Lorenzo Carboni studia da apprendista tennista professionista da quando aveva 13 anni. Nella stessa accademia, quella del coach comasco Riccardo Piatti a Bordighera, dove è cresciuto Jannik Sinner.

Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)
Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)
Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)

Le similitudini ci sono: l’altoatesino lasciò San Candido per studiare tennis in Liguria, Lorenzo Carboni ha lasciato Alghero per lo stesso motivo. «Ci siamo incrociati per qualche anno, mi sono allenato con Jannik diverse volte malgrado la differenza di età», dice il diciottenne talento algherese oggi numero 705 al mondo, reduce dalla semifinale nel torneo Juniores del Roland Garros a Parigi e in queste settimane impegnato in una serie di tornei internazionali minori in Polonia.

Carboni, lei ha perso in semifinale al Roland Garros proprio come Sinner.

«Sì, ma quello di Jannik era il torneo vero, io ho preso parte solo a quello juniores. Per ora, in futuro magari chissà».

Il suo obiettivo è quello che aveva Sinner alla sua età, arrivare al numero uno della classifica mondiale?

«L’obiettivo di qualunque giovane che si avvicina allo sport professionistico è quello di arrivare al massimo: Serie A o mondiali per il calcio, campionato Nba per il basket, vincere i tornei del Grande Slam o arrivare in cima alla classifica Atp per chi gioca a tennis. Ma questo è un traguardo, un progetto che si può concretizzare soltanto attraverso un determinato percorso. Quello che sto cercando di intraprendere anche io».

Dove e quando ha cominciato con il tennis?

«Ad Alghero, campi di Maria Pia, avevo tre anni, la mia maestra era Barbara Galletto. Poi è arrivato Giancarlo Di Meo, che ha visto in me un certo talento, ma soprattutto è stato mio padre, medico con un trascorso da calciatore, a spingermi verso la racchetta: da bambino praticavo anche calcio e basket, alla fine ho scelto il tennis».

Come gioca a tennis la promessa Lorenzo Carboni?

«Cerco di essere solido da fondocampo e di aprirmi lo spiraglio per chiudere i punti a rete. Non ho paura di attaccare».

Un tennis moderno.

«Ci provo. Sto lavorando molto per migliorare servizio e diritto, ma soprattutto l’aspetto mentale. Grazie proprio a Jannik Sinner».

In che senso?

«Sono convinto che il tennis sia al 70 per cento una questione di testa, mentale. Per questo mi sto impegnando molto, grazie all’aiuto dell’accademia di Roccardo Piatti e dei coach che mi seguono nei tornei, Gianluigi Quinzi, Luca Vanni e Magnus Tideman, per migliorare soprattutto come persona. E in questo caso il modello è proprio Sinner, il suo atteggiamento, come sta in campo, sempre concentrato, sempre attento, e come sta fuori dal campo, sempre posato, sorridente, sempre bendisposto nei confronti di tifosi, giornalisti, addetti ai lavori. Ecco, Sinner non è il numero uno solo nelle classifiche Atp, è anche numero uno nella vita».

epaselect epa11389313 Jannik Sinner of Italy celebrates winning his Men's Singles quarterfinal match against Grigor Dimitrov of Bulgaria during the French Open Grand Slam tennis tournament at Roland Garros in Paris, France, 04 June 2024. EPA/YOAN VALAT
epaselect epa11389313 Jannik Sinner of Italy celebrates winning his Men's Singles quarterfinal match against Grigor Dimitrov of Bulgaria during the French Open Grand Slam tennis tournament at Roland Garros in Paris, France, 04 June 2024. EPA/YOAN VALAT
Jannik Sinner (EPA/YOAN VALAT)

Come è la sua posizione nel circuito internazionale?

«La mia migliore classifica è stata 680, ora sono 705, ho raggiunto già qualche finale nei tornei internazionali minori, ho battuto giocatori come Fatic quando era 190 al mondo. Mi rendo conto che sto migliorando e che i miglioramenti passano proprio dai miei progressi personali, negli atteggiamenti e nell’attitudine. Io ci credo e sono convinto che ho intrapreso la strada giusta».

Il suo modello dal punto di vista tecnico?

«Sono sempre stato un tifoso di Djokovic».

Come è la vita di un giovane aspirante professionista?

«A Bordighera ci alleniamo sei ore al giorno, il resto è dedicato al riposo e allo studio. Poi c’è l’attività agonistica, programmata insieme allo staff di Riccardo Piatti».

Come è stata l’esperienza del Roland Garros?

«Una settimana bellissima, ho respirato l’atmosfera dei tornei del Grande Slam anche se ho partecipato solo al singolare Juniores».

Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)
Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)
Lorenzo Carboni (foto concessa da Lorenzo Carboni)

Stessi spogliatoi dei campioni?

«Sì, mi è capitato di incrociare Dimitrov, Fritz, ho salutato anche Sinner che mi ha riconosciuto».

Adesso c’è Wimbledon.

«No, non giocherò sull’erba: diciamo che il Roland Garros juniores è stata un’eccezione, con Riccardo Piatti siamo d’accordo che è preferibile frequentare il circuito dei tornei minori che danno punti Atp per cercare di scalare la classifica».

È dura la vita del tennista?

«È la vita che ho scelto e che mi piace. Certo, ci sono lunghe trasferte, più pensioni che alberghi, più circoli di periferia che stadi come quello del Roland Garros, ma fa parte tutto di un percorso di crescita personale oltre che tennistica. Andiamo avanti all’inizio grazie all’aiuto della famiglia, della Federazione e degli sponsor. Stiamo tutti investendo, io per primo, sul lavoro, che alla fine paga, ne sono sicuro».

Lorenzo Carboni sarà il primo sardo tra i primi cento in classifica mondiale?

«Perché non più in alto?»

Numero uno come Sinner?

«Ci voglio provare».

Stessi spogliatoi dei campioni?

«Sì, mi è capitato di incrociare Dimitrov, Fritz, ho salutato anche Sinner che mi ha riconosciuto».

Adesso c’è Wimbledon.

«No, non giocherò sull’erba: diciamo che il Roland Garros juniores è stata un’eccezione, con Riccardo Piatti siamo d’accordo che è preferibile frequentare il circuito dei tornei minori che danno punti Atp per cercare di scalare la classifica».

È dura la vita del tennista?

«È la vita che ho scelto e che mi piace. Certo, ci sono lunghe trasferte, più pensioni che alberghi, più circoli di periferia che stadi come quello del Roland Garros, ma fa parte tutto di un percorso di crescita personale oltre che tennistica. Andiamo avanti all’inizio grazie all’aiuto della famiglia, della Federazione e degli sponsor. Stiamo tutti investendo, io per primo, sul lavoro, che alla fine paga, ne sono sicuro».

Lorenzo Carboni sarà il primo sardo tra i primi cento in classifica mondiale?

«Perché non più in alto?»

Numero uno come Sinner?

«Ci voglio provare».

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