Josh Allen notò quasi per caso che era arrivata una nuova mail, e rimase un po’ sorpreso. Oggi non le usa quasi più nessuno, tantomeno per scrivere a un ragazzo poco più che ventenne come lui. Non era neanche una comunicazione dai Jacksonville Jaguars, la squadra di football americano per cui giocava da oltre un anno nel team della difesa. La mail sembrava un’occasione buona, un bel business, senza aver l’aria di una truffa. Probabilmente gli proponevano un contratto come testimonial (Allen, in seguito, non ha mai svelato i dettagli), e lui era già felice. Non tanto per l’ingaggio: i soldi non sono il tuo primo problema, se hai già un contratto quadriennale da 21 milioni di dollari. Ma se un’azienda ti cerca per promuovere se stessa, stai facendo il salto verso la grande popolarità.

Senonché.

Senonché, rileggendo bene, Josh si accorse dell’errore. Sì, cercavano il giocatore di football Joshua Allen, noto Josh. Ma non era lui. Il caso vuole che nella National Football League giochi un altro Joshua Allen noto Josh, più grande di lui di soli 14 mesi, ma già molto più famoso. Anche perché il Josh dei Jaguars, nato in Virginia nel luglio del 1997, di mestiere fa il difensore, ruolo ingrato, fatica enorme e poca gloria. Invece l’altro, nato il 21 maggio 1996 a Firebaugh, California, arruolato dal 2018 nei Buffalo Bills, è un quarterback: l’uomo che lancia la palla e decide come sviluppare l’azione d’attacco, il vero fulcro di ogni squadra (il ruolo del mitico Tom Brady).

Josh Allen, quarterback dei Buffalo Bills (foto di Erik Drost da Wikipedia)
Josh Allen, quarterback dei Buffalo Bills (foto di Erik Drost da Wikipedia)
Josh Allen, quarterback dei Buffalo Bills (foto di Erik Drost da Wikipedia)

Quella mail era per il Josh Allen dei Bills (che ha anche un secondo nome, Patrick, ma nessuno lo ricorda). “Non voglio spifferare gli affari suoi, ma mi sarebbe piaciuto davvero se quella proposta fosse stata per me”, ha ammesso recentemente il meno noto dei due, raccontando l’episodio. In un mondo in cui sembrano contare solo il successo e la fama che riesci a raggiungere, non dev’essere semplice sentirsi oscurati da uno che porta il tuo stesso nome. Nella nostra vita possiamo modificare quasi tutto di noi, la cultura, l’aspetto, a volte persino il carattere, ma il nome resta appiccicato dalla nascita. Eppure può condizionarci: chiamarsi Odoacre Chierico (calciatore italiano degli anni ’70 e ’80) è come indossare un vestito unico al mondo, mentre un Giovanni Rossi si confonde in un esercito di soldatini indistinguibili. Farsi ricordare è più difficile.

Ma spesso la vita regala sorprese.

L’appuntamento cruciale

Domenica 7 novembre 2021 i Buffalo Bills scendono in campo al TIAA Bank Field di Jacksonville, Florida, contro i Jaguars. I due Allen non si sono mai affrontati prima sul campo. Si sono scambiati qualche messaggio dopo che, nel 2019, “il giovane” aveva raggiunto l’omonimo nella Nfl. Ma niente di più. In previsione dell’incrocio, qualche giornalista li interpella alla vigilia. “Parleremo prima della gara”, dice Allen dei Bills, “ma non lo vorrei vicino a me durante il gioco”. Logico: il compito dei difensori come Allen dei Jaguars è proprio dare la caccia ai quarterback, cercare di placcarli prima ancora che lancino la palla, per fargli perdere terreno. Questa azione si chiama sack: mai un quarterback ne ha subìto uno da un avversario col suo stesso nome. “L’obiettivo è quello”, dice l’uomo di Jacksonville a Michael Di Rocco della rete Espn, “ma lui sta giocando a un livello alto. Ed è molto bravo a schivare i placcaggi”.

