Diga Eleonora, un capolavoro di ingegneria idraulica
Il Fai Oristano e l’Enas hanno aperto le porte dell’impianto di Busachi e svelato i segreti di uno degli invasi più grandi d’EuropaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un maestoso esempio di ingegneria idraulica. La diga Eleonora d’Arborea, nel territorio comunale di Busachi, è uno dei punti di forza del piano per l'utilizzo delle acque della Sardegna. Raramente accessibile, monumento solitamente nascosto ai più, nell’ambito delle XXXI Giornate FAI di Primavera ha aperto le porte ai visitatori: nel fine settimana del 25 e del 26 marzo circa 500 visitatori, arrivati da tutte le parti dell’Isola, hanno potuto ammirare una struttura unica, “un vero e proprio capolavoro di ingegneria, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Sardegna” commentano i rappresentanti della Delegazione FAI di Oristano che in collaborazione con l’Ente Acque della Sardegna (Enas) ha organizzato la due giorni di visite guidate all’interno della diga.
La diga Eleonora domina il territorio del Barigadu, termine che in latino significa "valicare". Sorge in un altopiano di selvaggia bellezza, a circa mezz’ora da Oristano, una zona in cui sono diffuse colture cerealicole e viticole, ed è attraversata dal Tirso. La diga sbarra proprio il più lungo fiume della Sardegna a Cantoniera, una località a cinque chilometri da Busachi.
Il progetto della diga venne redatto nel 1978 dall’ingegnere Filippo Arredi, in collaborazione con gli ingegneri Ugo Ravaglioli e Augusto Pinto. I lavori vennero iniziati nel 1982 e furono portati a termine nel 1996, sotto la direzione prima dell'ingegnere Francesco Scalfati e dal 1991 dell'ingegnere Luigi Sanna. La struttura venne inaugurata il 23 gennaio 1997 dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Grande cerimonia per un’opera fondamentale per il territorio: da quel momento la diga Eleonora ha sostituito la diga di Santa Chiara, che sorgeva qualche chilometro più a monte. L'impianto, di proprietà della Regione, fa parte del sistema idrico multisettoriale regionale ed è gestito dall’Enas.
La diga Eleonora è tra i maggiori impianti in calcestruzzo d'Europa e dà origine al bacino artificiale del lago Omodeo, uno dei più imponenti invasi italiani. La maestosità della struttura è confermata dall'eccezionalità dei numeri che la caratterizzano: “La quota di coronamento è di 120 metri sul livello del mare, quella del massimo invaso assoluto è di 118 metri sul livello del mare, l'altezza totale è di 100 metri – fanno sapere dal FAI – il volume complessivo di 1.040.000 metri cubi. Un vero e proprio monumento, il cui bacino consente la copertura irrigua di 60.000 ettari che giunge sino alla Penisola del Sinis nell'Oristanese e alla Marmilla, oltre la pianura di Terralba e Arborea”.
Un capolavoro di ingegneria che i visitatori hanno potuto conoscere da vicino sotto la guida di professionisti (tra cui il direttore Servizio dighe Roberto Meloni e dell’esperto Sergio Vacca) che hanno illustrato le caratteristiche tecniche, il funzionamento della diga e le peculiarità dell'invaso. Fondamentale poi il ruolo dei circa venti volontari della delegazione FAI di Oristano. “Oltre alla straordinaria imponenza della struttura e allo splendido contesto naturale in cui si trova, i partecipanti hanno potuto conoscere tutte le peculiarità tecniche e storiche della diga, grazie all’apporto fornito dai narratori, tutti ingegneri Enas responsabili delle dighe o esperti della materia” sottolineano dalla delegazione FAI. La prima tappa del percorso prevedeva la visita all’area documentale nella casa di guardia: qui si potevano vedere planimetrie, mappe e un’esposizione di fotografie d'epoca e documentazione tecnica di grande pregio sulle fasi di progettazione e realizzazione dell'opera. Poi la visita alla sala comandi, dove è stato illustrato il sistema di utilizzo di strumentazioni di misurazione fino al coronamento. Infine l’ingresso nel cunicolo, proprio nel cuore della diga: un momento molto emozionante, in cui le spiegazioni da parte degli esperti sono state seguite con interesse e curiosità ancora maggiori. Si è potuto osservare dall'interno la struttura ingegneristica, un’opportunità unica per tutti gli appassionati.