Quando il genio artistico si sprigiona nella mente e nelle mani di un pittore, il mondo deve prepararsi a una rivoluzione. Non ci sono categorie estetiche di riferimento, nessun canone cui relazionarsi; resta solo la possibilità di contemplare i capolavori di un essere umano che vede oltre, che sente più intensamente e che ha il dono di riuscire a condividere le sue percezioni.

Accade questo con le opere di Hieronymus Bosch, pittore fiammingo (1453-1516), protagonista della mostra che fino al 12 marzo è ospitata al Palazzo Reale di Milano. “Un altro Rinascimento”, recita il sottotitolo, perché l'equilibrio, l'armonia e la perfezione di Michelangelo e Raffaello cedono il passo a un'alternativa altrettanto intensa, fatta però di visioni oniriche, creature mostruose, incendi e figure fantastiche.

Per la prima volta, nel capoluogo lombardo, viene reso omaggio a Bosch e ai suoi seguaci in un percorso suggestivo, per proposte artistiche e per allestimento, curato da Bernard Aikema, professore di storia dell'arte moderna all'Università di Verona, da Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell'arte all'Università Complutense di Madrid nonché direttore del Museo del Prado, e da Claudio Salsi, direttore del Castello Sforzesco e docente di storia dell'incisione all'Università Cattolica di Milano. La mostra ospita alcuni dei capolavori più famosi dell'artista, come il “Trittico delle tentazioni di Sant'Antonio”, quello del “Giudizio Finale” e ancora “degli eremiti”, dove insetti indefinibili, animali orripilanti e dettagli tanto vividi da apparire concreti creano uno scenario estremamente intenso.

Seguono poi “Le meditazioni di san Giovanni Battista” e “Il Giardino delle delizie”, quest'ultima attribuita alla bottega di Bosch e celebre per la complessità e ambiguità interpretativa che coinvolgono lo spettatore in un gioco intellettuale intrigante. Le opere colpiscono per le dimensioni delle tele, per i colori accesi e per i soggetti: quelli animali sono volti al paradosso e all'eccesso; quelli umani sono figure tormentate da elementi esterni o da preoccupazioni interiori.

Si dà poi spazio al fenomeno Bosch e agli effetti che questo avrà in tutto il mondo: in Spagna, con la tradizione del grottesco, e in Italia, in cui il linguaggio fantastico del genio attecchirà in vari contesti, come per esempio in quello ferrarese di cui è espressione il “Paesaggio con corteo magico” di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo. Per arrivare all'America latina, rappresentata dal “Giudizio finale” di Leonardo Flores, artista nativo di La Paz.

Non solo quadri, però. La mostra è arricchita dagli arazzi boschiani dell'Escorial e dal Codice Trivulziano, che contiene scritti e disegni realizzati da Leonardo Da Vinci, in cui si possono scorgere una serie di volti grotteschi che ricordano le figure mostruose che negli stessi anni dipingeva Bosch. Le sale sono arricchite inoltre da pannelli introduttivi che fanno luce sui grandi temi cari all'artista: il sogno, la magia, le visioni apocalittiche, e ancora il grottesco, in un trionfo di varietà stilistica e di polisemia del linguaggio artistico che è propria solo dei geni.

La mostra, per la sua eccezionalità, richiama ogni giorno migliaia di visitatori, per cui si consiglia la prenotazione. Alcune opere, per la loro fragilità e peculiarità dello stato di conservazione, dovranno rientrare nelle loro sedi museali (“Meditazioni di San Giovanni Battista”, “La visione di Tundalo”, l'arazzo “Assalto a un elefante turrito” e “Scena con elefante”) prima della chiusura della mostra.

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