C’è una strada per battere l’imbattibile Novak Djokovic? Proviamoci, tra il serio e faceto. Alla vigilia di un match importantissimo anche per il tennis italiano: Jannik Sinner ora affronta il campionissimo serbo nella semifinale del torneo di Wimbledon. In quel campo centrale che sembra una sorta di appendice del prato di casa per Nole: ha vinto gli ultimi quattro tornei disputati a Londra, (ha saltato causa Covid) il 2020 e dove non perde dal 2017, nei quarti contro il ceco Tomas Berdych (si era ritirato per un infortunio nel secondo set).

Novak Djokovic e Jannik Sinner  ANSA/ETTORE FERRARI
Novak Djokovic e Jannik Sinner  ANSA/ETTORE FERRARI
Novak Djokovic e Jannik Sinner ANSA/ETTORE FERRARI

Più in generale Djokovic ha vinto a Wimbledon sette dei 23 titoli del Grande Slam che lo rendono il numero uno nella storia in questa speciale classifica. Uno in più (per ora) di Rafa Nadal e tre in più di Roger Federer, gli altri regnanti della triade che ha guidato il tennis mondiale negli ultimi 15 anni, scrivendone la storia.

Jannik Sinner può battere Nole? Sicuramente sì, ma i tifosi italiani non si aggrappino ai precedenti, due a zero in favore del serbo, l’ultimo dei quali un anno fa proprio a Wimbledon ma a livello dei quarti di finale. L’altoatesino era in vantaggio di due set a zero, Nole ha cambiato marcia e ha vinto al quinto lasciando all’azzurro solo sette giochi negli ultimi tre set. Quasi avesse giocato al gatto con il topo. Un po’ come era successo l’anno prima al Roland Garros con l’altro giovane azzurro, Lorenzo Musetti.

Novak Djokovic in azione sul campo centrale di Wimbledon  EPA/KIERAN GALVIN EDITORIAL USE ONLY
Novak Djokovic in azione sul campo centrale di Wimbledon  EPA/KIERAN GALVIN EDITORIAL USE ONLY
Novak Djokovic in azione sul campo centrale di Wimbledon EPA/KIERAN GALVIN EDITORIAL USE ONLY

Per battere Nole, citando un famoso adagio di un vecchio maestro di tennis cagliaritano, occorrerebbe giocare aces e risposte vincenti. Assurdo, certo, una boutade, ma sino a un certo punto. Certo, il guardone di tennis che davanti al televisore prova a immedesimarsi nell’avversario di Nole e a ipotizzare una strategia di gioco per quanto gli consentono le immagini, si rende presto conto che il serbo non ha punti deboli. Arriva su tutte le palle, spreca pochissimo, fa sempre la scelta tattica giusta, ha doti di recupero impressionanti, gioca quasi sempre con i piedi sulla riga di fondo, padrone assoluto del gioco.

Per metterlo in difficoltà Sinner dovrà attaccarlo? Attenti, Nole passa benissimo di diritto, ancora meglio di rovescio. E poi Sinner non è proprio un grande volleador alla Adriano Panatta, tanto per intenderci.

Sfiancarlo da fondo? Spesso non ci è riuscito Nadal, mi sembra una strada in salita da proporre a Sinner.

Jannik Sinner (Ansa)
Jannik Sinner (Ansa)
Jannik Sinner (Ansa)

Ma arrendersi, no, questo mai. Così, inforcando un immaginario microscopio, proviamo a cercare di capire i piccolissimi punti deboli di Djiokovic, in modo da poterci costruire qualcosa, di trovare uno spiraglio nella sua invulnerabilità.

Premessa: Sinner per vincere dovrà giocare una partita quasi perfetta, un po’ come era successo contro Alcaraz un anno fa nei sedicesimi proprio a Wimbledon, questo è fuori di dubbio. Cioè avere una percentuale di prime al servizio superiore al 70 per cento, per poter subito comandare gli scambi, altrimenti rischia di fare il tergicristallo sul campo più bello del mondo. Yannick poi dovrà limitare al massimo gli errori da fondocampo, e questa è un’altra ovvietà, cercando di non aprire gli angoli all’avversario. Perché se c’è un colpo che Nole sbaglia meno di rado quello è il diritto dal centro del campo: ovviamente la palla dell’azzurro dovrà essere profonda, diciamo uno-due palmi dalla linea di fondo.  Con questo approccio l’azzurro potrà mettere lui i piedi del campo, limitando così la possibilità che Nole, al comando degli scambi, possa variare il gioco come gli piace tanto, alterando anche palle corte e attacchi a suo piacimento.

L’altro punto debole di Nole? Lo smash. Debole sino a un certo punto, ovviamente, e non parliamo certo di lacune tecniche in un giocatore unico. Semmai è l’aspetto psicologico, gli errori in questo colpo nel passato che ne hanno pregiudicato vittorie importanti, anche di finali slam, andate male proprio dopo un errore nel colpo al volo d’alto, difficile in certe condizioni di vento e sole, che spesso arriva dopo uno scambio condotto all’attacco che dovrebbe essere risolutivo e per il quale un errore è così difficile da accettare.

Jannik Sinner (Italia) EPA/TOLGA AKMEN EDITORIAL USE ONLY
Jannik Sinner (Italia) EPA/TOLGA AKMEN EDITORIAL USE ONLY
Jannik Sinner (Italia) EPA/TOLGA AKMEN EDITORIAL USE ONLY

Jannik Sinner forse dovrebbe riguardare l’ultima grande finale persa da Nole Djokovic, quella di Flushing Medadows nel 2012, che gli aveva impedito di cogliere l’unico record che manca ancora in una carriera unica (il grande slam, cioè la vittoria in tutti i quattro Major della stagione), contro un giocatore, Medvedev, che fu in grado di annichilirlo in tre set. Come? Ecco, servendo benissimo, e chiudendo tanti punti da fondocampo, sia di diritto sia di rovescio.  Senza scordare i punti di forza dell’azzurro: il servizio in crescita, un rovescio fantastico, un diritto in forte crescita e soprattutto 16 anni in meno.

E allora forse aveva ragione quel vecchio, compianto, maestro di tennis cagliaritano. Provaci Jannik, in fondo basta servire ace e tirare risposte vincenti, così si può battere anche l’imbattibile Nole Djokovic, autentico demone del tennis contemporaneo.

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