Capolavori di El Greco in vetrina al Man di Nuoro
Esposto “L’adorazione dei magi”, quadro ignorato per secoli e attribuito solo di recente all’artista del tardo rinascimentoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È rimasto sepolto dalla polvere in un deposito dell’Accademia nazionale di San Luca a Roma, attribuito per secoli a un pittore della scuola veneta. Pochi anni fa la scoperta: il quadro “L’adorazione dei magi”, ignorato fino al 2017, è in realtà un capolavoro giovanile di El Greco, uno dei massimi rappresentanti della pittura europea del tardo rinascimento. Prodigio di un accurato restauro conservativo e di studi scientifici che hanno consentito di ritrovare un’opera fino a quel momento completamente sconosciuta. Oltretutto ridotta in pessime condizioni perché mal conservata per secoli, nonostante diversi restauri, iniziati già nel Seicento, che però non sono bastati a salvare i colori originali, ben diversi da quelli attuali.
“L’adorazione dei magi” con i suoi colori corposi risplende ora in una sala del museo Man di Nuoro, diretto da Chiara Gatti, grazie a un accordo di collaborazione con l’Accademia nazionale di San Luca. La mostra, fino al 23 febbraio, propone ai visitatori anche un’altra opera di El Greco, ovvero “Il Salvatore benedicente” dei musei civici di Reggio Emilia, reduce da una importante antologica al Palazzo Reale di Milano. Due capolavori che consentono un viaggio prezioso nell’arte di Dominikos Theotokopoulos, vero nome del maestro originario di Creta, ribattezzato El Greco in omaggio alle sue origini una volta approdato con successo in Spagna, dove viene celebrato come il maestro del Siglo de oro, noto per l’esasperazione delle sue forme allungate nello spazio, i toni luminescenti del colore, il forte ritmo delle linee e del gesto sulla tela.
Prima di sbarcare a Toledo, l’artista nato a Candia, l’odierna Iraklion nel 1541, ha un’intensa esperienza artistica in Italia, tra Venezia e Roma. Già dal 1204 Creta fa parte della Repubblica di Venezia. Il padre prima, il fratello poi lavorano per conto della Repubblica di Venezia come esattori delle imposte. Quando nel 1567 si trasferisce in Laguna è già un pittore abile nell’iconografia bizantina, autore di lavori di piccole dimensioni realizzati su tavola. A Venezia si misura con un’altra realtà e tanta effervescenza artistica che imprime una svolta nel suo percorso. Scopre un nuovo modo di dipingere, una dimensione dinamica ben lontana dall’universo bidimensionale e immobile della tradizione orientale. Frequenta la bottega di Tiziano e da lui apprende l’uso espressivo del colore: forte, pastoso, luminoso. Resta affascinato anche da Tintoretto, dal senso del movimento e dall’uso drammatico della luce, mentre da Jacopo Bassano apprende l’uso della prospettiva e degli sfondi architettonici assieme ad elementi formali della narrazione pittorica.
Dopo tre anni lascia Venezia per Roma, dove è ospite del potente cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III. Ma il soggiorno a palazzo Farnese non dura tanto: viene cacciato, resta senza protezione e l’artista deve fare da sé aprendo una bottega.
Nel 1577 la scelta di trasferirsi in Spagna, a Toledo, con la speranza di avere dal re Filippo II un incarico per il monastero dell’Escorial e di essere nominato pittore ufficiale della cattedrale. Lavora con successo fino al 1614, anno della morte, ma senza ottenere l’incarico. Può comunque esprimere al meglio il suo linguaggio pittorico con figure capaci di comunicare sentimenti e moti dell’animo.
Le opere esposte al Man di Nuoro sono un’occasione unica per apprezzare la pittura visionaria e il dinamismo di El Greco, artista definito il “Delacroix del Rinascimento”, amato da Cézanne e Picasso che addirittura affermava: «Yo soy El Greco!».
Un film documentario, prodotto dal Man e realizzato dal regista Stefano Conca Bonizzoni con gli interventi di Claudio Strinati, Fabrizio Biferali e Fabio Porzio, introduce la visita alla mostra. Un modo anche per scoprire i passaggi compiuti con il restauro che ha svelato questa sorpresa ignorata per oltre quattro secoli. L’opera è sovrapponibile iconograficamente all’Adorazione dei magi del museo Benaki di Atene, quadro di dimensioni ridotte realizzato da El Greco a tempera su tavola. Elemento fondamentale per gli studiosi che hanno condotto molte analisi anche con le più avanzate strumentazioni tecnologiche per dare una certezza definitiva: il quadro a olio inedito fino al 2017 porta impressi i tratti caratteristici della pittura di El Greco prima dell’approdo in Spagna.