive un contesto economico difficile, caratterizzato da costi in crescita solo in minima parte compensati dagli aumenti del prezzo di copertina, mentre gli stimoli alla domanda presenti gli anni scorsi non sono più presenti o sono stati ridimensionati. In questo quadro, la perdita di un quarto del valore potenziale delle vendite a causa della pirateria è un costo insostenibile che ha ricadute sul numero delle aziende che non riescono più ad andare avanti, sull’occupazione, sui compensi degli autori». 

Il rappresentante degli editori traccia la via: «Nel 2023 vediamo primi segnali di riduzione degli atti di pirateria, ma i fattori che possono influire sono tanti e non parlerei ancora di tendenza consolidata. Istituzioni e forze dell’ordine hanno fatto molto negli ultimi anni e questi dati devono spronare noi tutti a fare ancora di più e ancora meglio. Riteniamo poi fondamentale il lavoro di sensibilizzazione dei cittadini: si conferma alto il numero di persone che ritiene poco grave questo fenomeno e comunque si dice certo che i colpevoli non saranno puniti».

Collaborazione collettiva

Il traguardo però potrà essere raggiungibile solo con l’aiuto di tutti i cittadini. Ecco perché il numero uno della Fieg, Andrea Riffeser Monti, punta il dito sulla sensibilizzazione degli italiani. «La pirateria delle opere dell’ingegno è un tema centrale per tutta l’industria dei contenuti editoriali. L’evoluzione economica e tecnologica rappresenta oggi la sfida più complessa per le autorità impegnate a contrastare il fenomeno: in tal senso, la collaborazione avviata dalla Fieg con la Guardia di Finanza, unitamente agli strumenti di contrasto introdotti dalle procedure Agcom, sono la migliore garanzia per una piena consapevolezza del fenomeno, anche nei suoi risvolti di diretta responsabilità giudiziaria, oltre che per il suo più efficace contrasto».

Sì, Riffeser Monti è convinto che la chiave del problema passi inevitabilmente dalla consapevolezza collettiva: «Bisogna rendere impossibile, nei confronti di chi fa business sui contenuti illegali, nascondersi dietro l’anonimato della Rete: le persone devono essere consapevoli che stanno commettendo un illecito e devono sapere che per questo possono essere punite. I fenomeni di pirateria digitale contribuiscono al crescente e generale impoverimento delle imprese editoriali, ma vi sono rischi anche per i lettori che, in assenza di contenuti informativi di qualità, saranno sempre più esposti a fake news e disinformazione online».

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