“Viva il 1909”, il graffito su un masso di granito è forse una data di nascita, la traccia del passaggio di un marinaio costretto a passare interminabili mesi dei suoi vent’anni in un angolo dimenticato della Gallura, ben lontana dai fasti vacanzieri di oggi. Dopo poche decine di metri c’è la Batteria Talmone, gioiello incastonato tra granito e macchia mediterranea, ginepri e querce che il maestrale ha costretto a crescere in orizzontale, piccole dune con la loro vegetazione che risalgono dal mare. Il mare è quello delle Bocche di Bonifacio, luogo strategico da secoli e per questo punteggiato di presidi militari, davanti le isole dell’arcipelago maddalenino con Spargi in prima fila e in fondo la Corsica.

Un gioiello che nella Gallura di oggi potrebbe essere una struttura turistica esclusiva e che invece resta un prezioso presidio della memoria dopo l’affidamento dalla Regione al Fai che l’ha restaurato e ne cura l’accesso, durante la bella stagione e per le Giornate di primavera. L’ultima, il 24 marzo scorso, con visite guidate che in avvicinamento alla batteria comprendevano – attraverso un sentiero e una camminata di 40 minuti – la scoperta della ricchissima biodiversità della zona.

Spesso le strutture militari delle coste sarde dominano dall’alto e sono ben visibili. Non è il caso della Talmone che, almeno da terra, risulta nascosta tra alcuni imponenti massi di granito e la vegetazione. La batteria, costruita in una sorta di buco nella roccia, accanto a una falda d’acqua, si trova a Punta Don Diego, tra le spiagge di Palau e Costa Serena, e faceva parte di un complesso sistema difensivo del Regno di Sardegna sorto a fine '700 e costituito da una cinquantina tra forti, fortini e batterie militari sparsi nell'arcipelago della Maddalena e nella costa dirimpettaia con funzioni difensive.

La Talmone ha giocato un ruolo importante nella difesa dei confini all'indomani dell'Unità d'Italia, quando la flotta reale prese dimora nella storica base della Maddalena. Tra tutte le fortificazioni realizzate, la batteria aveva il compito di tenere sotto tiro il canale che separava Spargi dalla Sardegna: i cannoni avevano una gittata massima di una quindicina di chilometri. Lo specchio di mare su cui si affaccia è stata teatro di battaglie durante tutta la seconda guerra mondiale. Il tramonto poco dopo la guerra quando il Trattato di Parigi del 1947 impone all'Italia lo smantellamento della base e la dismissione di tutte le batterie militari. Seguono così decenni di abbandono, per un po’ la batteria viene usata come residenza o come colonia estiva, poi finisce abbandonata al degrado, usata come rifugio di fortuna come mostrano nelle foto precedenti al restauro i segni sulle pareti. Fino all’affidamento al Fai che dal 2002 se ne prende cura.

Un sapiente restauro racconta la vita di chi viveva qui. Nei momenti di massimo impegno una novantina di marinai in terra che trascorrevano nella batteria 24 mesi. Una vita scandita dagli impegni militari, il lavoro della terra (di cui restano tracce), spesso lo studio. Nella grande camerata è sopravvissuta una delle 46 amache perché la Talmone era come una nave in terra. Restano la cambusa, tracce delle cucine, gli alloggi di servizio del comando. Non la camerata comune dei marinai ma comunque spartani.

E spartani resteranno. Nelle intenzioni del Fai c’è quella di realizzare un rifugio di mare nel quale vivere qualche giorno sulle tracce di quei marinai, dormendo nelle amache e con servizi di base. Davanti all’incanto delle Bocche di Bonifacio dove sventola – privilegio concesso alla batteria Talmone – il Jack della Marina con le insegne delle Repubbliche marinare. Senza più cannoni e nemici da bloccare sull’invisibile confine del mare.

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