Il leggendario Julio Velasco, responsabile del settore giovanile della pallavolo azzurra, che collabora con lui per ciò che concerne la forza, lo ha definito “un fuoriclasse nel suo lavoro”. Alle Olimpiadi di Tokyo, Sebastiano Corbu, direttore tecnico delle Nazionali italiane di pesistica olimpica, ha raccolto tre medaglie con cinque atleti iscritti. E i successi azzurri sono proseguiti nelle successive manifestazioni: ai Giochi del Mediterraneo, nove medaglie di cui sei d’oro. Per l’ex atleta e oggi apprezzato tecnico nuorese, 55 anni, il percorso avviato a Tokyo prosegue.

“Nella pesistica olimpica sicuramente. È stato produttivo uno stop tecnico agonistico, non certo del lavoro in palestra. Subito dopo le Olimpiadi, per il risalire dei contagi, paesi come l’Uzbekistan che ospitava i mondiali, per i quali ci eravamo preparati a dovere hanno richiesto determinate condizioni che l’Italia non poteva garantire. Avremmo dovuto fare una quarantena che non ci avrebbe permesso di partecipare o di salire in pedana preparati. Abbiamo rinunciato il giorno della partenza, ma non abbiamo mai ridotto l’impegno lavorativo in palestra in vista delle altre competizioni, come Europei o Giochi del Mediterraneo e siamo andati avanti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Abbiamo fatto gran bei risultati, nonostante qualche infortunio, come quelli a Sergio Massidda e Davide Ruiu, peraltro già superati”.

Come stanno i due atleti sardi?

“Hanno già ripreso, sono in buona condizione e li rivedremo presto. È chiaro che avremmo preferito evitare quello stop”.

Intanto l’Italia acquisisce prestigio e peso anche a livello politico internazionale. Antonio Urso è il nuovo segretario generale e tesoriere della IWF. Cosa significa?

“Penso che l’elezione di Urso sia il punto cruciale di tutto. Se quel voto non avesse fatto la differenza a suo favore, alle elezioni della governance internazionale, oggi staremmo parlando d’altro. Di sicuro il Cio ha molto gradito questo finale di partita nelle elezioni. Da qui si può partire davvero per un grande cambiamento, perché quello che c’è stato negli ultimi dieci o dodici anni, che nasceva dalla grande battaglia condotta dal presidente Urso, e arrivato con la costrizione di alcuni personaggi che non lo vedevano di buon occhio. Ma sono stato costretti e qualcosa si era già mosso. Ma questo stessi signori non avrebbero mai immaginato che a loro potesse andare così male. Perciò con l’entrata di Antonio Urso nella federazione internazionale cambieranno molte cose. Anzi, è già iniziato il cambiamento, è partito con grande rapidità qualcosa di molto diverso, che va al di là dei nostri migliori sogni. Purtroppo sappiamo di partire in svantaggio: manca poco per Parigi 2024 e poi ci sarà Los Angeles 2028. Siamo certi di esserci, i maggiori organismi sportivi ci confortano, sono sicurissimo che la pesistica farà ancora bellissime cose”.

In fondo non è che il Cio voglia escludere la pesistica dai Giochi, chiedeva soltanto che cambiasse, giusto?

“Questo ci è stato detto e ripetuto. Si voleva che cambiassero i regolamenti dei controlli antidoping, la trasparenza sull’utilizzo del denaro e un aspetto culturale legato alla modernizzazione di questa disciplina. Si è fatto tanto ma non perché c’è stata una vera e propria progettazione. Alcuni Paesi hanno cominciato, qualche presidente continentale come Urso ha modernizzato le cose anche in termini di presentazione al pubblico delle gare”.

E l’Italia porta in pedana dei bei personaggi, come Giorgia Bordignon e Antonino Pizzolato.

“Puntiamo molto al fatto di presentare atleti, uomini e donne che hanno una certa forma fisica, un certo atletismo ma che siano anche persone moderne, con una bella immagine. È fondamentale. Abbiamo ragazze belle, eleganti, tecniche, è quello che la gente vuole vedere, sia al femminile che al maschile e noi siamo contenti di questo”.

Come sono i rapporti tra il direttore tecnico nazionale e il responsabile tecnico regionale?

(Corbu si fa una gran risata, dato che si parla di suo fratello Gonario)

“Devono funzionare obbligatoriamente! Lui è anche impegnato nelle dinamiche nazionali. La cosa migliore che possiamo fare è cercare di rivedere il parco atleti, soprattutto a livello giovanile”.

Sebastiano Corbu, durante la Convention Regionale allestita il 17 luglio a Cagliari dalla Fipe (foto c.a.m.)
Sebastiano Corbu, durante la Convention Regionale allestita il 17 luglio a Cagliari dalla Fipe (foto c.a.m.)
Sebastiano Corbu, durante la Convention Regionale allestita il 17 luglio a Cagliari dalla Fipe (foto c.a.m.)

La crescita della Sardegna è soddisfacente, sta proseguendo?

“Purtroppo il Covid ci ha massacrato e non ha escluso nessuna regione e non è stato possibile proseguire quella crescita. Ripartire non è stato facile, anche volendolo fare il rapporto con le scuole è molto più limitato per tutti gli aspetti che conosciamo. Ci proviamo ma dobbiamo avere pazienza. C’è un “buco”, abbiamo perso una mini-generazione e non è poco. Magari lo è dal punto di vista sociale ma dall’aspetto sportivo si fa sentire”.

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