Ottanta anni e un segno indelebile nella storia: il D-Day, “il giorno più lungo”, o semplicemente “il giorno”, segna il punto di svolta della Seconda guerra mondiale, con l’ingresso delle forze alleate in Europa e l’inizio della fine dell’era nazista. La storia non si fa in un giorno, insegnano gli analisti, ma di sicuro il 6 giugno 1944 e lo sbarco in Normandia rappresentano una pietra miliare su cui si sono costruiti gli equilibri del mondo occidentale arrivati sino ai nostri giorni. L’Operazione Neptune, inserita nella più ampia Overlord, rappresenta forse la più grande azione militare di tutti i tempi: le forze anfibie americane, inglesi e canadesi, col supporto logistico della resistenza francese, sbarcano sul litorale affacciato sulla Manica, la porta occidentale dello scacchiere imperialistico della Germania di Hitler.

Lo sbarco dall’Oceano

Azione gigantesca che prende il via durante la notte: settemila navi si riversano sulle coste della Normandia, facendo sbarcare dalle prime ore dell’alba circa 150mila uomini. Operazione drammatica: le batterie di difesa tedesca, pur sorprese da un’azione immaginata più a nord, nella zona di Calais, ingaggiano battaglie durissime con i soldati alleati esposti al contrattacco per via delle ampie spiagge senza riparo della costa normanna. Lo scontro più aspro avviene a Omaha Beach (il nome in codice scelto dagli americani, evocato anche dal film Salvate il soldato Ryan), dove i nazisti riescono in qualche modo a contrastare e rallentare l’offensiva arrivata dal mare, mentre altre incursioni alleate trovano linee tedesche più deboli. In quei feroci combattimenti davanti al mare cadono diecimila uomini, ma le forze statunitensi e inglesi riescono ad aprire una breccia nel fronte nazista, segnando un punto di non ritorno nell’esito del conflitto mondiale.

Estate di battaglie

La Battaglia di Normandia è però ben più lunga e attraversa l’estate del 1944, concludendosi soltanto il 25 agosto, quando le forze di liberazione conquistano tutta la parte nordoccidentale della Francia e arrivano a Parigi. Il conto per le forze alleate è pesantissimo: si registrano 220mila “perdite”, tra i tantissimi morti, i feriti e i prigionieri. Tra le vicende più drammatiche di quei giorni spiccano i brutali scontri di Caen, capoluogo della bassa Normandia: i testimoni raccontano di una città in fiamme per undici giorni, investita da 250mila tonnellate di esplosivo, l'80 per cento degli edifici viene raso al suolo. Muoiono migliaia di abitanti: una parte della popolazione riesce a mettersi in salvo grazie alla presenza di tantissime abbazie nelle campagne circostanti. In quei giorni di combattimenti furiosi i nazisti portano a compimento l’ennesimo folle eccidio: il 10 giugno una divisione corazzata delle Ss stermina un intero paese, Oradour sur Glane, nella nuova Aquitania, a sud della Normandia: vengono trucidati in poche ore 642 civili, tra cui oltre duecento bambini. Un massacro a più riprese, con sventagliate di mitra e il lancio di micidiali ordigni. Tragedia colossale che spazza via per sempre un borgo di cui restano – tuttora – solo le macerie, ricordo indelebile della follia nazista.

La corsa verso Parigi

Le forze alleate riescono a prendere il sopravvento e mettersi in marcia verso Parigi, uno degli obiettivi dell’operazione Overlord. Dopo sei giorni di combattimenti nelle strade della capitale, complice l’insurrezione della resistenza francese, il 25 agosto americani, inglesi e canadesi prendono il controllo della città, costringendo i tedeschi a una ritirata disordinata. La conquista di Parigi, arrivata un paio di mesi dopo la liberazione di Roma (4 giugno), è un tassello granitico nell’evoluzione della guerra che nei mesi successivi vedrà il definitivo tracollo tedesco.

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