Il campionato è appena terminato, ma il mercato scuote già la Serie A. Subito, inatteso per celerità, si registra un tumultuoso valzer di panchine che, prima della conferma di Leonardo Semplici, ha lambito pure il Cagliari.

Ribaltone Inter. Fa, più di tutte, notizia l’addio di Antonio Conte all’Inter. L’ingaggio multimilionario del tecnico leccese non era più sostenibile per la proprietà cinese, che da tempo ha annunciato una sorta di spending review interna. Così Suning ha pensato bene di salutare colui che dopo undici anni ha riportato nella sponda nerazzurra di Milano lo scudetto e di affidarsi a un giovane emergente. L’alternativa, infatti, è stata subito trovata: dal cilindro di Giuseppe Marotta, direttore generale di esperienza e pieni poteri, è uscito fuori Simone Inzaghi, che pareva essersi accordato con il presidente laziale Claudio Lotito per un prolungamento e che invece, nottetempo, si è accasato con l’Inter. L’addio di Inzaghi alla Lazio segna la fine di un legame ultradecennale, che ha permesso alla società capitolina di ritornare a giocare in Champions League e di inserirsi nella lotta scudetto, come accaduto due stagioni fa.

Allegri torna bianconero. Dopo due anni c’è invece chi ritorna dove aveva lasciato. Peccato sia però il luogo dove ha vinto di più e dove si è tolto le soddisfazioni maggiori. Il ritorno di Massimiliano Allegri alla Juventus è cosa fatta: nell’ultimo giovedì di maggio la Signora e il tecnico livornese si sono giurati di nuovo amore, con un contratto di 4 anni a 9 milioni lordi a stagione (7 milioni netti). Il calcio, insomma, non si smentisce mai. Perché la Juve, dopo la conquista della Coppa Italia e la qualificazione Champions aveva aperto alla conferma di Andrea Pirlo, che invece è stato prima troppo frettolosamente lanciato in prima squadra - dopo l’esperienza non certo appagante, seppur vincente, con Maurizio Sarri - e poi, alla fine di una stagione comunque rimessa in sesto, scaricato sull’altare di una rifondazione da affidare a mani espertissime. Sì, perché quelle di Max Allegri, che in bianconero vanta cinque scudetti e due finali di Champions, lo sono. A proposito: non è per nulla scontato che la seconda gestione del livornese parta da Cristiano Ronaldo, che ha la fila alla porta di casa e che il club bianconero non tratterrebbe a tutti i costi: Manchester United, Sporting Lisbona, Psg e Real Madrid farebbero carte false per acquistarlo o riprenderlo con sé. Come non è scontato che Paulo Dybala lasci Torino: l’arrivo di Max Allegri potrebbe favorire anzi al rinnovo dell’argentino.

Mou, Spalletti e gli altri. Se Ivan Juric, accostato al Cagliari qualche tempo fa, ha firmato con il Torino, Luciano Spalletti eredita da Gennaro Gattuso, nel frattempo passato alla Fiorentina, la panchina di un Napoli ancora scosso dalla mancata qualificazione Champions League. Visto il trattamento riservato a Ringhio, c’è chi già scommette, tra gli addetti ai lavori, sulla durata del “matrimonio” tra Aurelio De Laurentiis e Spalletti, visto il carattere vulcanico di entrambi. Da interpretare anche il progetto Fiorentina, con Gattuso (calabrese come il proprietario del club, il magnate italo-americano Rocco Commisso) che ha il difficile compito di riscattare le ultime opache stagioni dei Viola. Più o meno quel che a Roma la nuova proprietà americana chiede a Mourinho, chiamato (e ufficializzato al posto di Paulo Fonseca prima della fine della scorsa stagione) per riportare ai fasti gloriosi la grande famiglia giallorossa. Ci riuscirà? Saranno la storia e il campionato a dirlo.

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