Sì, l’accordo con l’Unione europea è quasi fatto (e all’orizzonte spuntano di nuovo i licenziamenti), ma la data sul contratto è ancora in bianco: di sicuro la nuova Alitalia non prenderà il volo all’inizio dell’estate, come molti speravano per poter intercettare la ripresa del traffico aereo. Se ne riparlerà a settembre, o forse più avanti, quando solitamente l’onda dei viaggiatori è in fase calante. E anche per questo motivo la riduzione di flotta, rispetto ai numeri attuali, sembra obbligata. Ita (Italia trasporto aereo) dovrebbe partire con circa 55-60 aerei e con meno di 5.000 dipendenti, contro gli 11mila di oggi.  

Lo schema dovrebbe essere più o meno questo: aerei e personale di volo verranno ceduti direttamente dalla vecchia Alitalia alla nuova compagnia. Ci saranno tre diverse società, con un partner di minoranza per i servizi di terra e uno di maggioranza per la manutenzione (in questo caso la favorita dovrebbe essere la napoletana Atitech), mentre il marchio sarà venduto con un bando pubblico. A Bruxelles ora attendono da Roma un piano industriale «coerente con lo schema di accordo».

Gli esuberi sembrano inevitabili. Lo si capisce anche dalle dichiarazioni che i sindacati hanno affidato alle agenzie. «Su Alitalia non abbiamo intenzione di accettare licenziamenti. Stiamo parlando di persone in carne ed ossa che in questi anni hanno fatto funzionare la compagnia», dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Ribatte Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil: «L’accordo su Alitalia? È stato raggiunto con l’Europa e non con noi. Non accetteremo riduzioni di personale e soprattutto vogliamo capire quale sia il piano industriale di questa azienda nazionale da rilanciare. Chiediamo un’azienda che sia in grado di aggredire le lunghe rotte e portare turisti, non accetteremo un'azienda di piccole dimensioni che faccia tratte interne».

Oltre alle questioni sindacali c’è anche un nodo tecnico da sciogliere. Con l’arrivo di Ita cosa accadrà ai biglietti Alitalia già acquistati? L’intesa raggiunta a Bruxelles non è entrata nel merito. Ma non ci potrà essere una “cessione” automatica: in questo caso di sarebbe un indizio di continuità tra le due aziende, esattamente quello che l’Ue non vuole.

Alitalia ha già messo in vendita i biglietti per i voli fino al 2022. E potenzialmente ci sono migliaia di viaggiatori coinvolti, per un valore di centinaia di milioni di euro. Il Codacons avverte che «se non sarà trovata una soluzione, e se non saranno restituiti i soldi pagati dai passeggeri per biglietti inutilizzabili», sia inevitabile una «denuncia in Procura per truffa, frode in commercio e appropriazione indebita». L’associazione dei consumatori minaccia anche una «valanga di ricorsi». Una delle soluzioni in campo prevede che Alitalia, al momento dello stop, riprotegga i passeggeri sui voli di Ita, come succede quando ci sono cancellazioni o scioperi che bloccano le operazioni di una compagnia aerea.

C’è poi una questione che riguarda da vicino la Sardegna. La nuova Ita continuerà a occuparsi della continuità territoriale? Il regime di collegamenti con Fiumicino e Linate è stato prorogato fino al 28 ottobre. Data in cui probabilmente Alitalia avrà cessato di esistere, o comunque avrà concluso la propria operatività. A questo punto sarà fondamentale il nuovo bando, a cui la Regione sta lavorando da oltre un anno. Mentre sullo sfondo ci sono i lavoratori di Air Italy, rimasti senza compagnia aerea: potrebbero essere loro a occuparsi dei collegamenti tra gli aeroporti sardi e quelli della Penisola? Troppo presto per dare una risposta, anche perché gli equilibri sono legati alla ripresa del traffico aereo, che ancora deve arrivare.

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