Se c’è un “usato sicuro” quello è solo lui: Michele Foresta, in arte il mago Forrest. Pilastro unico del programma, senza il suo estemporaneo e corrosivo sarcasmo, GialappaShow (terza edizione da poco andata in archivio) non sarebbe quello straordinario successo che da due anni è. E’ fuori scala il mago Forrest, senza di lui non avremmo riso allo stesso modo. Per carità, la serie “doc-doc” con quel ritornello “chi è”, in cui Alessandro Betti interpreta il ruolo di un dottore che per colpa di un incidente ha perso la memoria e non ricorda più nulla del suo mestiere, mettendo in serio pericolo i suoi pazienti, è esilarante. E anche la parodia di Aurelio De Laurentiis (alias Max Giusti), un uomo dai modi bruschi che racconta aneddoti della sua vita assolutamente incredibili, è un altro pezzo da Novanta. Corrosivo anche nei panni di uno sboccatissimo Alessandro Borghese nelle scene tagliate da “Quattro Ristoranti” il ritorno di Giusti è in grande stile, già cult. Due scelte vincenti dei due Gialappa’s Marco Santin e Giorgio Gherarducci.

Il lato glamour è stato nella co-conduttrice che cambiava a ogni puntata: come è stato per le precedenti edizioni, anche in questa terza ogni puntata ha visto una diversa co-conduttrice al timone. E forse solo due sono state davvero all'altezza del ruolo. Eccezion fatta per le bravissime Alessia Marcuzzi ed Elisabetta Canalis, infatti, le altre non sono state così all’altezza. I motivi sono diversi.

Ci vuole talento per rileggere l'attualità, tuffarsi nel politicamente scorretto col sorriso, per scommettere sulla comicità d'autore, puntando su un veterano (e bravissimo) come Ubaldo Pantani. Nel mondo della Gialappa’s tutto è consentito, tutto funziona come un meccanismo a orologeria e tutto appare naturale. Loro hanno segnato senza dubbio più di una generazione con la loro ironia intelligente e caustica, che difficilmente trova sfogo altrimenti. Almeno in tv. Ne avevamo bisogno. E adesso che anche la terza stagione è andata in archivio, già ci manca.

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