"Non ho mai incontrato Rocco Dominello da solo".

Si difende così Andrea Agnelli, presidente della Juventus, oggi in commissione Antimafia davanti a Rosy Bindi per parlare dei presunti collegamenti tra i vertici del club e la 'ndrangheta.

Il caso è scoppiato dopo un'inchiesta del tribunale di Torino, secondo la quale la società avrebbe dato in gestione i biglietti delle partite a capi ultrà, indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.

Tra questi il Dominello.

Andrea Agnelli e Rosy Bindi
Andrea Agnelli e Rosy Bindi
Andrea Agnelli e Rosy Bindi

"A memoria ricordo 3-4 incontri con lui - testimonia Agnelli -. Una volta a una cena ad Asti, presenti centinaia di tifosi. Un'altra volta è venuto con Fabio Germani (un altro imputato, ndr.) in sede per gli auguri natalizi, una volta presso i miei uffici in Lamse con Alessandro D'Angelo (uno dei manager della Juve, ndr.), in una delle occasioni in cui ho incontrato tutti i tifosi".

Agnelli dunque ribadisce quanto già detto al banco dei testimoni a Torino.

"Non abbiamo mai avuto la sensazione di subire attacchi mafiosi in alcuna attività della società" e, rispondendo a una domanda specifica se fossero stati avvertiti da parte delle forze dell'ordine su chi fosse Rocco Dominello, il numero uno bianconero ha risposto "no".

"La Questura non sapeva chi fosse, perché dovevo saperlo io?", conclude.

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