Anche il giaguaro è un bravo difensore, ma non è ritenuto un fuoriclasse. Mentre l’Allen “anziano” arriva alla partita sulla scia di una serie di ottime prestazioni. Nelle statistiche è il terzo miglior quarterback del campionato. Sta meritando il recente rinnovo da 258 milioni per sei anni, firmato al termine del primo contratto standard da 21 milioni, come l’altro Allen. I suoi Bills sono favoritissimi sui Jaguars. L’avvio del match è equilibrato, e quando mancano 28 secondi di gioco effettivo all’intervallo il punteggio è di 6 a 6. Ma Buffalo sta attaccando, e mezzo minuto può bastare per segnare. Il Josh Allen più famoso riceve la palla e sta per lanciare, ma il suo omonimo riesce a perforare lo schieramento dei Bills che protegge il quarterback, e gli arriva addosso dall’angolo cieco. Sack! La Cbs, che cura la telecronaca, si fa trovare pronta: una sovrimpressione spiega che è la prima volta che i due protagonisti di un’azione simile portano lo stesso nome.

Josh Allen dei Jacksonville Jaguars, col numero 41,\u00A0durante il Pro Bowl 2020 (foto da wikipedia)
Josh Allen dei Jacksonville Jaguars, col numero 41,\u00A0durante il Pro Bowl 2020 (foto da wikipedia)
Josh Allen dei Jacksonville Jaguars, col numero 41, durante il Pro Bowl 2020 (foto da wikipedia)

Nella seconda parte di gara i Bills sembrano sempre sul punto di decollare, Allen fa un paio di lanci perfetti, ma Buffalo non riesce ancora a segnare. Per un quarterback c’è una sola azione più disonorevole di un sack: l’intercetto, ossia quando un difensore cattura al volo la palla lanciata dal QB. Questa non è la specialità di Josh Allen dei Jaguars. Però quando mancano due minuti alla fine del terzo quarto di gioco, su un lancio lungo del quarterback dei Bills, “l’altro Allen” (come lo chiama il telecronista) si trova al posto giusto nel momento giusto. Con un balzo intercetta la palla e mette fine all’azione d’attacco degli avversari.

Il confronto col proprio alter ego 

È ormai chiaro chi stia vincendo il “derby degli Allen”. Ma non è finita. Nell’ultimo quarto i Bills, passati nel frattempo in svantaggio 6 a 9, si riportano nella metà campo avversaria, vicini al touchdown (la meta) con cui vincerebbero. A 5 minuti e 42 secondi dalla fine il quarterback decide, per evitare un nuovo intercetto, di correre con la palla. Lo ferma un altro sack, stavolta non dal suo omonimo. Però nel cadere a terra gli sfugge la palla. In casi simili, chi per primo “ricopre” col corpo l’ovale, lo conquista per la sua squadra. Attacco e difesa si buttano su quei rimbalzi bizzarri, non si capisce più niente. Alla fine, un uomo con la maglia verde dei Jaguar esce dalla mischia mostrando la palla come un trofeo di guerra. Sì, è ancora il meno noto (e ricco) dei due Josh Allen. Il dramma pirandelliano ora è completo.

Probabilmente il quarterback dei Bills non conosce Pirandello, ma quel pomeriggio disgraziato (che si conclude con la vittoria dei Jaguars) sembra davvero scritto da lui. O da Paul Auster, per trovare un autore più vicino alla cultura di un giovane americano, ma altrettanto interessato a indagare la scissione dell’io, la molteplicità dell’essere. Josh Allen, campione ammirato e destinato a grandi traguardi, annientato da… se stesso. Senza riuscire a prendere le misure alla “propria” versione meno affermata e glamour. Ci sarebbe lavoro per un bravo psicanalista. Ma forse è solo una partita di football, un pomeriggio da dimenticare per uno, e straordinario per l’altro. Per fortuna del Josh Allen più celebre, per quest’anno non incontrerà più il suo alter ego a bloccargli la strada.

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