Che sia un museo molto quotato non ci sono dubbi, considerato che è stato realizzato proprio in alta quota (2.275 metri di altitudine, nel cuore delle Dolomiti dell’Alto Adige) e che per andare a visitarlo, a meno che non si abbiano ottime gambe, si utilizza una cabinovia. La costruzione è avveniristica, malgrado sia l’ex stazione a monte della funivia però rivista in chiave moderna, ma non stona con il contesto della montagna, il suo colore gioca con la spettacolare luce tipica di quelle altitudini. Infatti il museo si chiama Lumen. Nel senso della luce, certo, ma applicata alla fotografia: in esposizione sono – non a caso – meravigliosi scatti realizzati dai tempi del bianco e nero a quelli attuali e la protagonista, manco a dirlo, è la montagna.

Ci sono musei e musei. Quelli dell’Alto Adige – ma spesso il discorso vale anche per i “cugini” che si trovano in Trentino – sono speciali a partire dalla loro collocazione. Dimenticate di parcheggiare l’auto di fronte allo stabile, così come accade anche nelle particolarissime aree espositive che il celeberrimo scalatore Reinold Messner ha realizzato perfino in caserme d’altura utilizzate durante la Prima Guerra mondiale. Per raggiungerli, sono richiesti impianti di risalita o servizi di trasporto montano allestiti ad hoc. Il discorso vale anche per Lumen, edificato a Kronplatz, o Plan de Corones. E anche qui c’è uno spazio – una mostra permanente – dedicata a Messner. È una delle iniziative pensate per essere ospitate in questo museo dal quale si domina l’intera valle.

Curato e diretto da Manfred Schweigkofler, curato da Richard Plock, Martin Kofler e Beat Gugger, parto della mente degli architetti Gerhald Mahlknecht, Stefano D’Elia e studio Gio Forma di Milano, questo spazio espositivo di 1.800 metri quadrati divisi su quattro piani di museo d’altura sono semplicemente meravigliosi, compresa la vista sulla valle di Brunico offerta da una parete costituita da un cristallo. Sembra una foto, quasi un dipinto, invece è il panorama.

Nelle foto esposte e proiettate, oltre che offerte da installazioni multimediali, che compaiono su pareti e pavimenti, si vedono scene di alpinismo, turismo anche degli albori, politica, spiritualità e storia, sempre legati alla montagna. E non mancano uno spazio per convegni e un altro per la cucina alpina. Di tutto rispetto i partner del museo Lumen: l’Archivio tirolese per la documentazione fotografica e l’arte (si chiama Tap), la società di tecnologie all’avanguardia Durst di Bressanone, National Geographic, Red Bull Illume e la più antica azienda del mondo tuttora in attività nel campo della fotografia e della comunicazione per immagini: la Fratelli Alinari di Firenze. Per quanto riguarda la sezione dedicata alla culinaria, Cook the Mountain, collegata al ristorante Alpinn, il progetto è di Norbert Niederkofler.

Lumen corona un grande progetto turistico nato nel 1871: fu allora che la Società delle Ferrovie meridionali mise in funzione la linea ferroviaria Villiach-Lienz-Fortezza e così si affacciarono i primi visitatori amanti delle Dolomiti. Qualche anno dopo, con l’entrata in funzione della prima funivia, arrivarono gli sciatori. Poi i rifugi, gli altri impianti e ora anche un museo unico nel suo genere. E dal quale, quando si esce dopo la visita, si approda a un altro museo di immagini imbattibili.

Si chiama Dolomiti.

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